Spazio satira
La puntura
13.10.2024 - 10:27
Nei giorni scorsi le cronache si sono occupate di un tale Vincenzo Coviello, dipendente bancario di una filiale di Intesa San Paolo di Bisceglie che nel corso degli anni avrebbe controllato i conti di 3.572 clienti “famosi” dell’istituto. Tra questi le sorelle Meloni, Giorgia e Arianna. Il dipendente, dopo mesi (forse anni) in cui ha reiterato le intrusioni “ficcando” il naso nelle vicende di personaggi più o meno noti è stato alla fine allontanato dalla banca. Ci sono alcune considerazioni da fare sulle quali in pochi hanno approfondito. Si fa un gran parlare di intelligenza artificiale, e dunque viene da chiedersi: possibile che una grande banca come Intesa San Paolo non abbia al proprio interno un sistema che rilevi, in tempo reale e non dopo mesi, gli accessi anomali compiuti da ogni singolo dipendente?
Qualcuno si è chiesto, conoscendo la proverbiale morbosa curiosità per questioni di soldi (altrui) cosa sarebbe potuto succedere se fosse uscito un bel file con i saldi di tutti questi correntisti? Infine, siamo proprio sicuri che se l’incidente fosse capitato a una banca più piccola, a pagare sarebbe stato soltanto un povero dipendente e non tutti i vertici? L’impressione è che in Italia, da Tangentopoli in poi, la colpa sia sempre dei politici ma fonti aperte (e non quel povero guardone di Coviello) segnalano che Carlo Messina, l’ad di Intesa San Paolo, ha guadagnato, nel 2023, 5,7 milioni di euro, ad occhio circa 60 volte di più di un deputato o un senatore. Forse troppo pochi, però, per arrivare a pensare a come proteggere da un “Carneade” di Bisceglie i sistemi informatici di una delle banche più importanti d’Italia e le informazioni sensibili dei propri clienti.
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