Spazio satira
L'intervista
14.10.2024 - 13:00
Sergio Cellitti
«Voglio trovare un senso a questa sera, anche se questa sera un senso non ce l’ha». Una frase estratta da una famosa canzone di Vasco Rossi, postata in una foto che ritrae suo figlio in una giornata di sole. Sullo sfondo il mare. Scorrendo sul suo profilo social si trovano altre foto e anche video, sempre del suo Sergio. Gioca a calcio. Un grande portiere. Tiene in mano il trofeo.
In un’altra immagine viene immortalato il giorno di un traguardo importante, quello della laurea. Immagini e video che oggi hanno un valore ancora più grande. Sono custoditi nel suo cuore e in quello della moglie e dell’altro figlio, madre e fratello di Sergio, in maniera ancora più preponderante. Dietro quei post c’è il dolore di un genitore che all’improvviso, in una notte di inizio ottobre, ha perso un figlio.
Dietro quelle immagini c’è la voglia di cercare di dare giustizia al loro figlio. Di far conoscere chi era Sergio. Un ragazzo brillante, intelligente, generoso, buono. Di portare avanti la “battaglia” di quel giovanissimo che circa due mesi fa ha scritto post di denuncia dopo l’assunzione di un farmaco, un antibiotico, e l’odissea vissuta tra uno studio medico e un altro. Un ragazzo che, poco più di una settimana fa, ha deciso di mettere fine alla propria esistenza, raggiungendo il viadotto della superstrada, poco distante dalla zona dove abitava con la sua famiglia, alla periferia della città gigliata, e si è lanciato nel vuoto. Quel vuoto che ha lasciato in tutti i suoi cari, nel papà Sergio, nella mamma Gemma, nel fratello e in tutti gli amici e la comunità di Ferentino che si è raccolta in preghiera per il giovane partecipando numerosa anche alla fiaccolata e all’ultimo saluto nella chiesa dei santi Giuseppe e Ambrogio.
Sergio è tra gli angeli, ma il suo ricordo resterà impresso per sempre in tutte le persone che lo hanno conosciuto e amato. Come quei post di fine agosto sul suo profilo Facebook che dopo la sua scomparsa hanno assunto un peso ancora più grande. Parole messe nero su bianco che papà Domenico e mamma Gemma vogliono fare loro, cercando di portare avanti l’appello che il ventiduenne ha cercato di gridare al mondo intero. Sono trascorsi pochi giorni da quella terribile notte del 4 ottobre scorso. Papà Domenico è ancora scosso, addolorato. Una ferita che sarà impossibile rimarginare. Ma per suo figlio ha trovato la forza di raccontare la storia di Sergio. Anche a nome della moglie Gemma.
Chi era Sergio?
«Sergio era un ragazzo brillante. Eravamo orgogliosi di lui. Si è laureato giovanissimo. Ha conseguito la laurea in psicologia nello scorso mese di marzo. Appassionato di calcio e di moto. Credeva nei sani valori, nell’amicizia. Un figlio d’oro».
Cosa è accaduto questa estate?
«A inizio agosto Sergio è andato in vacanza in Albania con amici di infanzia. Al ritorno, l’8 agosto, ha accusato bruciori nella minzione. Ha contattato il medico che gli ha prescritto un antibiotico da prendere mattina e sera per sette giorni. Dopo la sesta pastiglia ha accusato un malessere. Lo abbiamo portato da un medico che gli ha consigliato di proseguire con la cura antibiotica. Il 13 agosto, nel primo pomeriggio, si è sentito di nuovo male. Ha avuto un forte tremolio. Era pallido. Quindi abbiamo contattato il 118. Con un’ambulanza è stato portato al pronto soccorso dove è stato dimesso in nottata non avendo, a dire dei medici, riscontrato nulla. La mattina del 15 agosto Sergio ha accusato di nuovo gli stessi sintomi. Ed è stato visitato da un medico che ha riscontrato parametri nella norma sostenendo che tali sintomi potessero derivare da uno stato di ansia. Nei giorni successivi Sergio, dopo accurate ricerche, ha contattato un gruppo di sostegno di persone che sarebbero rimaste danneggiate dallo stesso farmaco. Nel frattempo ci siamo recati da un neurologo che dopo averlo visitato non ha riscontrato anomalie. A Sergio è stata consigliata una visita psichiatrica. Il dottore gli ha prescritto dei farmaci che avrebbero dovuto calmarlo ma che alla prima assunzione gli hanno provocato dolori allo stomaco e vomito, quindi ha sospeso la cura».
Poi cosa è accaduto?
«Siccome Sergio sentiva “confusione” nella testa e temeva che il farmaco gli avesse provocato danni cerebrali, abbiamo raggiunto un centro diagnostico per effettuare una risonanza magnetica. Da qui la visita da uno specialista per mostrare il risultato dell’esame. La risonanza non ha rilevato malattie e il medico ha prescritto un farmaco per aiutarlo a dormire, consigliando a mio figlio di fare più vita sociale».
Sergio era un ragazzo chiuso?
«Era sicuramente un ragazzo riservato, ma prima dell’assunzione del farmaco non aveva mai avuto problemi di salute. Giocava a calcio, usciva con gli amici e anche in questo periodo frequentava i compagni. Poche ore prima di lasciarci era stato a casa con gli amici, avevano cenato insieme. Di recente ha sostenuto il test d’ingresso per l’università per la magistrale, superandolo con un ottimo risultato».
Suo figlio ha scritto alcuni post sul suo profilo Facebook a fine agosto...
«Non accettava che i medici non avessero ricondotto i sintomi che aveva accusato all’assunzione del farmaco. Ha portato avanti la sua battaglia chiedendo di non prescrivere quel farmaco con superficialità. Il dolore più grande di Sergio era che nessun medico gli avesse creduto. Mio figlio voleva informare più persone possibili per fare in modo che non accadesse ad altri quanto ha patito lui, perché quel farmaco andrebbe dato solo in ospedale sotto controllo medico. Anni fa anche una nota trasmissione televisiva, in un servizio dettagliato, ha trattato l’argomento riguardo la troppa facilità di molti medici a prescrivere un farmaco che ha provocato in tante persone allucinazioni, attacchi di panico e perfino il rischio di suicidio».
Cosa pensate di fare ora?
«Vogliamo portare avanti la battaglia di nostro figlio. Vogliamo capire cosa è accaduto. È stata effettuata l’autopsia. Vedremo se i risultati faranno luce sulla vicenda. Stiamo pensando anche di rivolgerci a un avvocato per portare avanti l’appello del nostro Sergio».
La notizia ha toccato tante persone. In tanti si sono stretti al vostro dolore...
«Ringraziamo tutti per la vicinanza, per il momento di preghiera, per la fiaccolata. Grazie anche a Fabrizio Gentili che, appreso quanto accaduto, ha postato un video raccontando la sua storia e portando avanti il messaggio di Sergio auspicando che le istituzioni intervengano per porre fine alle sofferenze di chi, come mio figlio, è stato costretto a subire».
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione