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La ricorrenza

Il giorno del ricordo: per non dimenticare il dramma delle foibe

La colpa? Essere italiani. Quasi ventimila i martiri delle foibe e decine di migliaia gli esuli giuliano-dalmati. Il 10 febbraio 1947 firmato il trattato di pace di Parigi per porre fine al dramma atroce delle terre italiane dell’Est

Il giorno del ricordo: per non dimenticare il dramma delle foibe

In occasione del ventunesimo anniversario del Giorno del Ricordo, si rinnova la memoria per i quasi ventimila martiri delle foibe, per le migliaia di esuli giuliano-dalmati e per tutte le vittime dell’eccidio compiuto dai comunisti del maresciallo Tito sul confine orientale del Paese, negli anni compresi tra il 1943 e il 1947.
Il 30 marzo 2004, infatti, il Parlamento ha approvato la “legge Menia” sul riconoscimento del 10 febbraio quale “Giorno del ricordo”, poiché il 10 febbraio 1947 è stato firmato il trattato di pace di Parigi, per porre fine, o quasi, al dramma atroce delle terre italiane dell’Est. Con la firma del trattato, infatti, decine di migliaia di esuli provenienti da Pola, da Fiume, dall’Istria e dalla Dalmazia sono state costrette a lasciare per sempre le loro case, trascinando sui carri trainati dai cavalli i pochi averi che hanno potuto portare con sé.

Una pagina drammatica della storia contemporanea, che sembrava destinata a rimanere per sempre nell’oscurità. Ma, con il nuovo millennio, si è voluto mettere luce su una vicenda tutt’altro che chiusa, e rendere giustizia a tutte vittime innocenti, torturate, uccise ed esiliate per la sola colpa di essere italiani.
Dal 2004 la Repubblica è impegnata, dunque, a promuovere iniziative volte a diffondere anche fra i giovani di tutte le scuole la conoscenza di questi tragici eventi, attraverso la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti con storici, esperti e con i parenti degli infoibati. Un modo, questo, per preservare la memoria di una disumanità inaudita, perché non accada mai più.

Le parole della premier Giorgia Meloni
In occasione della cerimonia tenutasi questa mattina al Quirinale, la premier Giorgia Meloni ha voluto esprimere il suo cordoglio ai caduti e alle famiglie esuli. «Ricordare significa “riportare al cuore”, ovvero ricondurre ciò che ci è più caro al centro di noi. Noi oggi “riportiamo al cuore” centinaia di migliaia di storie e restituiamo loro la dignità che meritano. Oggi - ha dichiarato Meloni - onoriamo la memoria dei martiri delle foibe e torniamo ad abbracciare tutti i nostri connazionali che decisero di abbandonare tutto pur di non rinunciare alla propria identità. Italiani due volte, per nascita e per scelta».
Una giornata per rinnovare una promessa, come ha spiegato la presidente del Consiglio dei Ministri. «Continueremo a scrivere nuove pagine e a raccontare alle giovani generazioni ciò che è successo ai fiumani, agli istriani e ai dalmati - ha aggiunto - Perché la loro storia non è una storia che appartiene a una porzione di confine o a quel che resta delle comunità degli esuli, ma è patrimonio di tutta la Nazione. È una storia - ha concluso - che ha sconfitto la congiura del silenzio e che nessun tentativo negazionista o giustificazionista potrà mai più nascondere o cancellare».

L’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Ad intervenire nel corso della cerimonia anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per onorare il sacrificio dei cittadini e delle cittadine che non hanno voluto rinunciare alla loro italianità, a costo della vita.
«In trecentomila, uomini, donne, anziani e bambini, radunate poche cose, presero la triste via dell’esodo - ha dichiarato Mattarella - Stenti, sistemazioni precarie, povertà, ma soprattutto diffusa indifferenza, diffidenza. Financo ostilità da parte di forze e partiti che si richiamavano, in Italia, alla stessa ideologia comunista di Tito. Non mancarono, nelle vicende tristi degli esuli - ha proseguito - atti di forte solidarietà, di amicizia, di accoglienza da parte di molti italiani. Ma, in generale, la loro tragedia, di cui portavano intimamente le cicatrici, fu sottovalutata e talvolta persino disconosciuta. Il mancato riconoscimento fu, per molti, una pena inattesa e dolorosa».
Mattarella ha sottolineato, poi, l’importanza dell’istituzione del “Giorno del ricordo”, per ridare un nome a tutti coloro che sono stati “infoibati”, anche dalla storia.
«Troppo a lungo “foiba” e “infoibare” furono sinonimi di occultamento della storia - ha sottolineato - La memoria delle vittime deve essere preservata e onorata. Naturalmente, dopo tanti decenni e in condizioni storiche e politiche profondamente mutate, perderebbe il suo valore autentico se fosse asservita alla ripresa di divisioni o di rancori».

Davanti a una platea commossa dal racconto di Egea Haffner e Giulio Marongiu, due testimoni diretti di quella tragedia invitati questa mattina al Palazzo, il presidente Mattarella ha inoltre ricordato la capacità dell’attenzione, del dialogo e del rispetto.

«Non per dimenticare, né per rivendicare. Ma per trarre dagli errori e dalle sofferenze del passato l’ulteriore spinta per un cammino comune - ha ribadito - Perché le diversità non dividono, ma diventano ricchezze se si collabora e si pensa, insieme, nell’ottica di futuro comune».

Mattarella ha infine ringraziato i giovani che, con i loro percorsi di ricerca e il loro impegno costante, hanno partecipato e continuano a partecipare alla sfida del tempo. Ovvero imparare dagli errori del passato per costruire un mondo e un futuro migliori, fondati sui valori di libertà, uguaglianza, democrazia e rispetto reciproco tra gli Stati.
«Anche quest’anno la Giornata del Ricordo - ha concluso il presidente della Repubblica - ci ha offerto e ci offre un'opportunità da raccogliere con impegno per riflettere sulle lezioni del passato. La Repubblica guarda alle vicende drammatiche vissute dagli italiani di Istria, Dalmazia, Fiume con rispetto e con solidarietà, e lavoriamo, nell’Unione Europea, insieme alla Slovenia, alla Croazia e agli altri Paesi amici per costruire, ogni giorno, nuovi percorsi di integrazione, amicizia e fratellanza tra i popoli e gli Stati».

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