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Frosinone

“Pietrobono” all’ultima spiaggia

Il 23 settembre il Consiglio comunale è chiamato a valutare e a votare sull’acquisizione sanante del terreno. Per completare la procedura già avviata è necessario sbloccare circa 130.000 euro per evitare lo sfratto degli alunni

“Pietrobono” all’ultima spiaggia

La scuola media “Luigi Pietrobono” da oltre quarant’anni ospita gli alunni

L’acquisizione sanante è l’extrema ratio, secondo il Comune di Frosinone, per salvare gli alunni della “Pietrobono” da uno sfratto che pende come una spada di Damocle sulla loro testa.
Per questo, il 23 settembre, il Consiglio comunale, su proposta dell’assessore al patrimonio, Angelo Retrosi, sarà chiamato a valutare e a votare la proposta di deliberazione finalizzata all’acquisizione del terreno su cui è stato costruito l’immobile che ospita l’edificio scolastico, che per accessione entrerà automaticamente nel patrimonio comunale, sanando una situazione che sta creando non pochi grattacapi. Per completare la procedura, già avviata nelle scorse settimane, occorre stanziare 126.351,88 euro, adempimento per il quale è necessario il via libera della massima assise civica.

Sul punto, c’è stato già il parere positivo della commissione lavori pubblici, presieduta dal consigliere Sergio Crescenzi.
Il Comune vuole cercare di riavere il possesso dell’immobile che ospita gli alunni della scuola media attraverso quanto previsto dall’articolo 42-bis del dpr 327/2001 e dall’articolo 7 della legge 214/1990, ovvero l’acquisizione sanante, una procedura espropriativa “eccezionale” che rappresenta, a determinate condizioni, la soluzione legale per l’amministrazione che abbia realizzato un’opera pubblica su un terreno di proprietà privata in assenza di un valido ed efficace provvedimento di esproprio o di dichiarazione della pubblica utilità, per acquisire il bene immobile al proprio patrimonio indisponibile, corrispondendo al proprietario un indennizzo per il pregiudizio patrimoniale e non patrimoniale, nella misura stabilita dalla legge.

L’acquisizione, quindi, di un bene utilizzato senza titolo per scopi di interesse pubblico persegue la finalità di regolarizzare le conseguenze di procedure ablatorie illegittime o di comportamenti illeciti della pubblica amministrazione in ambito espropriativo.
Il punto, tuttavia, è abbastanza controverso, dal momento che, di recente, la giurisprudenza di Cassazione ha assunto un orientamento diverso, fissando dei paletti ben precisi, soprattutto dal punto di vista temporale, sui poteri d’azione della pubblica amministrazione. Sotto questo punto di vista, l’ente ritiene che l’area su cui è costruita la scuola risulti, allo stato attuale, irreversibilmente trasformata e adibita ad attività di pubblico interesse, onde ne è oggettivamente impossibile la restituzione, così come parimenti risulta inammissibile ed oltremodo onerosa una riduzione in pristino della stessa. Risultano, quindi, secondo il Comune, preminenti gli interessi pubblici sottesi alla sua definita acquisizione al patrimonio comunale e, inoltre, ci sarebbe l’assenza di un apprezzabile pregiudizio in capo al proprietario catastale, comprovata anche dalla circostanza secondo cui l’unica azione intrapresa in sede giudiziaria ha riguardato il pagamento dell’indennizzo, non essendosi adoperato per la restituzione del bene o per la restituzione nello status quo ante.

A questo punto, risulterebbe dominante l’interesse pubblico che consegue anche al fatto che l’area della “Pietrobono” è ormai da anni trasformata e utilizzata a beneficio della collettività tanto che, in definitiva e in sintesi, dovrebbero ritenersi sussistenti e prevalenti plurime e concrete ragioni di interesse pubblico all’acquisizione al patrimonio indisponibile del Comune dell’area sulla quale è stato realizzato l’Istituto scolastico.
Da qui deriverebbe la legittimità della procedura attivata dal Comune per “riprendersi” la scuola che ha costruito. Una questione in punta di diritto che si risolverà nelle prossime settimane.
Intanto, per il 16 ottobre è prevista l’udienza in cui il Tribunale dovrà decidere se emettere o meno il provvedimento di sgombero della scuola, anche alla luce delle novità che stanno maturando in queste ore. E poi, la cifra con cui si intende “acquistare” il terreno è sufficiente a ristorare i creditori insinuati nella procedura fallimentare nella quale è finita la “Pietrobono”?

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