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Welfare

Ancora troppo pochi laureati

Nel Lazio l’università si caratterizza per essere a due velocità: la Capitale brilla, le province arrancano. Roma guida con il 39,5% tra i 25-39 anni. Latina e Frosinone restano indietro. Pesano divari sociali e territoriali

Ancora troppo pochi laureati

In provincia di Frosinone meno di tre persone su dieci hanno una laurea, riflettendo sostanzialmente il gap che l’Italia ha con il resto d’Europa.
Il recente rapporto di Openpolis e Con i Bambini, pubblicato in questi giorni, evidenzia come le disparità sociali influenzino l’accesso all’università in Italia, con dinamiche particolarmente evidenti a livello provinciale. Nel Lazio, regione chiave per il sistema universitario nazionale, i dati mostrano un quadro complesso, con Roma che si distingue per un’alta percentuale di laureati, ma province come Latina e Frosinone che arrancano, riflettendo divari territoriali e socio-economici significativi.

Secondo lo studio, basato su dati Istat ed Eurostat, l’Italia è al penultimo posto in Europa per quota di giovani (25-34 anni) con un titolo terziario: solo il 31,6%, contro la media Ue del 44,1%. Le disparità sociali giocano un ruolo cruciale: il 67,1% dei giovani da famiglie benestanti aspira all’università, rispetto al 46% di chi proviene da contesti svantaggiati. Questo gap si riflette nei dati provinciali, con il Lazio che mostra una forte variabilità interna. Nel 2024, Roma registra il 39,5% di residenti 25-39 anni con un titolo terziario, in crescita rispetto al 34,4% del 2018, posizionandosi tra le province più virtuose, superata solo da città come Bologna (48,8%) e Milano (45,5%). Tuttavia, il dato romano nasconde disparità interne: nelle periferie, come il sesto municipio o Borghesiana, l’accesso ai servizi educativi è limitato, penalizzando le famiglie a basso reddito. Viterbo segue con il 25,5% (in calo dal 25,9% del 2018), mentre Rieti registra un netto calo dal 34,5% al 23,9%. Frosinone (27,3%, da 24,5%) e Latina (22,4%, da 18,1%) mostrano incrementi, ma restano sotto la media nazionale, evidenziando una condizione di svantaggio simile a quella di molte province meridionali.

I divari educativi si manifestano già nelle scuole superiori. A Roma, gli studenti di famiglie con alto status economico-sociale-culturale (Escs) ottengono in media 206 punti nei test Invalsi di italiano in quinta superiore, contro i 176,3 dei coetanei svantaggiati, un gap di quasi 30 punti che influenza le scelte universitarie. Nelle province laziali più periferiche, come Rieti e Latina, la povertà educativa è aggravata dalla scarsa disponibilità di servizi, come asili nido (solo 20 posti ogni 100 bambini in alcune aree) e trasporti scolastici, che limitano l’accesso all’istruzione superiore.
Le crisi economiche, come quella dei primi anni ’10, hanno accentuato queste disuguaglianze, aumentando l’abbandono scolastico nelle province più fragili. Nel Lazio, il fenomeno dei Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non sono in formazione) è significativo: a Roma si attesta al 15,2%, mentre in province come Frosinone e Latina raggiunge il 18%, riflettendo una combinazione di bassi livelli di istruzione e scarse opportunità lavorative.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) offre opportunità per ridurre questi divari, con 4,6 miliardi di euro per asili nido e scuole dell’infanzia e 1,5 miliardi per contrastare la dispersione scolastica. Nel Lazio, tali fondi potrebbero potenziare l’offerta educativa in aree come Rieti e Latina, dove la carenza di infrastrutture è un ostacolo. Tuttavia, la mancanza di dati disaggregati a livello comunale, specialmente sui trasporti scolastici nelle aree periferiche, complica la pianificazione di interventi mirati.

Il Lazio riflette una realtà nazionale: l’accesso all’università è condizionato dalla condizione socio-economica e dalla posizione geografica. Roma, con la sua rete di atenei, rappresenta un polo di attrazione, ma le province limitrofe soffrono di dinamiche simili a quelle del Mezzogiorno. A livello geografico La provincia di Siracusa è quella con meno laureati sotto i 40 anni. In questa zona della Sicilia infatti il 15,2% dei residenti tra 25 e 39 anni ha un titolo di studio terziario. Poco sopra l’area di Foggia (15,8%). A seguire, Brindisi (18,5%), Reggio Calabria (18,6%) e Benevento (18,9%) mostrano una quota di laureati leggermente superiore, anche se restano sotto la soglia di un laureato ogni 5 residenti con meno di 40 anni.

Raggiungono invece questa soglia le province di Imperia (20,1%), Sud Sardegna (20,1%), Crotone (20,2%), Cuneo (20,3%) e Barletta-Andria-Trani (20,7%), pur restando molto lontane dalla media nazionale pari al 30,9% nel 2024. Al contrario, la città metropolitana di Bologna è quella con più persone con meno di 40 anni laureate (48,8%), seguita da Trieste (45,9%) e Milano (45,5%). Dal 2018 ad oggi, aumenti nel tasso di giovani adulti laureati anche superiori ai 10 punti percentuali si registrano nelle province di Ravenna, Enna, Livorno, Macerata, Vibo Valentia e Padova.

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