Spazio satira
Sequestro da venti milioni
19.05.2025 - 10:00
Sequestro da 20 milioni; appaltatore fallisce, assolto dopo 14 anni. Un’odissea di circa quindici anni vissuta da un noto imprenditore di Frosinone, Alberto Pagliuca, rappresentante legale, all’epoca dei fatti contestati, dell’impresa “Lafatre”. Azienda che è fallita anni fa, costretta a mandare a casa numerosi dipendenti per la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto il frusinate accusato di frode in forniture pubbliche riguardo alla costruzione del centro agroalimentare di Mortara di Pellaro a Reggio Calabria. Venerdì scorso, il sessantacinquenne frusinate, è stato assolto dal tribunale di Reggio Calabria con la formula “perché il fatto non sussiste”, difeso dall’avvocato Nicola Ottaviani.
I fatti
La vicenda ha inizio nel 2009 quando l’imprenditore Alberto Pagliuca della Lafatre subentra all'originaria ditta vincitrice dell'appalto per il centro agroalimentare di Mortara di Pellaro a Reggio Calabria. Iniziano le contestazioni dopo il subentro. Per una serie di problemi sul cantiere, la Lafatre chiede al Comune un risarcimento di oltre venti milioni di euro. Inizia il contenzioso nel 2010 che l’impresa promuove contro il Comune per l’ammontare dell’appalto, delle cosiddette riserve. La Lafatre vince l’arbitrato che gli riconosce il doppio delle riserve per l’appalto. Il lodo arbitrale viene impugnato dal Comune di Reggio Calabria, prima in Appello e poi in Cassazione. Nel 2012 si pronuncia la Cassazione: il Comune deve pagare le riserve e parte dell’appalto non pagato. Inizia una battaglia, sempre civilistica tra Comune e impresa con tante cause civili. Si arriva a febbraio 2015 quando il giudice assegna le somme alla Lafatre. L’imprenditore ciociaro raggiunge la banca per intascare l’assegno ma qui scopre che c’è un atto di sequestro da parte della Procura della Repubblica. Quella stessa mattina un funzionario comunale era riuscito a “paralizzare” il pagamento presentando una denuncia per frode sulle pubbliche forniture nei confronti di Pagliuca. Per lo svolgimento dei lavori in argomento la Lafatre S.r.l. avrebbe fornito una falsa polizza fideiussoria a garanzia degli impegni assunti ed avrebbe utilizzato, per la costruzione dell’opera, calcestruzzo non conforme per difetto, omettendo di fornire, ad ogni stato di avanzamento dei lavori, i relativi campioni di prova. Queste le accuse. Gli oltre venti milioni di euro vengono così sequestrati e la ditta va in sofferenza. Si accumulano debiti, i creditori producono istanza di fallimento e, quindi, l’azienda, inevitabilmente, fallisce. Nel processo vengono sentite decine di testimoni. Il difensore di Pagliuca, l’avvocato Nicola Ottaviani, chiede che venga fatta una perizia sul centro agroalimentare, che vengano effettuati prelievi per verificare la qualità del cemento. Su 39 carotaggi su 39, viene fuori che la qualità è addirittura più alta rispetto alla base di gara. La difesa sostiene che si sia trattato di una denuncia strumentale per bloccare tutto. Il Comune si costituisce parte civile chiedendo il processo penale e venti milioni di danni per frode in pubbliche forniture. L’avvocato Ottaviani produce, quindi, perizie in cui i carotaggi risultano positivi e le polizze di fideiussione corrette. Il pm aveva chiesto una condanna a un anno e otto mesi per Pagliuca, che invece è stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste. Nel frattempo, però, l’azienda è fallita. Qualcuno’, adesso dovrà risarcire l’impresa per 14 anni di accuse infondate e per un fallimento causato da un sequestro per un reato insussistente.
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