Cassino
11.03.2025 - 16:55
Il caso De Vizia mette ansia. Un servizio pulizie che sarà internalizzato da Stellantis e un’azienda che ha trasferito i lavoratori a Roma con disagi inevitabili e decisioni in essere sulla fattibilità del nuovo percorso lavorativo.
«Sarà un anno caldo anche per Trasnova, Logitech e Teknoservice», continua. Le tre aziende di servizi hanno ottenuto, dopo estenuanti battaglie e presidi fuori dai cancelli Stellantis, la proroga dell’appalto al 31 dicembre 2025 ma a determinate condizioni. Sarà necessario tornare a sedersi ai tavoli ministeriali (il primo incontro ci sarà il 20 marzo) come recita l’accordo per verificare lo stato dell’arte. Dovrà essere fondamentale uscire dalla logica della monocommittenza, ricercando nuovi clienti e avviando, al contempo, le azioni più idonee per la riqualificazione dei lavoratori in forza in considerazione delle eventuali nuove esigenze produttive aziendali e del contesto territoriale di riferimento.
Dunque, un percorso in salita e un finale tutto da scrivere.
«Timori ci sono anche per nuovi fermi produttivi, oggi lastratura e verniciatura non lavorano ma solo il montaggio, riprenderanno domani, lo stabilimento è a serio rischio visto i volumi produttivi, nessuno può garantire quello che può succedere ma una cosa è certa, saremo chiamati a un periodo difficile. Abbiamo anche gli ammortizzatori sociali in scadenza al 25 di aprile». E altre incognite si aggiungono a quelle esistenti.
In ballo anche il contratto dei lavoratori interni alla fabbrica. «Mercoledì e giovedì saremo a Torino con la delegazione della Uilm per quanto riguarda la trattativa del Ccsl in riferimento alla parte economica». Una trattativa ancora in corso e con incontri frequenti al contrario di quanto accade per i metalmeccanici alle prese con la mancata ripresa del dialogo con Federmeccanica e Assistal e un nuovo sciopero all’orizzonte (il 28 marzo) indetto da Fim, Fiom e Uilm.
Dunque, un indotto che allarma da più punti di vista. «Quello che fa più male è che ci sono aziende come la Tiberina che hanno fatto investimenti importanti e oggi stanno lavorando poco. C’è un indotto che è in ginocchio, se lo stabilimento lavora una settimana l’indotto lavora solo 4 giorni.
Si vive nell’incertezza, nel dubbio e in ginocchio c’è anche l’economia del territorio, un territorio stracolmo di ammortizzatori sociali», conclude D’Avino.
Un basso Lazio risorto grazie all’insediamento industriale dell’allora Fiat e ora incapace di riprendersi dai colpi inferti dalla crisi del settore, anche per quella cronica incapacità di riconversione.
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