Spazio satira
Sanità
12.02.2025 - 10:30
Il frusinate Narciso Mostarda
La vicenda giudiziaria che aveva coinvolto diversi top manager della sanità laziale, tra cui il frusinate Narciso Mostarda, si è conclusa con un decreto di archiviazione. Il provvedimento, accolto dal giudice per le indagini preliminari su richiesta della Procura di Roma, stabilisce che le presunte irregolarità nei bilanci delle Asl non sono imputabili ai direttori, ma derivavano da una precisa direttiva regionale.
L’indagine, avviata nel 2022, aveva messo sotto la lente i bilanci delle Aziende sanitarie del Lazio tra il 2017 e il 2020. Secondo gli inquirenti, la contabilità sarebbe stata alterata con l’inserimento di note di credito non ancora emesse dai privati accreditati, consentendo di presentare saldi di bilancio migliori rispetto alla realtà. Tra gli otto manager coinvolti c’era anche Narciso Mostarda, di Frosinone, ex direttore generale della Asl Roma 6 e dell’azienda ospedaliera San Camillo-Forlanini e ora a capo dell’Ares 118 nel Lazio.
L’accusa riguardava presunti falsi in bilancio, ma fin dall’inizio i dirigenti coinvolti avevano difeso la correttezza del loro operato, sottolineando come le procedure adottate fossero state imposte dalla Regione Lazio. Il decreto di archiviazione conferma questa versione, rilevando che i manager, compreso Mostarda, non hanno alcuna responsabilità diretta nella gestione contabile delle Asl. Le irregolarità contabili, definite “ideologicamente false” dallo stesso pubblico ministero Carlo Villani, erano infatti il risultato di un metodo imposto dall’alto, con l’obiettivo di facilitare l’uscita del Lazio dal commissariamento sanitario. Mostarda, neuropsichiatra, noto per il suo lungo percorso nella sanità pubblica, ha ricoperto diversi ruoli chiave nel territorio frusinate. Già direttore del dipartimento di Salute mentale e direttore sanitario dell’Asl di Frosinone, ha poi assunto ruoli di vertice a Roma, distinguendosi nella gestione della crisi dell’ospedale Israelitico e nel coordinamento delle strutture sanitarie durante l’emergenza Covid.
La sua carriera non si è limitata all’ambito sanitario: nel capoluogo è stato anche consigliere comunale e assessore alla cultura nella giunta Marini.
La decisione della Procura di Roma e del gip chiude quindi un capitolo che aveva alimentato numerose polemiche. Il provvedimento, sebbene riconosca l’esistenza di gravi irregolarità nella gestione contabile delle Asl, esclude ogni responsabilità individuale dei dirigenti, ribadendo che la prassi contabile contestata era frutto di una direttiva superiore. Una conclusione che getta luce sulla complessità delle dinamiche amministrative e contabili nel settore sanitario, spesso condizionate da scelte politiche di ampio respiro.
Nonostante il provvedimento del gip confermi l'assenza di responsabilità penale per i dirigenti sanitari, restano aperte le questioni legate alla sostenibilità del debito sanitario regionale. La Procura ha infatti sottolineato che il problema del disavanzo non è stato risolto, ma semplicemente posticipato, con il rischio di future ricadute sui conti della sanità pubblica.
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