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Pontecorvo

Ucciso in strada, si cerca l’arma col metal detector

Nuove ispezioni dei carabinieri ieri mattina in via San Giovanni Battista dopo l’omicidio di Mourad El Guerouani. Introvabile il coltello o l’oggetto con cui il ventiquattrenne è stato ucciso. Oggi l’udienza di convalida del fermo per il sospettato

Ucciso in strada, si cerca l’arma col metal detector

Hanno azionato il metal detector, dopo la pulizia extra da parte della Multiservizi per eliminare le sterpaglie in alcuni punti. Poi hanno ispezionato la zona, in cerca dell’arma. Che ancora non si trova. I carabinieri delle stazioni di Pontecorvo e di San Giovanni Incarico, insieme ai colleghi del Nucleo operativo della Compagnia della città fluviale, hanno setacciato tutto il perimetro dell’area in cui il ventiquattrenne di origini marocchine Mourad El Guerouani è stato ucciso nella notte tra domenica e lunedì. Colpito all’addome con un unico fendente al culmine di una lite. L’oggetto con cui il giovane ambulante è stato trafitto non è stato trovato e non è ancora chiaro se si possa parlare di un coltello, di una forbice o di un cacciavite. Qualcosa che, comunque, sembrerebbe aver provocato una lesione tale da causare la morte improvvisa di Mourad. A finire poche ore dopo l’aggressione in caserma è stato Mehdi El Boukhani, suo connazionale di 34 anni, sospettato di aver sferrato il colpo mortale al culmine di un alterco.

All’ispezione eseguita già lunedì mattina dai carabinieri in cerca dell’arma, persino nei canali di scolo a non molta distanza da via San Giovanni Battista, ne è seguita ieri una seconda, questa volta con l’ausilio del metal detector. Al momento, però, dell’arma nessuna traccia così come di un apparente movente. A chiarire quale oggetto atto a offendere possa aver provocato la morte di Mourad, restringendo il campo della compatibilità della ferita con una lama o un altro arnese, sarà l’autopsia attesa per oggi pomeriggio. Alle 15.30, infatti, il conferimento dell’incarico alla dottoressa Baldari, poi l’esame irripetibile.

La convalida del fermo
Alle 10 di oggi è attesa l’udienza di convalida del fermo per Mehdi El Boukhani, indagato per omicidio volontario. Mehdi, che già lunedì ha sostenuto un lungo interrogatorio nella caserma di Pontecorvo condotto dal pm Fioranelli e dai carabinieri guidati dal capitano Bartolo Taglietti, sarà chiamato a riferire la sua versione dei fatti al gip Di Croce. Il trentaquattrenne, residente a Pontecorvo già da diversi anni (prima operaio, ora bracciante) e ben integrato nella comunità - assistito dagli avvocati Eleonora Rea e Valerio Meglio - ha respinto subito le accuse, negando di avere con sé un’arma e affermando di essersi difeso. Una versione che dovrà essere vagliata ora dal gip del tribunale di Cassino.

Secondo quanto accertato dagli uomini dell’Arma della Compagnia di Pontecorvo, che stanno scandagliando ogni dettaglio per individuare un movente, la lite sarebbe nata al culmine di una serata tra amici. L’ambulante, senza un domicilio fisso, aveva raggiunto Pontecorvo per trascorrere qualche momento di svago. Da sei mesi in Italia, ambulante sulle spiagge di Gianola, stava cercando una sistemazione. Domenica sera, dopo le 22, i due marocchini insieme a tre pontecorvesi e a un capoverdiano si erano ritrovati in un bar del centro. Per poi spostarsi nell’appartamento di uno dei presenti per continuare a bere e a scherzare. Nell’appartamento di via San Giovanni Battista l’improvvisa tensione: parole di sfida pronunciate in arabo e poi qualche spintone. Quindi l’invito del padrone di casa ad abbandonare l’abitazione: pochi secondi per scendere le scale e continuare a discutere prima dell’imponderabile. Una sequenza rapidissima: Mourad che si accascia a terra, uno dei ragazzi che cerca di aiutarlo, la chiamata al 118: tutto inutile.

Poco dopo i carabinieri trovano Mehdi a casa sua, a meno di un’ora dai fatti. I militari della Compagnia di Pontecorvo stanno analizzando ogni elemento, ogni singolo passaggio per capire cosa sia accaduto realmente e cosa possa aver acceso la miccia in quella discussione. Sequestrati appartamenti (sia quello in cui i giovani hanno trascorso la serata che quello del sospettato dell’omicidio), abiti, auto e cellulari ora si scava per capire, mettendo tutto a sistema con quanto già raccolto subito dopo l’aggressione. E con le testimonianze, preziosissime. Si cercano collegamenti, indizi e prove senza sosta.

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