Spazio satira
Frosinone
05.12.2024 - 08:37
Bisogna mettersi d’accordo una volta per tutte. Se vogliamo andare avanti all’infinito nella logica del decidere di non decidere e far passare la narrazione che ci sono dei passi avanti, allora la riunione della commissione regionale ai trasporti di ieri è andata benissimo. Se invece vogliamo declinare la concretezza, allora siamo all’anno zero. Anzi, sottozero. Nessuno mette in discussione l’impegno e la buona volontà dei consiglieri regionali, ma il punto vero è che non ci sono progetti, studi e finanziamenti. Detto questo, il summit è comunque servito a capire come stanno le cose. Al tavolo c’erano: il presidente della commissione Cosmo Mitrano, i consiglieri regionali Sara Battisti (Pd), Daniele Maura, Alessia Savo (Fratelli d’Italia), Roberta Della Casa (Forza Italia), il commissario del Consorzio industriale del Lazio Raffaele Trequattrini, il presidente di Unindustria Frosinone Corrado Savoriti, i rappresentanti di Rfi Michele Volpicella e Antonio Bruno.
Sara Battisti ha subito delimitato i confini del confronto: necessario parlare la stessa lingua. Quindi ha chiesto a Rfi se si conoscono i dati, per capire come vengono utilizzate le fermate. Informazioni necessarie per stabilire il potenziale bacino di utenza. Cosmo Mitrano ha rincarato la dose, insistendo sui dati e sottolineando di non averli mai ricevuti da Trenitalia. Ha detto: «Per ora un cartellino giallo». Lasciando intendere che il prossimo sarà rosso. Raffaele Trequattrini ha chiarito che non esiste un problema di rivalità territoriale. Per sgombrare il campo da alibi più che da equivoci.
Quindi ha preso la parola l’ingegner Michele Volpicella. Ha fatto riferimento ad uno studio di prefattibilità, che però non è stato portato. E quindi illustrato. Per Volpicella «ci sono tanti elementi tecnici che vanno spiegati in modo adeguato». Alessia Savo ha evidenziato l’atteggiamento costruttivo del Consorzio industriale, Daniele Maura ha affermato: «Questo tavolo deve cominciare ad avere dati precisi e informazioni tecniche. La Stazione Tav è un’opera che potrebbe far effettuare al territorio un vero salto di qualità, ma bisogna ragionare su proposte, risorse e cronoprogrammi». Fabrizio Ghera ha assicurato che la Regione Lazio non farà mancare il proprio sostegno. Già, ma se non è possibile confrontarsi sullo studio, di cosa stiamo parlando? Cosmo Mitrano ha chiuso la riunione, impegnandosi a convocarne un’altra con tutti gli stakeholders presenti al tavolo di ieri. Come dire: è necessario fare i compiti a casa. E magari non basta.
A fine riunione in diversi hanno tratto le conclusioni. Sara Battisti ha notato: «Partendo dal presupposto che Rfi ha parlato di area già individuata in merito alla realizzazione della nuova stazione ad Alta Velocità, è fondamentale concentrarsi su una sintesi condivisa tra le istituzioni. Fare chiarezza è necessario per garantire il massimo beneficio per il territorio». Per Alessia Savo «il prossimo step sarà quello di conoscere i dettagli tecnici del lavoro, che consentiranno anche di definire meglio i tempi di realizzazione e aspetti economici dell’infrastruttura».
Raffaele Trequattrini ha rilevato: «La realizzazione di una fermata della Tav consentirebbe di migliorare i collegamenti delle imprese con i principali nodi produttivi e logistici italiani, come Roma, Napoli e il Nord Italia». Il presidente del Consorzio industriale focalizza l’attenzione su quella che dovrebbe essere la prospettiva. Sempre ieri alla Provincia si è tenuta una riunione del Comitato per la crescita e lo sviluppo sostenibile, convocata dal presidente Luca Di Stefano. Identica falsariga del vertice regionale. C’erano i rappresentanti di Unindustria, Camera di Commercio, Federlazio, Consorzio industriale, Ance, Università degli studi di Cassino, Confimprese, Legacoop, Confapi, Cisl, Uil, Confartigianato e Saf. Ribadita l’unità di intenti. Ma il punto è un altro.
Fermo restando che il Comitato non ha comunque competenze sul tema, a cosa serve riunirsi senza che il progetto abbia avuto perlomeno un via libera? La tentazione della fuffa evidentemente è irresistibile.
La parola chiave della questione è chiarezza. Intanto da Ferrovie dello Stato: l’opera si può fare o no? Ci sono le condizioni tecniche, logistiche e di mercato? I finanziamenti dove dovrebbero essere presi? E come? Uno studio di fattibilità ha senso se c’è la volontà di andare a dama. Non servono impegni generici e fumosi per far vedere che il tentativo è stato effettuato. Finora solo fumo. E tanta fuffa.
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