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Frosinone

Assunzioni, il caso Quadrini e la politica

Il gip deciderà sugli arresti domiciliari per l’impiego del personale delle società partecipate

guardia di finanza

L’utilizzo di collaboratori assunti dalla XV Comunità montana e dalle società a partecipazione pubblica. Su questo ruota buona parte dell’inchiesta condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Frosinone e che ha portato la procura di Cassino a richiedere gli arresti domiciliari per l’attuale presidente del consiglio provinciale di Frosinone, l’arpinate Gianluca Quadrini. L’esponente di Forza Italia che, venerdì, si è sottoposto all’interrogatorio preventivo, chiarendo i fatti - come ha spiegato il suo legale l’avvocato Claudio Di Ruzza - è indagato al pari di altre cinque persone per i reati di truffa e di peculato (quest’ultima contestazione riguarda esclusivamente l’amministratore).

L’aspetto principale della vicenda si fonda sull’impiego, per la procura esclusivo o comunque prevalente, da parte di Quadrini di personale assunto dalla XV Comunità montana Valle del Liri di Arce per progetti ben definiti. Quali lo sviluppo del territorio e la valutazione della fattibilità della costituzione dell’unione di comuni. All’epoca dei fatti, tra il 2019 e il 2021, Quadrini era presidente e poi liquidatore della Comunità montana nonché consigliere provinciale. I lavoratori assunti con contratti di incarico occasionale per un ammontare di circa 90.000 euro a carico dell’ente montano non avrebbero eseguito i progetti o lo avrebbero fatto solo in parte, mentre avrebbero svolto un’attività di segreteria per conto di Quadrini, da cui avrebbero ricevuto anche ordini. Così facendo - sostiene l’accusa - avrebbero svolto un’attività di promozione politica ed elettorale del consigliere senza, peraltro, essere remunerati per questo dallo stesso. Da qui la contestazione del reato di truffa in concorso con i responsabili di una cooperativa sociale.

C’è poi un’altra questione che riguarda l’utilizzo di tre unità lavorative assunte con contratti di somministrazione da società a partecipazione pubblica o in house della Provincia. Secondo le accuse, il politico - in concorso con i responsabili degli enti - avrebbe impiegato tale personale per scopi di segreteria personale che, invece, appariva in forza alle partecipate. Anche qui si contesta lo svolgimento di attività di promozione politica, anche in occasione di campagne elettorali nelle quali era candidato Gianluca Quadrini alla Regione, alla Provincia e al Comune di Arpino. Lo schema, secondo la procura, sarebbe lo stesso: personale pagato dagli enti (per un ammontare di circa 45.000 euro nel periodo 2023-2024) impiegato per fini politici. Anche se, in questo caso, sulla base di contratti di servizio ci sono società che si occupano di reclutare il personale che poi viene affidato alla Provincia che sceglie come destinarlo.

La medesima contestazione di truffa viene mossa, sulla base degli accertamenti condotti dalla Guardia di finanza, a carico di Quadrini per i rimborsi ottenuti per i permessi ottenuti dall’istituto don Morosini di Ferentino per assentarsi per motivi connessi ai suoi incarichi politici e per il rimborso ottenuto dalla Comunità montana a seguito di un’assoluzione in un precedente procedimento giudiziario. Nonché di peculato per l’utilizzo di due vetture di servizio della Comunità montana di Arce. Ora si attendono le decisioni del gip del tribunale di Cassino che dovrà soppesare il contenuto delle dichiarazioni difensive di Quadrini per valutare se accogliere o meno le richieste della procura. Quadrini, dal canto suo, si dice tranquillo. L’avvocato Di Ruzza, infatti, ha spiegato: «Attende con fiducia la decisione del gip anche perché nutre la massima fiducia nella magistratura. Ha chiarito tutti i fatti a base delle accuse».

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