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Economia

La Ciociaria 57ª per stipendi

I lavoratori della provincia di Frosinone guadagnano in media 19.584 euro lordi all’anno e sono a metà classifica. Nel Lazio è seconda dopo Roma. A confrontare il peso delle retribuzioni in Italia è l’ufficio studi della Cgia di Mestre

La Ciociaria 57ª per stipendi

I lavoratori ciociari guadagnano in media 19.584 euro lordi all’anno, per una retribuzione media giornaliera di 80,24 euro. A rilevarlo l’ufficio studi della Cgia di Mestre che ha stilato la classifica delle retribuzioni medie lorde, su base provinciale e regionale, su dati Inps e Istat relativi al 2022.
Frosinone si piazza all’incirca a metà della graduatoria delle province, occupando il cinquantasettesimo posto. È quarantacinquesima, invece, per numero di giornate retribuite, con una media di 244,1.

Tra le province del Lazio è preceduta nella classifica delle retribuzioni medie lorde soltanto dalla capitale, che si piazza al diciottesimo posto, con un totale annuo di 24.243 euro e un compenso giornalieri lordo di 101,67 euro.
Latina è al sessantacinquesimo posto con una retribuzione lorda annua di 18.579 euro per 79,78 gioralieri, a seguire Rieti, al 70 posto con 17.690 euro annui e 76,97 giornalieri. Viterbo, infine, è al settantasettesimo posto, con una retribuzione media annua di 17.234 euro e 73,44 euro giornalieri.

Nella classifica delle regioni, il Lazio, con una retribuzione media annua di 23.175 euro, per 97,33 euro al giorno e una media di 238,1 giornate retribuite, è al quarto posto, preceduto soltanto da Lombardia, Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna. Nella classifica della produttività, invece, stilata confrontando i dati del 2021 con quelli del 2011, il Lazio è al sesto posto e registra un aumento del 6,7%, pari a +2,5 euro per ora lavorata, con un valore aggiunto di 37,9 euro nel 2011 e 40,5 nel 2021.

Lo scenario
Dall’analisi provinciale delle retribuzioni medie lorde pagate ai lavoratori dipendenti del settore privato emerge che, nel 2022, con una remunerazione media di 32.472 euro, Milano è stata la realtà con gli stipendi più elevati. Seguono Parma con 26.861 euro, Modena con 26.764 euro, Bologna con 26.610 euro e Reggio Emilia con 26.100 euro. «In tutte queste realtà emiliane, la forte concentrazione di settori ad alta produttività e a elevato valore aggiunto, come la produzione di auto di lusso, la meccanica, l’automotive, la meccatronica, il biomedicale e l’agroalimentare - si legge nello studio della Cgia - ha “garantito” alle maestranze di questi territori buste paga molto pesanti».
In coda alla classifica, invece, i lavoratori delle province di Trapani, Cosenza e Nuoro, in cui si percepiscono in media, rispettivamente, 14.365 euro, 14.313 euro e 14.206 euro lordi annui. I più “sfortunati”, infine, lavorano a Vibo Valentia, dove in un anno di lavoro la retribuzione media è stata di soli 12.923 euro. La media italiana del 2022, infine, ammontava a 22.839 euro.

A registrare il maggior numero medio di giornate lavorate durante il 2022 gli operai e impiegati occupati nella provincia di Lecco, con 264,2 giorni. Seguono i dipendenti privati di Vicenza, con 262,6 giornate retribuite, Biella (262,4), Padova (261,9), Treviso e Bergamo (entrambe con 261,6). Le province, infine, dove i lavoratori sono stati meno in ufficio o in fabbrica durante il 2022 sono quelle di Foggia (210,5 giorni), Rimini (209,9), Nuoro (203,4) e Vibo valentia (190,8). La media italiana è stata pari a 244,4 giorni.

«Dal confronto tra le retribuzioni - sottolinea l’ufficio studi - le differenze tra Nord e Sud sono molto evidenti». Se gli occupati nelle regioni settentrionali percepiscono una retribuzione media giornaliera lorda di 101 euro, infatti, quelli delle aree del Mezzogiorno ne guadagnano 75,vale a dire il 35% in meno. «Questa differenza, sostanzialmente, è dovuta, alla produttività del lavoro - prosegue lo studio - Al Nord, infatti, è del 34% superiore al dato del Sud».
A livello regionale la retribuzione media annua lorda dei lavoratori dipendenti della Lombardia è pari a 28.354 euro, in Calabria, invece, ammonta a poco più della metà; ovvero 14.960 euro. Ma se nel primo caso la produttività del lavoro è pari a 45,7 euro per ora lavorata, nel secondo è di appena 29,7.

«Questi aspetti - sottolineano dalla Cgia - ripropongono una vecchia questione: gli squilibri retributivi presenti tra le diverse aree del nostro Paese, in particolare tra Nord e Sud, ma molto evidenti anche quelli tra le aree urbane e quelle rurali. Tema che le parti sociali hanno tentato di risolvere attraverso l’impiego del contratto collettivo nazionale del lavoro. L’applicazione, però, ha prodotto solo in parte gli effetti sperati. Le disuguaglianze salariali tra le ripartizioni geografiche sono rimaste, e in molti casi sono addirittura aumentate, perché nel settore privato le multinazionali, le utilities, le imprese medio-grandi, le società finanziarie, assicurative e bancarie, che tendenzialmente riconoscono ai propri dipendenti stipendi molto più elevati della media, sono ubicate prevalentemente nelle aree metropolitane del Nord».

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