Atina
05.05.2025 - 16:00
Ha destato incredulità la notizia (e i filmati che immortalavano l’evento) di quanto è avvenuto due settimane fa, con la superstrada allagata dopo un violento temporale nei pressi del chilometro 56. Incredulità perché sembrava che quel tratto fosse diventato improvvisamente un canale, vista la quantità d’acqua raccolta e rimasta sulla carreggiata. Fino a un certo punto, però. È bastata una verifica sul posto per capire le cause di quanto è avvenuto: la cunetta laterale che serve la corsia Nord della superstrada è praticamente sparita sotto una folta vegetazione e rifiuti di ogni genere e volume. Il canale naturale realizzato per raccogliere l’acqua sulla strada e poi convogliarla in pozzetti e caditoie non esiste.
Nell’occasione, per far scorrere l’acqua furono divelte le cordonate laterali per aprire un varco al deflusso e non solo. In quel tratto la pendenza della cunetta (quando è libera dai rifiuti) non aiuta molto l’acqua a scorrere verso i pozzetti. Insomma, un insieme di cause che, se non eliminate, rischiano di compromettere la sicurezza dei veicoli e degli utenti della strada, soprattutto in occasione di forti piogge. Ma il problema delle cunette ostruite da arbusti, vegetazione e rifiuti non è un inconveniente solo in quel tratto di superstrada. Lo subiscono anche le rampe degli svincoli che durante le piogge si ritrovano invase dall’acqua. In molti, è ancora vivo il ricordo del furioso maltempo che colpì la zona nella giornata del 15 dicembre 2017. Fu proprio quello, al chilometro 56, il primo tratto della superstrada che saltò sotto lo sferzare delle precipitazioni e il continuo transito dei veicoli. Risultato: l’arteria venne chiusa per ripristinare l’asfalto, il traffico fu deviato sulla regionale parallela, con il conseguente caos e i disagi che dovettero affrontare gli automobilisti.
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