Sant'Elia Fiumerapido
04.12.2024 - 17:30
L’incidente mortale sulla superstrada
Cinque mesi al “pirata” che nel settembre del 2022 investì e uccise la giovane artista rumena Dana Maria Zaharie sulla superstrada Cassino-Sora. Per poi allontanarsi. La decisione ieri dopo l’escussione del consulente medico, nell’udienza precedente, a cui la scelta del rito (un abbreviato) era condizionato.
Durante l’udienza di convalida aveva ricostruito tutto, ammettendo la propria colpa. E aveva chiesto scusa: scusa alla giustizia, alla famiglia della ragazza che non voleva uccidere ma che non sarebbe riuscito a evitare. Un rimorso profondo, quello che aveva mostrato davanti al giudice, alla presenza dei suoi legali, gli avvocati Emilio Roncone e Antonio Ceccani. Incensurato e dalla vita irreprensibile, aveva raccontato in aula tutti i momenti terribili dell’investimento, quelli successivi, i giorni trascorsi in bilico tra la voglia di presentarsi in caserma e la paura di farlo. Tra le lacrime, aveva ripercorso la mattinata del 12 settembre: una mattinata come tante, con l’orario d’ingresso al lavoro molto presto, e il percorso con la sua utilitaria fatto quasi a memoria.
Una normalità senza grandi slanci. Poi, però, l’imponderabile. Ha raccontato di non essere riuscito a frenare, di aver visto Diana all’ultimo minuto al centro della strada. Di essere stato colto da una paura indescrivibile. Il gip Casinelli aveva ascoltato le sue parole: misura non convalidata e remissione in libertà senza misure. La procura aveva quindi proposto ricorso: richiesta accolta in appello. Ma nulla era cambiato in attesa della Cassazione. Nell’aprile successivo, poi, la novità: ricorso accolto, disposti i domiciliari per il “pirata”. E ancora la remissione in libertà.
Ieri la decisione dopo l’inizio del processo con rito abbreviato, assistito dagli avvocati Ceccani e Roncone, e la richiesta del pm di una pena di 2 anni e 8 mesi. Il giudice ha invece deciso per 5 mesi e 10 giorni, pena sospesa e la non menzione della condanna. Patente ritirata per un anno e sei mesi.
Fondamentali nella valutazione che ha portato alla derubricazione del reato (assolto per l’omicidio stradale), oltre la scelta del rito anche l’esito dell’autopsia della ragazza nonché la consulenza medica: Diana sarebbe morta sul colpo. A nulla sarebbero valsi i tentativi di soccorrerla né l’operaio avrebbe potuto fare altro per evitare l’incidente.
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