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L'analisi

Dazi al 15%, crescono i timori in Ciociaria

Cresce la preoccupazione per le ricadute economiche in provincia soprattutto nel farmaceutico. In attesa di dati più certi, Confindustria, Cisl e Federlazio temono comunque un effetto negativo

Dazi al 15%, crescono i timori in Ciociaria

Preoccupa in Ciociaria la ricaduta dei dazi americani. E preoccupa soprattutto per il settore farmaceutico che ha una forte vocazione di esportazioni oltre Oceano.
Il presidente di Unindustria, Giuseppe Biazzo commenta così: «Molti dettagli dell’accordo sono tuttora sconosciuti, ma un accordo sui dazi al 15% non è un punto positivo. Avranno un impatto sull’export. Noi, come Confindustria, siamo sempre stati contrari all’applicazione dei dazi. Una cosa è sicura: noi, come Italia e come Lazio, dobbiamo andare a cercare nuovi mercati, a partire dal Mercosur, i paesi asiatici e altri paesi come sbocco per il nostro export a livello mondiale, per poter sostituire, in parte, il mercato americano. E poi bisogna fare un grande piano industriale a livello europeo e a livello italiano».

Sui dazi, e in particolar modo sull’impatto che potranno avere sul settore farmaceutico, è intervenuta, ieri da Frosinone, anche la vice presidente della Regione Lazio Roberta Angelilli. Che dichiara: «Sui dazi bisogna essere molto pragmatici io non apprezzo in nessun modo alcuni alert preventivi rispetto al potenziale impatto. Con questo non voglio dire che non ci sia preoccupazione, ma la preoccupazione si deve trasformare in misure concrete. Le nostre eccellenze hanno tutte le caratteristiche per rimanere competitive perché quando noi parliamo dei record del Lazio sulla farmaceutica parliamo di record che non sono virtuali. Il farmaceutico che ha raggiunto questo record pazzesco di 12 milioni di euro su 32 complessivi deve essere messo nelle condizioni di mantenere questi record o comunque di affrontare le sfide. Più che lanciare gli alert ci dobbiamo rimboccare le maniche e anche qui marciare tutti nella stessa direzione».

Il segretario generale della Cisl di Frosinone Antonella Valeriani, dopo aver premesso che «ancora non si hanno dati precisi sulla situazione dazi», aggiunge: «Come Lazio siamo ancora più preoccupati. Siamo la prima regione per export del farmaceutico. Vogliamo monitorare se ci sarà un impatto sull’occupazione e sullo sviluppo».
Secondo la Federlazio Frosinone «pur riconoscendo la complessità del negoziato, l’intesa non ha tutelato adeguatamente la specificità del settore farmaceutico, né ha considerato che gli Stati membri dell’Ue esportano verso gli Usa prodotti diversi con intensità differenti. Il sentimento tra gli imprenditori è di preoccupazione. Federlazio è attenta a quanto accadrà, con la speranza che il farmaceutico, come l’intero sistema economico che ha rapporti con gli Stati Uniti, possa passare indenne anche questa ulteriore situazione di difficoltà».

Marcello Cattani, presidente Farmindustria ragiona così: «L’accordo sui dazi al 15% relativamente ai farmaci è un compromesso con costi importanti per le imprese, ma che evita l’escalation commerciale e, considerate le premesse davvero critiche, con un impatto a livelli ancora sostenibili. Restano comunque rischi per la competitività dell’industria farmaceutica in Europa, a favore degli stessi Stati Uniti, della Cina e di altri Paesi come Singapore, India, Emirati Arabi che puntano sul settore con politiche molto attrattive».
Il centro studi Svimez lancia l’allarme: «Con l’accordo con gli Stati Uniti c’è il rischio, comprendendo il settore farmaceutico, di una riduzione del Pil di 6,296 miliardi (-0,3%), di una diminuzione delle esportazioni di 8,627 miliardi (-14%) e un calo delle unità di lavoro di 103.892 (-0,4%)».
Che la situazione sia molto delicata - e non solo per i dazi - lo conferma il fatto che martedì Novo Nordisk ha registrato un calo del 26% delle proprie azioni alla Borsa di Copenaghen (e ieri un altro -6%), a seguito del taglio delle previsioni di crescita per il 2025.

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