Spazio satira
L'analisi
21.08.2024 - 16:56
Un rendering della Stazione dell’Alta Velocità che era stata ipotizzata in un’area compresa tra Ferentino, Supino, Morolo e Sgurgola
Da qualche giorno si è tornati a parlare della stazione Tav in provincia di Frosinone. Un’infrastruttura che avrebbe determinato (e determinerebbe) un vero salto di qualità per il territorio. Ma il punto è che non si è mai andati oltre la fase del dibattito. Nei giorni scorsi l’ex presidente della Provincia Antonio Pompeo ha riproposto l’argomento, quindi c’è stato l’intervento di Gianluca Quadrini, presidente del consiglio provinciale di Frosinone.
La nota di Sacco
A prendere posizione è anche Giuseppe Sacco, sindaco di Roccasecca, il ragionamento del quale parte da una premessa: una visione di territorio. Sottolinea Sacco: «Il Cassinate da tempo ha elaborato una strategia di rilancio che punta dritto sulle infrastrutture, l’unica ancora di salvezza per dare respiro e prospettiva a un territorio come il nostro. Questa prospettiva si gioca sulla triangolazione casello autostradale di Roccasecca, direttrice interna Stellantis-Mof via Roccasecca per connettere il Cassinate e quindi l’Abruzzo e il Molise con il mare e con il porto di Gaeta e sulla stazione dell’Alta Velocità a San Vito di Roccasecca, già esistente e distante trecento metri da quella che dovrebbe essere la nostra uscita sull’autostrada del Sole. In questi ultimi giorni si è riacceso l’interesse per la Tav in provincia di Frosinone. E ne siamo contenti, a prescindere da dove venga localizzato il progetto, perché questo territorio ne ha bisogno come il pane. Ma un’opera del genere va anche calibrata rispetto alla massimizzazione dei risultati che se ne possono ottenere e ai possibili ulteriori progetti infrastrutturali già in campo. Oltre alla tempistica: la stazione Tav a San Vito praticamente già c’è, sarebbe un progetto attuabile in tempi ragionevoli». Poi aggiunge: «Invito tutti a riflettere su un aspetto: la stazione Tav a Roccasecca, con la connessione al mare tramite la direttrice Stellantis-Mof aprirebbe spazi enormi per l’economia legata al trasporto merci per esempio, collegando Tirreno e Adriatico; farebbe da supporto al rilancio industriale di un territorio dove è presente il più grande stabilimento industriale del Lazio, quello dell’automotive a Piedimonte San Germano, darebbe fiato all’indotto dell’auto e supporterebbe anche il distretto della ceramica. Senza dimenticare la spinta al mercato dei prodotti ortofrutticoli e alle enormi ricadute sul turismo del mare, della montagna e di quello religioso e dei Cammini. Configurerebbe insomma quell’area omogenea tra il Cassinate, il Sorano, la zona di Formia, Fondi e Gaeta, costruendo di fatto un bacino economico che sarebbe una vera e propria locomotiva per l’economia della nostra Regione». Conclude: «Ora o mai più. Proprio per questo abbiamo voluto scrivere al nuovo presidente di Fs Tommaso Tanzilli, sottolineando tutte le considerazioni evidenziate rispetto alla stazione Tav di San Vito e rispetto a quel tavolo tecnico che coinvolge anche l’Università di Cassino, mai chiuso».
La situazione
Ora, è francamente impensabile che possano essere previste due Stazione Tav in questo territorio. Il che conferma le difficoltà insormontabili di fare squadra in Ciociaria. Di trovare una sintesi, un “punto di caduta”. L’area per la Stazione dell’Alta Velocità era stata individuata tra Ferentino, Sgurgola, Supino e Morolo, in una zona delimitata dal fiume Sacco, da via La Mola, via della Farna e via Vado dell’Isola. A due passi dal casello autostradale di Ferentino e dall’imbocco della superstrada Ferentino-Frosinone-Sora. Ma un conto sono le promesse e gli impegni verbali. Altro discorso è rappresentato dai fatti. Per essere davvero realizzata l’opera doveva essere inserita nel Piano industriale decennale di Ferrovie dello Stato, quello 2022-2031. Nel quale sono stati previsti investimenti da 190 miliardi di euro. La Stazione Tav a servizio della provincia di Frosinone non c’è. Dunque, di cosa si sta esattamente parlando? Per riaprire un discorso del genere occorrono visione di territorio, peso politico, programmazione, progetti concreti, fattibili e finanziati. Inoltre è evidente che le strategie tra il nord e il sud della provincia sono profondamente diverse. Le fermate a Frosinone e a Cassino non sono la Stazione dell’Alta Velocità. Inoltre i Frecciarossa (uno al mattino, direzione Roma, l’altro il pomeriggio, direzione Napoli) deviano dalla linea dell’Alta Velocità, percorrendo il tratto ferroviario compreso tra Sgurgola e Cassino lungo il tragitto ordinario, con una velocità ordinaria. Determinando un inevitabile rallentamento dei treni superveloci. Soltanto la realizzazione di una Stazione Tav avrebbe davvero rappresentato una svolta. Le fermate a Frosinone e Cassino avrebbero dovuto rappresentare il primo passo. Anche perché nel momento dell’inaugurazione (2020) si parlò espressamente e ufficialmente di una Stazione Tav, non limitata al traffico merci. Si fece riferimento ad «un bacino potenziale di un milione di passeggeri». Una sola corsa al giorno in direzione Roma e una in direzione Napoli (senza la velocità da Tav) non potranno mai fare la differenza. Il taglio del nastro del 14 giugno 2020 doveva essere l’inizio di una narrazione diversa del territorio. Per un collegamento veloce con il Nord del Paese e dell’Europa. Ma il fulcro di un progetto del genere era e rimane la Stazione dell’Alta Velocità. Per passare dalle parole ai fatti occorreva l’inserimento nel Piano industriale decennale di Ferrovie dello Stato. E questo non è avvenuto. Riaprire la partita è una sorta di “mission impossible”.
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