Spazio satira
Alatri
07.07.2024 - 12:00
Troppi ostacoli per i portatori di handicap
L’amaro sfogo sui social nel raccontare quella che definisce una “piccola storia ignobile” fatta di indifferenza, mancanza di rispetto e di attenzione, di mera sensibilità.
È la storia della signora Enza Coletta, da anni costretta su una carrozzina per via della sclerosi multipla e che, nella giornata di ieri, ha incontrato l’ennesima difficoltà ad entrare in un’attività commerciale, trovandosi di fronte ad una serie di ostacoli.
La classica goccia che fa traboccare il vaso e che ha portato la donna a dire : «Basta, mi arrendo, me ne torno al Nord».
Enza ha parlato di tristezza e umiliazione davanti all’ennesima barriera, architettonica e mentale, con la quale si è scontrata ieri mattina: «Le dico - ha affermato - che nel locale in cui sono andata non ci sarebbe stato spazio neppure per un mamma con un passeggino e anche una persona cosiddetta normodotata avrebbe fatto fatica a passare. Dunque, quando ho visto che, per l’ennesima volta, con la carrozzina, non sono potuta entrare in un negozio, ho gettato la spugna». E, da qui, il proposito di tornare a Bergamo con la sua famiglia, dove la donna ha trascorso parte della sua vita.
La signora ha inoltre evidenziato come, in città, la possibile attività di una persona affetta da disabilità sia molto limitata: «Il 90% dei locali e dei luoghi ha delle barriere architettoniche. Mi riferisco a pizzerie, ristoranti, ma anche bar, negozi vari, il comando dei vigili urbani e le poste. È sempre una fatica. Ho difficoltà di accesso anche all’Acropoli». All’Acropoli? Ma non c’è una piccola rampa di accesso accanto al cancello? «Sì, ma dà poi sul brecciolino, deleterio per le carrozzine. Quindi, neppure lì ho facilità ad entrare. Come faccio? Mi guardo Civita dal basso...». E adesso l’intenzione di lasciare la città dei ciclopi.
Allo sfogo della signora hanno fatto seguito diversi commenti: chi ha parlato di sconfitta per la città, chi ha compreso l’indignazione espressa, chi ha corroborato le parole della donna aggiungendo altri particolari o altre storie per far comprendere l’esigenza di avere una città più attenta e accogliente per chi ha delle difficoltà motorie. Sperando, in futuro, di attirare le persone, anziché vedere chi decide di andar via.
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