Spazio satira
Paliano
11.02.2025 - 14:00
I fratelli Marco e Gabriele Bianchi sono a processo davanti alla Corte d’assise d’appello di Roma per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte
«Delusa perché vedo che ancora non c’è un pentimento. Dopo quattro anni di carcere mi aspettavo un pentimento». Così Lucia Duarte, la madre di Willy Monteiro, presente anche ieri in aula, ha commentato l’udienza davanti alla Corte d’assise d’appello di Roma, chiamata a giudicare sulla concessione delle attenuanti o meno ai fratelli Marco e Gabriele Bianchi.
Per i due si è reso necessario un nuovo processo d’appello dopo l’annullamento ad opera della Corte di Cassazione della sentenza di secondo grado nella parte in cui concedeva ai fratelli di Artena le attenuanti generiche e così abbassava la pena dall’ergastolo, stabilito in primo grado, a 24 anni. Era lo scorso aprile quando la Cassazione ha deciso, accogliendo il ricorso della procura generale, che lo sconto di pena dall’ergastolo a 24 anni non era correttamente motivato. La responsabilità dei due fratelli nell’omicidio, avvenuto a Colleferro nella zona della movida nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020, è definitiva come definitiva è la condanna a 23 anni per Francesco Belleggia e a 21 anni per Mario Pincarelli, i due coimputati dei Bianchi, tutti di Artena. E tutti giunti quella sera di settembre a Colleferro.
L’udienza di ieri è stata dedicata al proseguo delle arringhe difensive con gli interventi degli avvocati Valerio Spigarelli e Vanina Zaru. Al termine dell’intervento dei legali, il procuratore generale ha chiesto alla corte di poter replicare. E così è stata fissata una nuova udienza, al 14 marzo, per le repliche, la camera di consiglio e la sentenza. I Bianchi, se la corte non dovesse trovare altre motivazioni, diverse da quelle del primo appello, per giustificare la concessione delle attenuanti, rischiano l’ergastolo. Ovvero la pena che era stata loro inflitta dalla Corte d’assise di Frosinone che, per il resto, si è vista confermare le condanne inflitte agli altri due ragazzi di Artena.
Durante la requisitoria, il 16 gennaio, il vice procuratore generale e il pm di Velletri, Giangiacomo Bruno e Francesco Brando, avevano chiesto l’ergastolo. L’accusa aveva sottolineato come la morte di Willy sia un «evento indecente sia nelle modalità in cui è avvenuta sia per i motivi». Il pestaggio, avvenuto in soli cinquanta secondi, è stato descritto come un’azione di violenza estrema. Gabriele Bianchi, esperto di arti marziali miste, avrebbe iniziato l’aggressione con un violento calcio al petto di Willy, subito seguito dal fratello Marco. Il pg ha anche evidenziato come la giovane età di Willy, unita alla sua volontà di difendere un amico, renda ancora più grave l’accaduto, sottolineando l’assoluta sproporzione tra le motivazioni e la brutalità dell’azione.
Per il suo gesto - Willy era intervenuto in soccorso di un amico che era stato aggredito in piazza e non c’entrava nulla in quella storia - è stato insignito dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella della medaglia d’oro al valor civile alla memoria. La famiglia Monteiro Duarte si è costituita parte civile attraverso gli avvocati Vincenzo Galassi e Domenico Marzi. Ora l’attesa del 14 marzo per la sentenza.
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