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L'inchiesta

Ater, il caso dei contratti non registrati

La Guardia di finanza ha acquisito dall’Ater copia dei documenti. Si indaga sull’evasione dell’imposta. La Corte dei conti ha richiesto accertamenti sulle locazioni dal 2019 in poi: circa 400 gli atti oggetto della verifica

guardia di finanza

Imposta del registro evasa all’Ater. È il sospetto che ha mosso la Guardia di finanza, su delega della procura regionale della Corte dei conti, ad acquisire documenti nella sede dell’ex istituto case popolari. L’ipotesi sulla quale si concentrano le Fiamme gialle è che, negli anni passati, l’Azienda territoriale per l’edilizia residenziale di Frosinone non registrasse i contratti di locazione con gli inquilini. In tal modo sarebbe stata evasa l’imposta di registro. I finanzieri sono tornati negli uffici di viale Europa (dove erano già stati a inizio anno) ad acquisire le copie dei pagamenti avvenuti dal 2019 ed i nominativi dei responsabili dei procedimenti. In base agli accertamenti condotti all’Agenzia delle entrate, mancherebbero i pagamenti effettuati da parte dell’Ater. Il caso era stato segnalato alla Corte dei conti con un esposto da parte dell’Unione dei consumatori. E non riguarda solo le locazioni di locali residenziali, ma anche le commerciali.

Gli investigatori hanno domandato al direttore generale Marina Rabagliati se siano avvenute eventuali adesioni al ravvedimento, con cui l’Ater di Frosinone abbia eventualmente avviato l’iter per sanare quelle situazioni. L’indagine della Finanza è partita mesi fa e riguarda un procedimento avviato dalla procura regionale della Corte dei Conti del Lazio. È stata la sostituta procuratore generale Marinella Colucci a inviare i finanzieri. L’attuale commissario straordinario dell’Ater Antonello Iannarilli che ha avviato un piano di rientro per ridurre il debito accumulato dall’ente negli anni (44 milioni), non ha commentato la vicenda, pur limitandosi a dire alle agenzie che «posso solo confermare che c’è un problema».

Va chiarito che la registrazione dei canoni comporta il pagamento di un’imposta di registro, pari al 2% del totale annuo, con un minimo di 67 euro. L’imposta va pagata a metà tra l’agenzia e l’inquilino. Ma se uno non paga l’altro risponde in solido. La registrazione va fatta dall’istituto, che poi recupera le spese dagli inquilini. Peraltro la mancata registrazione può creare problemi, all’Ater per la riscossione dei canoni e agli utilizzatori che così rischiano di non poter accedere ai vari bonus sociali.
Le pratiche più datate nel tempo sono state sanate dall’Ater, mentre quelle dal 2019 in poi, circa 400 contratti, restano da regolarizzare. Una volta scoperto il problema la nuova amministrazione a guida Iananrilli si era attivata per una ricognizione in vista di una soluzione.

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