Spazio satira
Fiuggi
16.10.2024 - 12:00
La sentenza della Corte d’appello di Roma ha l’effetto di un macigno che si sgretola. Quello che da oltre vent’anni pendeva sulla società Acqua e Terme di Fiuggi e sul Comune: una catastrofe da cento milioni di euro che, se confermata, avrebbe seppellito sotto una montagna di debiti la società, l’ente e il sogno di rilancio cullato da ultimo con l’avvento di Leonardo Maria Del Vecchio.
La pretesa di Sangemini Spa di ottenere il maxi risarcimento per la rescissione del contratto di gestione dell’imbottigliamento e della commercializzazione di “Acqua Fiuggi” si è infranta di nuovo al cospetto dei giudici. La prima volta all’inizio del 2020, nel procedimento di primo grado, quando il Tribunale civile di Frosinone, con la sentenza 175/2020, aveva dichiarato “l’avvenuta risoluzione di diritto, ex articolo 1456 del Codice civile, del contratto di affitto d’azienda e di tutti i contratti inter partes ad esso collegati, per fatto e colpa di Sangemini Spa”. Sentenza che il gruppo industriale umbro aveva impugnato in appello, riproponendo la sua richiesta di risarcimento dei danni subiti a causa della decisione del Comune di riprendersi la gestione dello stabilimento di imbottigliamento e delle fonti termali.
La sentenza
Ora per Sangemini il nuovo no nel secondo grado di giudizio, sancito con la sentenza numero 6416/2024 della Corte d’appello di Roma. I giudici hanno infatti accolto le tesi dei legali del Comune di Fiuggi, gli avvocati Stefano Recchioni ed Enrico Maria Danielli, dichiarando inammissibile la richiesta d’appello e confermando la sentenza di primo grado.
Una lunga storia
La vicenda risale agli inizi degli anni Duemila, quando l’allora sindaco Virginio Bonanni, per fronteggiare l’enorme debito ereditato dal suo predecessore Giuseppe Celani nella gestione di Atf, circa 120 miliardi di vecchie lire, chiede a Sangemini, allora gestore dell’imbottigliamento, un prestito di 20 milioni di euro da restituire in vent’anni con un “delta” sulle bottiglie vendute. Ma nulla va come sperato. Il gruppo Sangemini viene così estromesso dall’amministrazione del sindaco Fabrizio Martini che nei confronti della società umbra promuove anche un’azione risarcitoria in danno. Negli anni successivi una prima consulenza tecnica d’ufficio fissa il debito per il Comune di Fiuggi a 13 milioni di euro, dai 100 richiesti da Sangemini. Poi l’avvento della nuova amministrazione del sindaco Alioska Baccarini rimescola le carte. Il Comune impugna il conto milionario, nomina altri consulenti di fiducia e produce una memoria difensiva che si rivela vincente e che porta all’azzeramento del debito verso Sangemini. Che però non molla e presenta ricorso in appello. L’epilogo del lungo contenzioso sorride al Comune: la Corte dichiara inammissibile la richiesta d’appello e conferma la sentenza di primo grado.
Baccarini canta vittoria
Il sindaco Baccarini non sta nella pelle per la felicità. Su questa sentenza si è giocato tutto. E ora canta vittoria, approfittando per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. «C’è chi chiacchiera a vanvera e chi da circa sei anni continua a collezionare successi nell’interesse della comunità fiuggina - scrive sulla pagina Facebook - Quando ci siamo insediati al governo della città, tra i tanti guai ricevuti in eredità, c’era anche quello di un contenzioso aperto con la Sangemini, che chiedeva al Comune di Fiuggi un risarcimento pari a 100 milioni di euro. Una cifra che, se accolta in pieno dal Tribunale, sarebbe risultata tale da seppellire la città di Fiuggi sotto un disastro sociale ed industriale senza via di ritorno. A tutto questo ci siamo opposti ridisegnando le nostre strategie processuali e ieri è arrivata la notizia tanto attesa. L’amministrazione comunale ringrazia l’avvocato professor Stefano Recchioni e l’avvocato Enrico Maria Danielli per il risultato ottenuto. Alle forze politiche di opposizione, a quanti in maniera strumentale e disinformata continuano a raccontare frottole senza proporre nulla di costruttivo, oggi ci sentiamo di dire che Fiuggi ha vinto ancora una volta grazie a noi».
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