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Cassino

Sempre più famiglie alla Caritas

Emergenza in aumento: il trend mostra un 30% in più sul 2023. Fino al 31 luglio, 364 nuclei aiutati dalla Caritas. Ben 9.000 i pasti

Sempre più famiglie alla Caritas

La sede cassinate della Caritas diocesana

Quando il bisogno supera la vergogna si bussa con facilità alle porte della Caritas diocesana per chiedere un pacco alimentare, per pranzare o per fare una doccia. Spesso servono indumenti per i più piccoli, altre volte è urgente sedersi al centro di ascolto - come cuore della relazione di aiuto - e raccontare un periodo di grave sofferenza o un sovra-indebitamento che toglie il sonno.
Si entra, così, in micro mondi che offrono ospitalità a uomini e donne arrivati al capolinea dell’emergenza e che compongono un crescente disagio sociale.

Sono i numeri a parlare. I primi sette mesi dell’anno, dal primo gennaio al 31 luglio, sono stati accolti dalla Caritas diocesana 364 nuclei familiari: il 2023 si è chiuso a quota 374. Ed è già qui che la matematica fotografa una emergenza in crescita: il trend mostra già un 30% in più.
Tra di loro, 154 nuclei sono stati seguiti solo per il pacco alimentare (forniti dalla fondazione Banco Alimentare Lazio), gli altri - anche e solo - per bollette, utenze, affitti di casa, consulenza psicologica, consulenza legale e ascolti nella fondazione che combatte il sovra indebitamento. Solo per i pagamenti di utenze e fitti di casa, fino ad oggi, sono stati compiuti intono ai 135 interventi.

Alla mensa di piazza Corte sono stati distribuiti 9.000 pasti, ogni giorno la struttura ospita all’incirca 35 persone, magari scatta pure quel posto a tavola in più, mai in meno. Poi i volontari valicano anche altre soglie e portano qualche pasto a casa di chi chiede di essere aiutato in questo modo.
E al servizio docce? Fino al 31 luglio ci sono stati 1.300 accessi per senza tetto (chi rimane improvvisamente senza casa), senza fissa dimora (chi si trova di passaggio) ma anche per quelli che si trovano improvvisamente senza energia elettrica perché viene staccata.
«La nostra non è carità compassionevole ma costruttiva», con continui percorsi educativi. Spiega Maria Rosaria Lauro da decenni nel settore, al fianco degli altri in qualità di direttore aggiunto della Caritas diocesana Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo.

Le tipologie
Ci sono famiglie in difficoltà a causa della perdita del lavoro, i “famosi” senza reddito, ma ci sono anche nuclei che sono in affanno anche con un solo stipendio. E c’è, come spiega la Lauro, la “seconda generazione” dei poveri laddove «l’appartenenza alla fascia di indigente non porta a migliorare la propria situazione». Diventa una sorta di status sociale, di “trappola” dalla quale non si riesce ad uscire.
«La Caritas dà grande spazio alla prevalente funzione pedagogica: certamente dobbiamo rispondere alle emergenze ma dobbiamo anche capire quali sono le motivazioni che hanno portato la persona in quella situazione, camminare con loro, fare un tratto di strada e restituire la dignità ma anche l’autostima. Solo così le persone possono ricordarsi di essere artefici della loro vita».

Dalle problematiche materiali a quelle del disagio sociale il passo è breve. Fondamentale in questo senso è il centro d’ascolto dove le persone «possono esternare le loro problematiche, non solo relative alle povertà storiche, che sono in aumento, ma anche le altre povertà», sono quelle relative al disagio fino ad arrivare all’esclusione sociale, quando non ci si sente più parte integrante di un contesto.
«Il campo della povertà è vasto, c’è la solitudine o la sofferenza mentale a tutte le età, quel cercare di riuscire a sopravvivere che porta molti a fare passi come quelli del gioco, il grattino che va a sostituire il chilo di pane per sperare di poter risolvere i problemi in modo diverso».

Dal 2007 è attiva la Fondazione anti-usura interdiocesana che combatte l’indebitamento di singoli e famiglie Un indebitamento sempre maggiore.
E l’aiuto legale? C’è anche quello per esigenze ancora più specifiche. Dunque, il concetto chiave è uno solo, «lavorare in rete», perché è il vero antidoto al disagio e alle povertà, aiuta ad andare all’origine e a proporre un sostegno che sia globale, rispondente a ogni esigenza, in un dialogo permanente. Aiuta a “ricomporre” la persona, a sostenerla in ogni direzione.

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