Spazio satira
Giornata contro la violenza sulle donne
25.11.2024 - 19:49
Trent’anni, vedova, con tre figli. Conosce un ragazzo con il quale inizia una relazione. Dopo qualche tempo vanno a vivere insieme. A quel punto il ragazzo comincia ad essere violento, la picchia, pretende prestazioni sessuali senza il suo consenso, malmena i bambini. Lei si accorge che il compagno fa a uso di stupefacenti. Decide di mandarlo via, di denunciarlo e di rivolgersi al Telefono Rosa di Frosinone. L’uomo, nonostante diverse denunce e l’allontanamento da parte del giudice, continua a perseguitarla, cerca di entrare di notte in casa, fino a quando un giorno, colto in flagranza di reato, il giudice dispone per lui dapprima gli arresti domiciliari e in seguito l’applicazione del braccialetto elettronico. A tutt’oggi la donna e i suoi figli sono seguiti dal centro, le udienze non sono terminate.
Violenze subite anche da una ventisettenne. I due iniziano a frequentarsi per diversi mesi fino a quando decidono di andare a vivere insieme a casa di lei. Lei, per sentirsi autonoma, è alla ricerca di un lavoro, lui, proprietario di un’azienda, la convince a lavorare per lui, a fargli da segretaria, ma rimanendo sempre in casa. All’inizio le cose sembrano andare bene, ma con il passare dei mesi qualcosa cambia. Lui può uscire e andare dove vuole. Lei no. Deve restare in casa, e soprattutto deve soddisfare tutte le sue voglie e provvedere a farlo mangiare. Se si rifiuta, botte a non finire. I giorni passano, lei si accorge di essere rimasta incinta, quando lo dice a lui si scatena il putiferio. Non doveva rimanere incinta, lui non avrebbe mai modificato la sua vita, perché lei aveva fatto un “errore”. Per diversi mesi la ragazza cerca di resistere, per non far perdere il padre al figlio. Un giorno, però, al rientro dal lavoro, la strattona facendola cadere dal letto e la picchia, noncurante del fatto che aspettasse un bambino. La ragazza cerca in tutti i modi di proteggere la pancia, ranicchiandosi a terra, aspettando che lui la smetta. Ma continua, costringendola anche ad un rapporto sessuale. La vittima trova la forza di denunciarlo e chiama il centro antiviolenaza che tuttora la sta seguendo. L’uomo è stato rinviato a giudizio per maltrattamenti in famiglia, in attesa del processo.
Donna di 45 anni, madre di due bambini, sposata da 17 anni con un uomo di 49 anni. I primi anni sono stati bellissimi, vivevano felici, lui era molto buono, lavoravano entrambi, in famiglia non mancava nulla. Poi lui inizia a bere, a uscire di frequente da casa e al suo rientro a urlare, spaventando i bambini. Alla minima richiesta di spiegazioni inizia a gridare, spacca tutto in casa, lancia oggetti verso di lei. Inizia ad essere geloso e ad accusarla di avere un amante. Le cose peggiorano di giorno in giorno, lui invece di andare a lavorar comincia a seguire la donna, a presentarsi sul posto di lavoro facendole scenate inaudite e al rientro a casa più volte l’afferra per il collo, minacciando di ucciderla se mai l’avesse tradito. I figli non dormono più, il più grande non vuole andare a scuola perché ha paura che il padre faccia del male alla madre. A quel punto la donna decide di andare via e torna a casa dei suoi genitori. Lui la tempesta di chiamate. La perseguita. La vittima scappa con i figli e su consiglio di un’amica si rivolge al Telefono Rosa di Frosinone chiedendo di essere accompagnata in questura per presentare denuncia. Ad accompagnarla, personalmente, è la presidente del centro antiviolenza, Patrizia Palombo. Sono soltanto tre storie. Tre storie emblematiche di quello che ancora oggi tante donne sono costrette a subire. Nel silenzio, nella paura. Spesso nell’indifferenza.
«Il nostro centro antiviolenza Telefono Rosa Frosinone, riceve dalle tre alle quattro richieste di aiuto settimanali e il 95% è composto da donne italiane – sottolinea Patrizia Palombo – Purtroppo rileviamo un aumento soprattutto tra i giovani, l’età sia del maltrattante che della vittima si è molto abbassata. Abbiamo casi di ragazzine di 12/13 anni che hanno subìto violenza dal compagno della madre, o dal “fidanzatino”, dove il maltrattante è un compagno di scuola o un amico. Nonostante l’apparente progresso nella denuncia, rileviamo un quadro preoccupante per quanto riguarda la percezione che i giovani hanno della violenza. La nostra associazione, per cercare di affrontare nel giusto modo questa problematica, ha messo in campo il progetto “Prevenzione dei comportamenti aggressivi” con cui lavora da anni in molte scuole della provincia. Dal lavoro messo in campo è emerso che la maggior parte dei ragazzi e ragazze considera accettabile che il “maschio” controlli il cellulare o i social della partner, evidenziando una normalizzazione del controllo come dinamica di coppia. Ritiene giustificabile uno schiaffo qualora la ragazza abbia anche solo guardato un altro ragazzo. Considera normale pretendere dalla compagna prestazioni sessuali anche senza il suo consenso. Considera normale limitare le amicizie della ragazza, lei deve essere amica solo con lui. Ed ancora, considera normale che in una relazione di coppia si verifichino episodi di violenza fisica anche solo occasionali. Ritiene normale uscire di casa con il coltello in tasca». La presidente Palombo torna a ribadire: «Se qualcuno vi fa violenza, denunciate. Chiamate il 1522, chiamate il nostro centro al numero 348.6978882 o inviate una mail a telefonorosaceccano@libero.it e personale specializzato vi aiuterà».
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