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Il report

La piovra minaccia mille aziende. Allarme infiltrazioni mafiose

La Ciociaria al ventinovesimo posto della classifica delle province maggiormente esposte. Secondo uno studio della Cgia di Mestre sono 1.087 le imprese del territorio potenzialmente legate alla criminalità organizzata

soldi pixabay

In dieci anni la provincia di Frosinone ha registrato un aumento del 15,6% delle denunce per estorsione. Nel 2023, infatti, con 74 casi, se ne sono contate dieci in più rispetto al 2013. A rilevarlo l’ufficio studi della Cgia di Mestre, che, sulla base di dati Istat, ha tracciato la mappa del fenomeno in Italia. Il Lazio, con ben 820 denunce in più nel 2023 rispetto al 2013, pari al 127,3%, è la seconda regione più colpita. «In questi ultimi anni – rileva la Cgia di Mestre – l’estorsione è uno dei pochi reati che ha registrato un forte aumento del numero delle denunce». In dieci anni, infatti, a livello nazionale, i delitti denunciati all’autorità giudiziaria per estorsione sono aumentati del 66,2%, mentre il totale di tutti i delitti denunciati è sceso del 19%, passando da 2,89 milioni del 2013 a 2,34 milioni del 2023. «In particolar modo al Nord, fa sapere la Direzione Investigativa Antimafia, il fenomeno estorsivo si sta diffondendo senza ricorrere più a minacce esplicite – spiega ancora l’ufficio studi – e men che meno all’uso della violenza, ma cercando una specie di “complicità” con le vittime, imponendo, ad esempio, l’assunzione di personale o fornendo altre tipologie di servizi o forniture. Oppure – prosegue – proponendo alle imprese soluzioni “condivise” con reciproci vantaggi, come l’attività di fatturazione per operazioni inesistenti, ove le vittime devono corrispondere in contanti anche l’importo dell’Iva che poi deve essere versata all’erario dal committente. Consentendo così a quest’ultimo di onorare l’adempimento fiscale e al contempo di occultare la richiesta estorsiva di denaro».

Il rischio infiltrazione
Un dato, quello rilevato dalla Cgia di Mestre, che punta i riflettori sul fenomeno dell’infiltrazione mafiosa nel mondo delle imprese. Sulla base dei dati raccolti dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia, organismo incaricato di ricevere ogni anno dagli intermediari finanziari segnalazioni relative a operazioni sospette, sono state individuate le imprese italiane potenzialmente legate a contesti mafiosi. La provincia di Frosinone con 1.087 imprese potenzialmente legate alla criminalità organizzata su 39.264 totali, è al ventinovesimo posto della classifica delle province maggiormente esposte al fenomeno dell’infiltrazione. In Italia sono almeno 150.000 le imprese che potrebbero essere controllate o collegate, in vari modi, a organizzazioni criminali di tipo mafioso. Guardando alla diffusione territoriale le attività più a rischio sono quelle presenti nelle grandi aree metropolitane. A Napoli sarebbero quasi 18.500, a Roma poco più di 16.700 e a Milano sfiorano le 15.650 unità. In queste tre realtà geografiche è concentrato il 34% circa del totale delle imprese a rischio. Seguono Caserta con 5.873 imprese, Brescia con 4.043, Palermo con 4.016, Salerno con 3.862, Bari con 3.358 e Catania con 3.291.

Gli affari delle mafie
Il giro d’affari delle mafie italiane si attesta intorno ai 40 miliardi di euro annui. Una cifra che corrisponde al 2% del pil nazionale. Molteplici e diversificate le attività dalle quali la criminalità trae profitto: dal narcotraffico, al traffico d’armi, allo smaltimento illegale dei rifiuti, ma anche l’infiltrazione nell’ambito degli appalti pubblici, le scommesse clandestine, il gioco d’azzardo, l’usura, il contrabbando di sigarette e la prostituzione. «Tra le attività esercitate da queste consorterie malavitose – sottoliena la Cgia – le estorsioni sono quelle più remunerative e le vittime di questo reato sono, quasi esclusivamente, imprenditori. Non solo. Nei territori dove è molto alto il numero di denunce all’autorità giudiziaria per estorsione o racket, ma anche per reati ambientali, contraffazione, lavoro nero, caporalato – conclude – la probabilità che vi sia una presenza radicata e diffusa di una o più organizzazioni di stampo mafioso è altrettanto elevata».

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