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Il caso

Irpef, quanto ci costi. La Uil: «Frosinone tra i capoluoghi più onerosi d’Italia»

586 euro per la fascia di reddito a 20.000, 1.412 euro per quella pari a 40.000. Ecco tutte le cifre

Irpef, quanto ci costi. La Uil: «Frosinone tra i capoluoghi più onerosi d’Italia»

«Frosinone è tra i dieci capoluoghi di provincia italiani dove le addizionali regionali e comunali Irpef sono più onerose per i cittadini». Il dato emerge dallo studio del Servizio stato sociale, politiche fiscali e previdenziali della Uil, diretto dal segretario confederale Santo Biondo. Basandosi sulle fasce di reddito (20.000 euro e 40.000 euro), lo studio ha evidenziato una forte disomogeneità tra i territori del Paese.

Rileva la Uil: «Non a caso, i cittadini ricadenti nella fascia pari a 20.000 euro che risiedono a Mantova, Milano, Bolzano, Trento, Enna e Firenze hanno un’addizionale comunale pari a zero e pagano solo quella regionale. Se il reddito ricade nell’altra fascia reddituale hanno questo trattamento solo i cittadini di Trento e Bolzano».
«Per quanto riguarda il nostro capoluogo – spiega Anita Tarquini, segretaria generale della Uil di Frosinone – il totale delle addizionali per i redditi pari a 20.000 euro è di 586 euro (426 euro quella regionale, 160 euro quella comunale). Mentre per quella pari a 40.000 euro, la cifra raggiunge i 1.412 euro di Irpef pagato (1.092 di addizionale regionale, 320 euro quella comunale)».

Dati che confluiscono nella classifica italiana dei capoluoghi di provincia più onerosi che per la prima fascia di reddito analizzata sono Vibo Valentia (686 euro), Salerno (627 euro), Avellino e Napoli (607); Roma (606 euro), Latina con Frosinone e Rieti (586 euro); Viterbo (576 euro) e Perugia (570 euro). Mentre per quella di reddito pari a 40.000 euro, l’ordine cambia leggermente: Salerno risulta essere la città più onerosa (1.468 euro), seguita da Roma (1.452 euro), terza posizione per Avellino e Napoli (1.428 euro), quarta Frosinone con Latina e Rieti (1.412 euro), segue Viterbo (1.394 euro e infine Benevento e Caserta (1.348 euro).

«Attraverso il segretario confederale Santo Biondo – conclude Anita Tarquini – la Uil ribadisce con forza che, mai come in questa fase storica piena di trasformazioni, il sistema fiscale del nostro Paese deve essere lo strumento principale per affermare condizioni di equità e di solidarietà, necessarie per rafforzare la coesione sociale nel Paese. Ed è per questo che il sindacato chiede una riforma della fiscalità locale che introduca criteri di maggiore equità e progressività, perché la giustizia fiscale è il primo pilastro per costruire la coesione sociale di una comunità in cui si riconosca il valore del lavoro, si proteggano i più deboli e si rafforzi il patto sociale tra cittadini e istituzioni».

Ma come si spiega questa situazione? Adriano Piacentini, assessore comunale al bilancio, rileva: «A seguito dell’attivazione della procedura di riequilibrio finanziario pluriennale per il periodo 2013-2023 e di accesso alle risorse del fondo di rotazione per assicurare la stabilità finanziaria degli enti locali, di cui alla normativa ex articolo 243 bis e ter del Tuel (decreto legislativo 267/2000), nota anche come “predissesto”, il Comune di Frosinone ha attivato le procedure per consentire il superamento delle difficoltà finanziarie rilevate nel 2012 e di adottare misure necessarie per evitare il dissesto e ripristinare l’equilibrio di bilancio. Tra le misure necessarie si è previsto anche l’applicazione delle aliquote tributarie al massimo consentito (Imu e addizionale comunale Irpef), che hanno permesso di affrontare le difficoltà finanziarie, adottando misure incisive, sotto la supervisione di organi di controllo della Corte dei Conti, necessarie per evitare il dissesto e garantire la sostenibilità finanziaria dell’ente nel lungo periodo. L’addizionale comunale Irpef ha in parte sostituito la diminuzione delle risorse finanziarie trasferite dallo Stato centrale a seguito della riforma del 2010-2011 del federalismo fiscale che hanno dirottato sulla finanza locale l’onere finanziario per il sostenimento dei servizi pubblici locali. Qualora le condizioni finanziarie future dell’ente lo consentiranno, si potranno valutare forme di progressività della aliquota che consenta di ridurre il carico tributario sulle fasce di reddito più basse».

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