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La vicenda

La Corte dei Conti chiede i danni per l’estromissione di Isabella Mastrobuono da dg della Asl

Nel 2015 la manager fu estromessa dalla guida della Asl di Frosinone. Ha vinto in tutti i tribunali. La somma è di 442.520,10 euro

La Corte dei Conti chiede i danni per l’estromissione di Isabella Mastrobuono da dg della Asl

La dottoressa Isabella Mastrobuono, ex manager della Asl

Il numero totale è 442.520,10 euro. A tanto ammonta la somma che la Regione Lazio, tramite la Asl di Frosinone, ha dovuto corrispondere nel corso degli anni 2019 e 2020 all’ex direttore generale Isabella Mastrobuono. Al termine di un lunghissimo contenzioso che ha visto la dottoressa vincitrice nei confronti proprio della Regione, che nel 2015 l’aveva estromessa dalla guida dell’Azienda Sanitaria di via Armando Fabi.

Alla fine la rimozione della dottoressa Mastrobuono è stata ritenuta illegittima da tutti i tribunali investiti del caso. E, anzi, alla medesima Mastrobuono, la Regione non ha dovuto corrispondere solamente l’ammontare degli stipendi per un periodo di 18 mesi (per un totale pari a 211.114,50 euro, comprensivi anche della regolarizzazione della posizione previdenziale e assicurativa), ma pure il danno reputazionale «di essere stata emarginata dall’intero circuito direzionale della sanità pubblica», danno causato a seguito dei numerosi articoli sulla vicenda pubblicati sui vari organi di stampa (risarcimento per oltre 230.000 euro).

Ieri l’ingente e rilevante somma (oltre 442.000 euro) è stata richiesta dalla Procura regionale della Corte dei conti a tutti quei soggetti (politici e dirigenti) che, sentenze alla mano, avrebbero contributo con il proprio comportamento (e le proprie omissioni) a causare il suddetto e ingiustificato esborso di denaro. Nello stesso periodo, per intenderci, è come se la Asl di Frosinone avesse pagato due stipendi per lo stesso incarico, l’uno a Macchitella (che svolgeva il ruolo di commissario della Asl nel periodo post-Mastrobuono) e l’altro alla dottoressa Mastrobuono, che invece quel ruolo non ha più potuto svolgere e che, invece, secondo il giudice amministrativo, aveva tutto il diritto di continuare ad esercitare. Anzi, è come se fossero stati pagati contemporaneamente tre stipendi (e forse oltre), considerando altresì l’importo risarcitorio ottenuto dalla Mastrobuono.

Ora la Procura regionale chiede che a pagare siano l’europarlamentare Nicola Zingaretti, ex segretario del Pd e bi-presidente della Regione Lazio e peraltro già a processo innanzi alla Corte dei Conti per la vicenda delle mascherine mai consegnate (oltre 11 milioni persi dalle casse regionali). La richiesta della Corte dei Conti interessa altre 11 persone, tra le quali Massimiliano Smeriglio, Alessandra Sartore (da qualche giorno assessora al bilancio del Comune di Perugia, già assessore regionale del Lazio della giunta Zingaretti e sottosegretario del Governo Draghi), Fabio Refrigeri (consigliere regionale), altri ex assessori della giunta Zingaretti (Pier Michele Civita, Guido Fabiani, Carlo Hausmann), insieme ad “alti” funzionari regionali.

La richiesta della Corte è che prima dell’eventuale giudizio politici e burocrati forniscano, dopo aver ricevuto l’invito a dedurre, delle spiegazioni convincenti rispetto al “buco” causato alle casse della Regione e dunque dello Stato.
In questa vicenda c’è probabilmente un grande assente, Alessio D’Amato, che allora (nel periodo 2013-2018) rivestiva solamente e formalmente il ruolo di direttore della cabina di regia, ma che, di fatto, era l’assessore regionale alla sanità in pectore e, soprattutto, era il grande “avversario” della dottoressa Mastrobuono.

La quale dopo essere stata rimossa non si è data per vinta, ha lottato e fatto valere le proprie ragioni nei Tribunali e che alla fine ha potuto svolgere nuovamente il ruolo di direttore generale (o meglio commissario) prima presso l’Azienda ospedaliera Annunziata di Cosenza e attualmente ricopre lo stesso ruolo presso il Policlinico Tor Vergata di Roma.

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