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L'analisi

La crisi dell'automotive e il "cortocircuito" dell'elettrico

La crisi del settore, i paradossi creati dal Green Deal e il rifinanziamento della Legge regionale 46 per l’indotto. Per Lino Perrone, presidente del comparto nell’ambito di ConfimpreseItalia, il futuro è a tinte fosche

La crisi dell'automotive e il "cortocircuito" dell'elettrico

L’interno dello stabilimento automobilistico di Piedimonte San Germano

Impatto climatico zero entro il 2050. Con questo obiettivo l’Ue ha previsto per il 2035 il divieto di produzione di auto a benzina e diesel. L'intenzione è chiara. Ma, nella pratica, la realizzazione sta comportando evidenti ripercussioni negative nel settore automotive. E sui full electric le grandi case automobilistiche sono costrette a fare marcia indietro.
La svolta green, dunque, non c’è stata. O per lo meno non nella misura e nei tempi che ci si aspettava. E ora, in attesa che si apra, nei prossimi mesi, la fase di revisione del regolamento Ue sulle emissioni, sembra che le speranze di sopravvivenza del settore siano ancorate alla persistenza dei motori endotermici.

Il presidente del comparto Automotive di ConfimpreseItalia, Lino Perrone, affronta la questione senza mezzi termini: «La cornice automotive è in mano all’Europa – sottolinea – Chi ha creato il problema ora dovrà spiegarci come si risolve. Il buco nero nel quale siamo caduti è dovuto a quelle regole pazzesche del Green Deal, che sono assurde e inapplicabili. Pensavano di dominare il mercato, invece il mercato non ha risposto come credevano».

Lino Perrone

La conseguenza di questa corsa all’elettrificazione, con infrastrutture ancora insufficienti e modelli ancora troppo costosi per essere venduti su larga scala, ha contribuito, dunque, alla profonda crisi che dallo scorso anno ha investito il comparto dell’automotive, con stabilimenti chiusi e migliaia di posti di lavoro persi in tutta Europa. Una crisi che anche la provincia di Frosinone vive in maniera diretta, con la presenza dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano, che produce sempre meno veicoli e continua a collezionare giornate di fermo, e un indotto sempre più in difficoltà.

«Non è un problema solo di Stellantis o di Mercedes – rimarca Perrone – il problema riguarda tutti. Dal primo gennaio, quando ci si è resi conto che quelle regole non erano sostenibili, le case automobilistiche sono corse ai ripari. Porsche, ad esempio, dopo trent’anni di crescita costante ha registrato un calo del 30% e ha bloccato i piani di elettrificazione, tornando a puntare su benzina e diesel. Lo stesso hanno fatto Mercedes e Volkswagen. Stellantis, invece, si trova in una fase particolare – spiega – ha appena cambiato amministratore e la nuova dirigenza sta valutando la direzione da intraprendere. Ma credo che anche loro, alla fine, sceglieranno una strada simile, offrendo al mercato tutte le possibilità e lasciando che sia il mercato stesso a decidere. Ora il problema – ribadisce Perrone– va risolto in Europa. E penso che l’intenzione ci sia, ma servirebbe anche una certa celerità. Intanto – prosegue – l’automotive si sta muovendo autonomamente per salvarsi».

E tornando nel merito della crisi Stellantis, che ha travolto lo stabilimento cassinate, aggiunge: «Dopo l’arrivo del nuovo amministratore, Stellantis sta rivedendo tutti i progetti per cercare di cadere in piedi. Quest’anno – spiega – perde due miliardi e mezzo. Addirittura è stata costretta a bloccare progetti finiti, pronti per la produzione. E lo stabilimento di Cassino è entrato in questo vortice. Per esempio – argomenta – si pensava di fare la nuova Stelvio e la nuova Giulia full electric e si è dovuto fare un passo indietro».
Guardando al futuro dello stabilimento, poi, aggiunge: «La situazione di Cassino è preoccupante. Non credo che si arriverà alla chiusura, ma sono pessimista per quello che riguarda i tempi perché penso che dovrà ricorrere per altri due o tre anni a misure come la cassa integrazione».

E l’indotto? Secondo Perrone avrà ripercussioni direttamente proporzionali ai problemi dello stabilimento.
«Chi resiste – chiosa – vivrà e prospererà. Ma nel frattempo, tra le realtà meno strutturate, ci sarà chi non può resistere e chiuderà. È un ragionamento cinico, forse, ma è la realtà».
In questo contesto, poi, un barlume di speranza è dato dal rifinanziamento della legge della Regione Lazio 46 del 2002, che ha previsto lo stanziamento di 5,5 milioni di euro per il biennio 2025-2026 per l’indotto Stellantis. Ma anche in questo senso Perrone non si dice particolarmente ottimista: «Si tratta di una goccia nel mare – dice – Sicuramente è apprezzabile e rispettabile il lavoro della Regione, che si sta dando da fare per sostenere il comparto, ma temo che non sarà sufficiente. L’auspicio – conclude – è comunque che i finanziamenti siano orientati ai progetti e non a pioggia».

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