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L'iniziativa

Il presepe vivente allo Scalo emoziona e incanta

La nuova piazza nel quartiere della stazione martedì scorso affollata da tanti visitatori

Il presepe vivente allo Scalo emoziona e incanta

Il presepe vivente nella nuova piazza dello Scalo FOTO MASSIMO SCACCIA

Sono accorsi in tantissimi per assistere alla rievocazione della nascita di Gesù Cristo. Il presepe vivente di Frosinone, organizzato dalla Pro Loco e patrocinato dal Comune, ha avuto un successo che, per certi versi, è andato anche oltre le aspettative. Nonostante il freddo pungente, martedì scorso, in centinaia hanno affollato la parte della nuova piazza dello Scalo aperta al pubblico per assistere a uno spettacolo molto suggestivo che, a tratti, ha anche commosso.

Sul palco, prima dell'inizio della rievocazione, il sindaco Riccardo Mastrangeli, accompagnato da don Pietro Jura, parroco della Sacra Famiglia, dall'assessore alla cultura Simona Geralico e dal presidente della Pro Loco, Alfonso Scaccia, esprimendo un concetto che fu anche di papa Benedetto XVI, ha sottolineato come «il presepe vivente che ci apprestiamo a seguire qui su questa piazza ci aiuta a contemplare il mistero dell'amore di Dio che si è rivelato nella povertà e nella semplicità della grotta di Betlemme. San Francesco d'Assisi fu così preso dal mistero dell'Incarnazione che volle riproporlo a Greccio nel Presepe vivente, divenendo il tal modo iniziatore di una lunga tradizione popolare che ancor oggi conserva il suo valore per l'evangelizzazione. In un momento così tormentato della nostra epoca, il messaggio di pace che arriva dal presepe è lo stesso di Sant'Ormisda che riuscì a riunificare le chiese d'Oriente e d'Occidente in un momento storico di grande conflittualità. Vedere tutta questa gente qui stasera, e qualcuno dubitava che saremmo riusciti a riempire questa bellissima piazza, è la migliore risposta al bisogno di pace che stiamo cercando di soddisfare. Il capoluogo ha costruito, in questi anni, una forte immagine identitaria, scoprendo una vocazione fortemente culturale».

Il presidente della Pro Loco, Alfonso Scaccia, ha ringraziato le tante persone che hanno reso possibile la realizzazione di un evento religioso, con interpretazione laica, che ha attirato l'interesse non soltanto dei frusinati, ma anche di tanti curiosi e visitatori provenienti dell'intera provincia. Il presepe di Frosinone ha messo in scena il "meccanismo" narrativo del presepe, la dialettica che in esso si esprime, fra l'eccezionalità dell'"evento" che rivela e l'assoluta, ordinaria, quotidianità della cornice che lo accoglie. Un avvenimento, la nascita di Gesù, col carattere di centralità che assume, nell'ambito della vicenda storica nostra e del mondo, si produce in uno scenario umano, in un habitat fisico e sociale, di assoluta sobrietà, in un panorama antropologico fatto di situazioni tutt'altro che straordinarie, un paesaggio di gente semplice, umile, nel contesto di una elementare esistenza "comunitaria", di una coralità societaria, che si manifesta, tipicamente, in tutte le forme più semplici della vita collettiva.

L'accuratezza della scenografia, la cura dei dettagli sotto la supervisione del regista, Giuseppe Marsinano, il coinvolgimento e la credibilità della rappresentazione hanno appassionato ed emozionato i presenti. Si è riproposta la magia iniziata da Francesco da Assisi. Il segno del presepe, incisivo e visibile a tutti proprio come la coda cangiante della cometa, solca cieli ed epoche, attraversa le generazioni e segna le arti. Influenza non solo i ricordi familiari legati soprattutto all'infanzia di tutti, ma anche la storia dell'arte di ogni epoca e la cultura musicale di ciascun continente. Perché quella notte, la notte in cui "terminata quella veglia solenne, ciascuno tornò a casa sua pieno di ineffabile gioia", non sarebbe tale se non fosse stata accompagnata dalla dolcezza di canti antichi, arrivati quasi intatti fino a noi.

Una certezza, quella del presepe, rimasta intatta nei secoli, che ci lascia intuire qualcosa di grande: l'incarnazione del Figlio di Dio. Chi avrebbe mai pensato che l'evento inaudito dell'incarnazione potesse darsi in quel modo così normale, come accade per la nascita di qualsiasi bambino, addirittura attraverso una scena così pura da sembrare quasi inverosimile: una svolta spirituale e teologica tanto semplice quanto geniale.

All'epoca della giovinezza di Francesco, l'invito più solerte rivolto ai credenti era quello di espiare i propri peccati attraverso la sofferenza, per placare l'ira di Dio che incombe su tutti gli uomini. Un'immagine sfalzata che il Poverello ha certamente avvertito, per poi essere guidato dallo Spirito nella concezione che se Dio si è incarnato è stato per amore, che se siamo stati "redenti" è per l'amore del Cristo per noi peccatori. Perché Dio è amore, gratuità e prossimità a tutte le vittime del male. E proprio come Gesù di Nazareth, più che guardare al peccato, Francesco si concentra sulle vittime del male e mette a fuoco il volto autentico di Dio, traspone il suo amore e la sua pienezza in un segnale contrastante con quello della sua epoca.

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