Spazio satira
L'intervista
06.12.2024 - 14:00
Miriam Diurni, dirigente di Unindustria, ma anche presidente della Fondazione Its Meccatronico del Lazio
Preoccupazione per il futuro di un territorio che per cambiare narrazione ha bisogno di una spinta decisiva in termini di attrattività. Che poi vuol dire creare le condizioni affinché i giovani possano restare in Ciociaria. Ma anche determinazione a investire proprio sui giovani, in termini di competenze e di formazione. Miriam Diurni è stata protagonista dell’intervista nella rubrica Zapping-Economia di Ciociaria Oggi (è disponibile in versione integrale sul canale YouTube del nostro quotidiano). Già presidente della Territoriale di Frosinone di Unindustria, fa parte della squadra esecutiva dell’associazione di categoria. È anche membro del consiglio nazionale di Confindustria, presidente del cda della Carmesi. Inoltre è presidente della Fondazione Its Meccatronico del Lazio. L’abbiamo intervistata.
Allora Diurni, impossibile non partire da quanto sta accadendo a Stellantis. In questo territorio c’è lo stabilimento di Piedimonte San Germano.
«Intanto parliamo della crisi di un intero settore, l’automotive. A livello europeo e mondiale. Un settore in profonda trasformazione. I numeri dicono che le vendite dell’elettrico non decollano. I costi elevati? Certo. Ma ci sono pure altri fattori. Per esempio, per i giovani la macchina non rappresenta più uno status symbol. Mentre invece per le generazioni passate la patente era un grande obiettivo, appena compiuti i 18 anni. Oggi i ragazzi preferiscono altri mezzi di mobilità. E siccome la loro priorità è quella di essere “connessi” continuamente con la Rete, si orientano per il treno o per altro. Se guidi una vettura non puoi essere “connesso”. Attenzione, questo è un elemento importante».
Le dimissioni di Carlos Tavares da amministratore delegato e la discesa in campo diretta di John Elkann come vanno lette? Stellantis cerca un’interlocuzione con il Governo in un momento cruciale e decisivo?
«Sicuramente Carlos Tavares non era simpatico: né al Governo né ai mercati. Oggi l’immagine di un brand è molto condizionata dal proprio leader. Detto questo, sicuramente Stellantis cerca un’interlocuzione. Aspettiamo gli sviluppi. Le priorità sono: salvaguardare i livelli occupazionali, la produzione, l’indotto».
Veniamo allo stabilimento del cassinate e al relativo indotto: gli ammortizzatori sociali in deroga sono in scadenza. C’è il rischio di ricadute sociali forti?
«In situazioni come queste il rischio di ricadute sociali importanti c’è sempre. I lavoratori non vanno abbandonati: questo è l’imperativo categorico. Poi è necessario capire una volta per tutte il futuro dello stabilimento cassinate. E questo dovranno dirlo i nuovi vertici di Stellantis. È assolutamente necessario conoscere i piani dell’azienda. Anche se dovesse essere stato previsto un ridimensionamento. Naturalmente noi tutti ci auguriamo il contrario, vale a dire che ci sia un rilancio della produzione e dell’occupazione. Ma è fondamentale sapere la verità».
Una riconversione del sito sarebbe ipotizzabile? E come si farebbe per l’indotto?
«Infatti il punto è proprio questo. Se per indotto intendiamo la componentistica, naturalmente una riconversione sarebbe più complessa. Se invece per indotto ci riferiamo ai servizi, è sicuramente più semplice. In ogni caso, qualora dovesse concretizzarsi uno scenario del genere (mi riferisco alla riconversione), diventerebbe centrale la formazione».
Il Green Deal impone regole rigide in Europa. Quanto influisce questo elemento sulla crisi dell’automotive e sulla difficoltà di competere sui mercati con modelli asiatici prodotti e venduti a costi nettamente minori?
«Il Green Deal va ripensato. Peraltro una transizione verso l’elettrico così drastica (e rigida) non tiene conto delle abitudini. È un processo difficile da gestire e al quale abituarsi. Penso per esempio al tema dei rifornimenti per le lunghe distanze. Poi indubbiamente esiste un tema di competitività: anche altri prodotti che provengono dall’Asia hanno costi minori rispetto al mercato europeo. Infine, non giriamoci troppo intorno: quante famiglie (peraltro con l’attuale situazione economica) possono permettersi di acquistare un’auto elettrica?».
Stazione Tav. Se ne continua a parlare ma al momento non ci sono né progetti né risorse. Quanto però servirebbe al territorio?
«Un’infrastruttura del genere avrebbe sicuramente un impatto simile a quello dell’autostrada. L’elemento importante sarebbe il collegamento veloce e diretto di questa provincia con il Nord Italia e il Nord Europa. Inoltre dobbiamo necessariamente guardare in prospettiva».
Vale a dire?
«Oggi il mondo del lavoro richiede competenze alte e formazione continua. L’elemento fondamentale di un territorio è l’attrattività: l’Its Meccatronico fa questo, l’Università pure. Ma per far restare i giovani talenti in Ciociaria, oppure per riportarli e per attrarne altri, è fondamentale avere collegamenti all’altezza. Con Milano, con Torino, con Berlino, con Parigi. Una Stazione Tav rappresenterebbe una svolta. Ma a questo punto davvero occorre cambiare marcia. E ripeto: l’infrastruttura va necessariamente pensata come opera di bacino».
Senta Diurni, per una donna è ancora più complicato scalare i vertici aziendali e associativi?
«Per una donna è sempre più complicato. Ad ogni livello. Servono il triplo dei sacrifici e dei risultati. Ma si può fare, diciamo così».
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