Spazio satira
Sora
25.06.2024 - 13:00
Il tribunale di Cassino
Partito il procedimento giudiziario a carico dei cinque tecnici di radiologia dell’ospedale Santissima Trinità. Sono accusati di truffa aggravata ai danni della Asl per aver gonfiato le ore di lavoro prestate come servizio di pronta disponibilità notturna durante il periodo dell’emergenza Covid, intascando così somme non dovute per un totale di decine di migliaia di euro. Ieri mattina al tribunale di Cassino si è tenuta l’udienza predibattimentale. Il giudice Marco Gioia ha ammesso come parti civili la stessa Azienda sanitaria locale e il sindacato Ugl, costituito per un suo iscritto, rinviando la discussione all’udienza del prossimo 16 settembre.
In aula erano presenti l’avvocato Giampiero Palleschi che difende quattro dei cinque tecnici, l’avvocato Di Ruzza per l’altro loro collega, l’avvocato Gabriele Picano per la Asl di Frosinone. I cinque professionisti, due di Sora, gli altri di Isola del Liri, Arpino e Broccostella, sono finiti in tribunale per l’imputazione coatta ordinata nei loro confronti dal giudice delle indagini preliminari che ha rigettato le argomentazioni della Procura. Quest’ultima, infatti, dopo aver chiuso le indagini, aveva disposto l’archiviazione del caso. Il Gip ha invece accolto le tesi del sindacato Fials che si era opposto a tale decisione. Da qui l’udienza predibattimantale di ieri che entrerà nel vivo il prossimo settembre.
La vicenda nasce da un esposto che la Fials presentò a giugno del 2021 segnalando irregolarità nella determinazione e nel conseguente pagamento delle prestazioni svolte dai cinque tecnici di radiologia durante la pronta disponibilità notturna.
L’Asl aprì un’inchiesta interna costituendo un’apposita commissione. La Procura della Repubblica cassinate fece altrettanto affidando le indagini alla guardia di finanza che acquisì documenti e ascoltò diversi dirigenti sanitari. A conclusione dell’indagine, il gip Massimo Lo Mastro ravvisò che i tecnici non lasciavano il reparto al termine dell’ultimo esame radiologico e si trattenevano in servizio senza che ve ne fosse la necessità per intascare i compensi della pronto disponibilità notturna. Accusa rigettata dagli indagati che sostengono di essersi attenuti alle direttive impartite loro dalla stessa Asl durante il periodo del Covid per fronteggiare le emergenze sanitarie allora impellenti, rese ancor più gravose dalla carenza di organico.
Intanto, nell’atto di costituzione di parte civile, l’Azienda sanitaria ha calcolato le somme che intende richiedere indietro ai cinque tecnici, per un totale di 60.627 euro. A due di loro vengono chiesti poco più di 18.000 euro, agli altri tre circa 6.200, 4.800 e 4.000. Questo per quanto riguarda il presunto danno patrimoniale. Poi la Asl aggiunge altri 150.000 euro per il danno d’immagine. Va detto che a maggio, in sede civile, il Tribunale di Frosinone ha annullato i decreti ingiuntivi che la Asl aveva attivato nei confronti degli indagati, i quali si erano opposti assistiti dall’avvocato Riccardo Lutrario. Una sentenza che le difese degli indagati cercheranno di far pesare nell’udienza “filtro” di settembre.
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