Spazio satira
Cassino
26.03.2025 - 17:18
Erano finiti in aula dopo la morte di Bruno D’Alessandro, l’operaio di 50 anni residente a Sant’Angelo in Theodice, morto dopo un incidente sul lavoro registrato nella cartiera Wepa di Cassino nel novembre del 2010. Per quel tragico infortunio finirono sotto processo per omicidio colposo in sette: l’amministratore delegato del gruppo, il direttore generale, il direttore di stabilimento, il responsabile della sicurezza e due responsabili dei turni, oltre al legale rappresentante della casa produttrice del macchinario. Quest’ultimo scelse di procedere con un abbreviato, facendo stralciare la propria posizione. Nelle scorse ore i sei imputati, che hanno affrontato un lungo e complesso dibattimento, sono stati tutti assolti con formula piena.
L’infortunio mortale si era verificato all’interno della cartiera Wepa, dove l’operaio lavorava da oltre vent’anni. Secondo le prime ipotesi avanzate dagli inquirenti, l’uomo si sarebbe introdotto in una delle colonnine protette per provare a sbloccare l’elevatore: pochi istanti e l’imponderabile. Inutile ogni tentativo di soccorso da parte dei colleghi e dei medici del 118, giunti subito sul posto.
Un lungo e complesso dibattimento, quello che si è aperto davanti al tribunale di Cassino, che ha accertato che «il fatto non sussiste», riconoscendo l’assoluta estraneità degli imputati rispetto al tragico evento «conseguente - spiegano le difese degli imputati - a un comportamento dell’infortunato». «La sentenza restituisce dignità e serenità a quanti, per anni, hanno atteso il riconoscimento della propria innocenza e la piena riabilitazione della propria condotta, sempre ispirata al rispetto delle norme di sicurezza e alla tutela dell’integrità dei lavoratori» hanno continuato. Tutti gli imputati sono stati difesi dagli avvocati Giorgio Perroni, Alberto Bòrrea e Bruno Andò.
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