Cerca

Ambiente

Caso depuratori: chieste le condanne per i cattivi odori

Il pubblico ministero Carlo Villani ha chiesto le condanne solo per il caso degli odori nauseabondi. Dieci e otto mesi le richieste per tecnici e funzionari. Sollecitate le assoluzioni per la gestione dei fanghi

Caso depuratori: chieste le condanne per i cattivi odori

Il depuratore consortile di Ceccano

Una lunga ricostruzione, passando per sentenze della Corte di cassazione della Corte di giustizia europea sui codici a specchio fino ad arrivare alla puzza sentita per anni tra Ceccano, Patrica e Frosinone. Il pubblico ministero della Dda Carlo Villani alla fine della sua esposizione ha chiesto l’assoluzione per imprenditori, tecnici e titolari di laboratorio per la gestione di ingenti quantitativi di fanghi di depurazione come rifiuti non pericolosi piuttosto che pericolosi, per i rapporti di prova.

Tuttavia, ha anche proposto al giudice monocratico Antonio Ruscito del tribunale di Frosinone, per gli odori nauseabondi, quattro condanne a un anno e 10.000 euro di multa con pena sospesa, per l’allora dirigente dell’area tecnica dell’Asi Claudio Ferracci, per l’allora esperto ambientale dell’Asi Mauro Sisti, per l’ex rappresentante legale e presidente del cda di AeA Riccardo Bianchi, per l’allora direttore tecnico di AeA Antonio Cavallaro e per l’allora responsabile dell’impianto del depuratore consortile di Ceccano Amedeo Rota. L’accusa è aver omesso di dotare il depuratore consortile di Ceccano di un sistema di aspirazione e tratamento dell’aria, «compromettendo in maniera significativa l’aria circostante e il corpo idrico nel quale venivano immesse le acque derivanti dalla lavorazione di reflui industriali e urbani».

E, dunque, per le molestie olfattive patite dai residenti al punto da costringere le autorità competenti, nella specie il Comune di Ceccano, a disporre la chiusura delle scuole. Mentre per le stesse contestazione l’unico per il quale il pm ha chiesto l’assoluzione (con la formula “per non aver commesso il fatto”) è l’allora direttore del consorzio Asi Massimiliano Ricci. Quest’ultimo, così come spiegato dal rappresentante dell’accusa, aveva un ruolo meramente amministrativo e non tecnico. Inoltre, il pm ha chiesto la condanna a otto mesi e 6.000 euro di multa con pena sospesa per Tomamso Michele Secondini in qualità di dirigente del settore Ambiente della Provincia e di Leonardo Campoli in qualità di responsabile del servizio Aia della Provincia in relazione al procedimento amministrativo di rilascio, nel 2019, dell’autorizzazione integrata ambientale al depuratore consortile di Ceccano omettendo «di imporre al gestore l’adozione di tutte le cautele necessarie» così contribuendo a cagionare l’evento contestato ai dirigenti di Asi e AeA per i cattivi odori.

Chiesta l’assoluzione per responsabilità amministrativa delle società Consorzio industriale «per insussistenza del reato», di AeA «perché il reato non è stato commesso nell’interesse e a vantaggio della società» e Navarra spa «per assenza di profitto ulteriore per la trattazione dei rifiuti pericolosi essendo autorizzata a trattare i rifiuti pericolosi». Infine, chiesta l’assoluzione per gli altri capi contestati per tutti gli imputati e dunque per gli stessi Ferracci, Ricci, Sisti, Bianchi, Cavallaro, nonché per Rosettano Navarra ed Enrico Casini della Navarra spa, per i tecnici di laboratorio Manuela Pintore, Simona Romeo, Giuliano Costantini, Livia Cavallito, Francesco Farinelli. Infine, il pubblico ministero ha chiesto la trasmissione degli atti in procura per valutare la falsa testimonianza di uno dei testi della difesa.

Nella sua discussione il pm ha ritenuto che non vi sia certezza che i rifiuti trattati andassero classificati come pericolosi, evidenziando pure che la Navarra era titolata a trattarli come pericolosi. Anzi, così facendo, avrebbe pure ottenuto un guadagno superiore. Ha ritenuto esenti da responsabilità i tecnici di laboratorio, sottolineando come la stessa rotazione degli incarichi a più centri di analisi è già di per sè elemento che fa ritenere che non ci fosse un accordo a monte. Al tempo stesso il pm ha stigmatizzato il ritardo nel rilascio dell’Aia («non poteva e non doveva essere rilasciata» in attesa del parere dell’Arpa), dopo che la normativa era cambiata. Aggiungendo però che trattandosi di un consorzio pubblico «non poteva smettere da un giorno all’altro» e che «ciò che era lecito prima non può tramutarsi in un reato». Il pm ha detto che gli sarebbe piaciuto sentire qualcuno dei 277 firmatari dell’esposto sui cattivi odori che avevano portato all’ordinanza sindacale di chiusura delle scuole. Sul punto ha valorizzato le dichiarazioni di un teste residente in zona e che ha raccontato di aver svenduto casa pur di allontanarsi dalla zona.

Dopo gli interventi delle parti civili per il Comune di Ceccano (avvocato Gianpio Papa), che ha presentato una memoria, e la Regione Lazio, l’udienza è stata rinviata al 18 giugno per la discussione delle difese dagli avvocati Sandro Salera, Paolo Marandola, Pierpaolo Dell’Anno, Mario Di Sora, Nicola Pisani, Ettore Paolo Di Zio, Gilberto Pagani, Otello Bigolin, Alessandro Tomassetti, Giorgio Igliozzi, Domenico Marzi, Marco Cianfrocca, Vincenzo Galassi, Angela Valente, Ester Molinaro, Roberto Borgogno, Rosa Galasso e Cristiana Brunetti.

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione