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Cassino

Vincite sospette alle slot, chiesti trent’anni

Un raggiro milionario in cui ben 29 persone avrebbero incassato somme a doppio zero: il pm ricostruisce in aula. Da uno a due anni di reclusione per ricettazione e truffa: le istanze della pubblica accusa. Si torna in tribunale a febbraio

tribunale cassino

Il tribunale di Cassino

Una maxi truffa attraverso la quale ben 29 persone avrebbero incassato vincite importanti. Una truffa da oltre un milione di euro ai danni di una concessionaria di video slot, questo secondo le accuse. Chiesti ora dal pm oltre trent’anni di carcere, in totale, per gli imputati. E dopo la requisitoria della pubblica accusa e la discussione delle parti civili rappresentate dagli avvocati Andrea Strada e Lorenzo Valgimigli (in aula sostituiti dall’avvocato Mosè De Rubeis), si tornerà in aula il prossimo mese di febbraio per la discussione delle difese. E la sentenza.

L’indagine e le accuse
L’indagine era stata condotta nel 2015 dalla Guardia di finanza di Cassino e dalla polizia di Stato. Le forze dell’ordine avrebbero messo le mani su una presunta truffa milionaria attraverso la riscossione delle vincite simulate - secondo le accuse - in una sala videolottery del Cassinate. Un’inchiesta che finì col coinvolgere 29 persone originarie di Piedimonte, Aquino, Cassino e Pontecorvo, di età compresa tra i 30 e i 75 anni. Chiamate a rispondere di ricettazione e (soltanto due) di truffa. Le ipotesi avanzate dagli uomini della Finanza risultano legate a un presunto sistema truffaldino che avrebbe permesso ai coinvolti di riscuotere vincite piuttosto alte, ma in realtà mai realizzate. Tutto questo attraverso un accesso illecito alle macchinette. La procura aveva infatti ipotizzato una vera e propria manomissione delle macchinette grazie ad un artifizio molto particolare: per ben otto degli apparecchi, sarebbe stato preso di mira il sensore che impedisce il funzionamento delle stesse macchine Vlt. Come pure quello per il cassetto che raccoglie il denaro. Dopo aver modificato la macchinetta i giocatori poi finiti nell’inchiesta avrebbero inserito una o più banconote così da compiere una minima giocata. Quindi avrebbero interrotto la stessa partita, giocando le medesime banconote, come ricostruito in aula dal pm. Una serie di passaggi, secondo la procura di Cassino, ben studiati e tali da permettere di incassare riscossioni superiori alle 5.000 euro così da indurre in errore la società concessionaria dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli per la conduzione della rete per la gestione telematica del gioco lecito. Le difese dei 29 imputati - tra cui gli avvocati Fraioli, Carbone, Corsetti, Giuliano, Scerbo, Rossi e Buongiovanni - sono pronte.

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