Spazio satira
Cassino
11.10.2024 - 15:26
Una spedizione punitiva, con un commando pronto a picchiare senza sosta - persino con un martelletto frangivetro con doppia punta acuminata in acciaio - pur di ottenere una confessione. Per farsi dare il nome dell’autore dell’attentato alla pizzeria Arcobaleno. Quello che il 9 maggio scorso, poco dopo le 3, ha svegliato i residenti di via Di Biasio e dell’intera zona del Colosseo.
Questa l’accusa che portato ieri mattina all’esecuzione - da parte della Squadra di polizia giudiziaria del Commissariato di Cassino - di tre misure cautelari nei confronti di tre giovani cassinati, tra i 25 e i 30 anni, ritenuti responsabili del pestaggio di un trentacinquenne di Pignataro. In realtà le misure cautelari disposte dall’autorità giudiziaria erano quattro: uno dei destinatari si è reso irreperibile.
A essere accusati del brutale pestaggio (chiamati a rispondere di lesioni pluriaggravate) sono stati Nicandro De Silva, classe ’96 di Cassino e Antonio De Silva, 26 anni di Cassino, entrambi sottoposti alla misura dei domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico. Coinvolta anche M. M., 32 anni, residente a Cassino, destinataria invece dell’obbligo di dimora nel Comune di residenza con obbligo di permanenza in casa dalle 22 alle 8 del mattino successivo. Assistiti dagli avvocati Emanuele Carbone e Mariano Giuliano, sono pronti adesso a dimostrare le loro ragioni.
L’inchiesta
Il pestaggio sarebbe stato così violento, quello posto in essere per ottenere la confessione, che la vittima - circondata nell’androne del palazzo e presa a calci e pugni fin nel cortile esterno dell’abitazione - a un certo punto avrebbe persino perso i sensi. Ma non avrebbe denunciato, forse per paura. A mettere gli investigatori della Squadra di polizia giudiziaria guidata dal sostituto commissario Roberto Amato Donatelli sulla pista che ha condotto ai giovani destinatari delle misure è stato (ancora una volta) un video: un breve video in cui sarebbe stata “documenta” la violenza attimo dopo attimo. Una raffica di pugni, schiaffi e calci sui fianchi e in diverse parti del corpo. Persino con un martelletto frangivetro: cinque persone quelle che avrebbero preso parte alla spedizione punitiva. Compresa quella che filmava, chiedendo a più riprese: «Infame di merda! ’St’infame ha toccato il sangue mio! Chi l’ha messa la bomba? Chi?!». Aggiungendo, quando il trentacinquenne era ormai a terra: «Sì, vai, muoriti! Acciso!». Ma nonostante la violenza, la confessione non è arrivata.
Il video è stato analizzato dagli agenti della Squadra di pg che hanno posto in essere tutte le attività idonee a risalire ai presunti autori del pestaggio. Manca un terzo uomo all’appello, al momento ricercato. Ancora una volta il punto di partenza della nuova operazione degli agenti guidati dal sostituto commissario Donatelli resta quello degli attentati di maggio scorso. E ancora una volta, anche in questo troncone, a essere risultati preziosi sono stati i video: anche nel filone che a luglio ha portato all’esecuzione di altre due misure cautelari l’aspetto cruciale è apparso quello legato alle riprese video. Ma in quel caso, con un passaggio ulteriore: l’utilizzo degli stessi video - secondo le ipotesi accusatorie - per “depistare” e creare un’altra verità. Dalle intercettazioni gli investigatori vennero infatti a conoscenza dell’idea di creare un “falso” con le immagini - tagliando una parte delle stesse - da presentare alla pg. Un’azione di depistaggio e di mistificazione della prova, proponendosi di presentare alla polizia giudiziaria una rappresentazione parziale dei fatti.
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