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Il delitto

Omicidio di Romina De Cesare. Fissato il processo d’appello

Si torna in aula il 17 dicembre. Pietro Ialongo condannato a 24 anni per aver ucciso a coltellate in casa l’ex. Cambia la linea difensiva. Saranno presentate due richieste di perizia: una psichiatrica e l’altra per l’analisi del cellulare

Omicidio di Romina De Cesare. Fissato il processo d’appello

L’ira e l’amarezza per la rottura del rapporto che oramai si era consumata. È il quadro delineato dalla Corte d’assise di Frosinone nel condannare a 24 anni di reclusione Pietro Ialongo per l’omicidio dell’ex Romina De Cesare. Entrambi originari di Cerro al Volturno, in Molise, condividevano, nonostante la separazione - ma Romina stava per cambiare casa - l’appartamento di via del Plebiscito dove il 2 maggio 2022 si è consumato il femminicidio. Dopo la condanna stabilita, a marzo, dall’Assise di Frosinone (con tanto di provvisionale immediatamente esecutiva di 100.000 euro in favore del padre e di 70.000 per il fratello della vittima, assistiti dagli avvocati Danilo Leva e Fiore Di Ciuccio), Pietro Ialongo, attraverso il nuovo avvocato Marilena Colagiacomo ha proposto appello.


Il nuovo process
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Ialongo comparirà davanti alla prima sezione della Corte d’assise d’appello di Roma il 17 dicembre. La difesa chiederà la rinnovazione del dibattimento. In pratica solleciterà una nuova perizia psichiatrica sull’imputato, giudicato in primo grado pienamente capace di intendere e volere, e che a farla sia uno psichiatra. Inoltre, l’avvocato Colagiacomo punterà su una nuova analisi del contenuto del cellulare dell’imputato. All’imputato, infatti, oltre al femminicidio è stato contestato lo stalking.

La ricostruzione
Ialongo è stato condannato in primo grado per aver sferrato 14 coltellate contro Romina dopo che questa era rientrata a casa al termine di una serata trascorsa fuori. Quella per lei era l’ultima notte a Frosinone, dove si era trasferita da qualche anno per lavoro, prima di tornare in Molise in vista di una nuova sistemazione a Frosinone che aveva iniziato a carcere. L’allarme era stato dato dal ragazzo che aveva iniziato a frequentare che non riusciva a contattarla dalla sera precedente. Sul posto arrivò la polizia e trovò il cadavere. Da lì è partita l’indagine condotta dalla squadra mobile di Frosinone che ha ricostruito la scena e gli spostamenti di Ialongo quel giorno e nelle ore successive, quando fu intercettato e arrestato dai carabinieri a Sabaudia. Secondo il capo della mobile Flavio Genovesi, sentito in aula, l’omicidio si è consumato in poco meno di 10 minuti, il tempo in cui le telecamere hanno immortalato Romina che rientrava e Pietro che usciva di casa tra le 0.27 e le 0.37.

Le motivazioni della Corte
Nelle motivazioni che hanno portato la Corte d’assise di Frosinone, presieduta dal giudice Francesca Proietti, a condannare Pietro Ialongo si legge: «Ialongo era pienamente capace di comprendere il significato delle proprie azioni e di volerne gli effetti: tra il 26 aprile 2022 e il 2 maggio 2022 ha controllato e assillato Romina, in un clima di gelosia e ira crescenti, quando ha preso coscienza della rottura definitiva della relazione per scelta irreversibile della vittima». Romina - ha sottolineato la Corte - è stata uccisa con «ben 14 coltellate (l’ultima quella al cuore, ha provocato, infine, la morte della giovane)», sintomo «dell’accanimento e del desiderio consapevole di annientamento di Romina, abbandonata al suo destino in piena agonia». Tanto che l’ex fidanzato non si sarebbe preoccupato «di chiamare i soccorsi». Per i giudici Ialongo «ha compreso il significato dei suoi gesti e ha agito al solo fine di annientare la vittima... ha atteso Romina in casa già pronto, vestito e col coltello a portata di mano; ha usato l’arma dopo un litigio, l’ennesimo; ha parzialmente lavato le tracce del delitto ed è fuggito; le diverse giustificazioni... sono solo il paravento alla personalità narcisistica e ossessiva dell’imputato».

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