Spazio satira
Economia
02.03.2025 - 18:08
Cresce la preoccupazione nel Lazio per il futuro economico della regione, che rischia di perdere terreno rispetto ad altre aree italiane dotate di Zone Economiche Speciali. A lanciare l’allarme è la Cgil di Roma e del Lazio, che, in una nota ufficiale, sottolinea i limiti dell’attuale situazione: «Il Lazio, non avendo potuto essere inserito nella Zes, ha attivato la Zls (Zona logistica semplificata) ma le differenze e i vantaggi sono molti e, in assenza di provvedimenti certi e incisivi, c’è il rischio concreto di delocalizzazioni verso altre regioni».
La zls, istituita nel Lazio per valorizzare il potenziale logistico e infrastrutturale della regione, sembra non essere sufficiente a garantire la competitività necessaria. Secondo la Cgil, il problema risiede nelle differenze strutturali tra zls e zes, strumenti pensati per stimolare lo sviluppo economico ma con caratteristiche e benefici distinti. «La Zes, infatti, – continua la nota – oltre alle semplificazioni amministrative della Zls, offre un quadro di agevolazioni fiscali più ampio e significativo. Lo sgravio totale dei contributi per i nuovi assunti under 35 appena approvato, è solo uno tra i tanti provvedimenti più vantaggiosi». Questo vantaggio fiscale, insieme ad altri incentivi, rende le zes, concentrate principalmente nel Mezzogiorno, più attraenti per le imprese rispetto alle zls, presenti invece nelle regioni più sviluppate del Centro-Nord, come il Lazio.
Le Zone Logistiche Semplificate e le Zone Economiche Speciali sono due strumenti di politica economica introdotti per favorire investimenti e crescita, ma si rivolgono a contesti diversi e offrono benefici differenti. La zls, regolata dalla Legge di Bilancio 2018 e successivamente dal Dpcm del 4 marzo 2024, è pensata per le regioni più sviluppate e si concentra su aree portuali e logistiche, come i porti di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta nel caso del Lazio e tutta l’area logistica del Frusinate. Il suo obiettivo è semplificare le procedure amministrative, ad esempio attraverso l’autorizzazione unica, e potenziare le infrastrutture di trasporto, favorendo settori come la logistica e l’industria. Tuttavia, le agevolazioni fiscali sono limitate e subordinate a specifiche condizioni, come il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali, applicabile solo nelle aree ammissibili agli aiuti di Stato.
La zes, invece, nasce con il Decreto Sud del 2017 per rilanciare le regioni meno sviluppate, offrendo un pacchetto di incentivi più robusto. Oltre alle semplificazioni burocratiche, include sgravi fiscali significativi, come il recente esonero totale dei contributi previdenziali per i neoassunti under 35, e un’attenzione particolare all’attrazione di investimenti anche esteri. Questo mix di benefici rende le zes un’opzione più vantaggiosa per le imprese che cercano di ridurre i costi operativi e ampliare le proprie attività.
La Cgil evidenzia il potenziale del Lazio, che grazie alla sua posizione strategica e alle infrastrutture potrebbe diventare un hub logistico di primaria importanza. «Per il Lazio quindi è necessario, al fine di non perdere competitività e diventare meno attraenti per le imprese, investire e accelerare i tempi. La sua posizione strategica, con accesso ai principali porti e infrastrutture di trasporto, lo rende un hub logistico ideale ma dopo gli annunci sembra che la Regione sia ormai in una fase di stasi pericolosa», si legge ancora nella nota. L’attivazione della zls, approvata con deliberazione di Giunta regionale nell’ottobre 2024, è un passo avanti, ma non ancora pienamente operativo in assenza di un decreto governativo che ne sancisca l’istituzione definitiva.
Il sindacato non si limita a stimolare, ma avanza proposte concrete: «Attrarre investimenti in settori chiave come la logistica, i trasporti e l’industria per migliorare la competitività delle imprese del territorio è la principale condizione per creare nuove opportunità di lavoro e sviluppo nella nostra regione. Chiediamo al Governo di ratificare al più presto la richiesta di attivare la Zls e alla Regione Lazio di non limitarsi a monitorare la situazione». La Cgil invoca un intervento deciso: «Ci aspettiamo che la Regione Lazio adotti le misure necessarie per garantire che la Zls sia competitiva e contribuisca allo sviluppo economico del territorio attraverso scelte di politica industriale regionale di filiera e di settori interconnessi in grado di costruire una Zls rafforzata almeno dal punto di vista industriale».
Il timore del sindacato è che, senza un’accelerazione e senza misure che rendano la zls laziale più competitiva, le imprese possano guardare altrove, privilegiando regioni con zes o zls meglio strutturate. Il Lazio, con i suoi 49 comuni coinvolti nella zls e il sistema portuale del Mar Tirreno Centro-Settentrionale, ha tutte le carte in regola per diventare un polo attrattivo, ma serve una strategia chiara e rapida. La palla passa ora al Governo e alla Regione: il tempo della “stasi pericolosa” deve finire.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione