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Il bilancio

Così si insinuano i clan mafiosi in Ciociaria

La relazione semestrale della Dia: la Ciociaria sconta la vicinanza con la Campania. Focus sulla criminalità albanese. Non solo droga, ma anche usura, estorsioni e mire negli appalti pubblici. La risposta delle forze dell’ordine con arresti e sequestri

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L’influenza della Campania e i tentativi di infiltrazione dei clan in alcuni settori dell’economia legale, ma non solo. Ma anche legami a livello internazionale che fanno della Ciociaria un territorio «particolarmente idoneo alla convergenza di interessi illeciti». Le interdittive antimafia per impedire che società in odore di mafia entrino in contatto con la pubblica amministrazione. E poi un focus sulla criminalità albanese. È quanto emerge dalla relazione al Parlamento della Direzione investigativa antimafia sull’attività svolta nel primo semestre 2023.

L’influenza della Campania
«La provincia di Frosinone - si legge nel dossier - sotto l’aspetto degli interessi illeciti e degli assetti criminali, risente dell’influenza della vicina Campania e dei conseguenti tentativi di infiltrazione di alcuni settori dell’economia locale. Le principali proiezioni delle consorterie di matrice camorristica in quest’area sono riconducibili al clan Venosa, ai Casalesi, ai Mallardo, agli Esposito di Sessa Aurunca, ai Belforte di Marcianise e ad altri clan napoletani quali i noti Licciardi, Giuliano, Mazzarella e Gionta». Gruppi, peraltro, già citati gli anni scorsi nelle precedenti relazioni semestrali della Dia al Parlamento. «Inoltre - prosegue lo studio - si registra la presenza di gruppi autoctoni quali gli Spada e i Di Silvio, collegati anche da vincoli di parentela con le omonime famiglie attive nella capitale e nella provincia pontina».

Le principali operazioni
La relazione scatta poi una fotografia dello stato dell’arte con le più significative operazioni svolte sul territorio dalle forze dell’ordine. Vengono così citati: un arresto del febbraio 2023 con il sequestro di cinque chili di cocaina da parte della polizia; un sequestro patrimoniale di marzo, operato dai carabinieri, nei confronti di un soggetto ritenuto organizzatore e mediatore di affari illeciti nell’ambito di diversi sodalizi criminali operanti tra le province di Frosinone e Latina; l’arresto, ad aprile, a Frosinone da parte della polizia di un albanese trovato in possesso di sei chili di cocaina e 36.000 euro. E ancora: a maggio nuova operazione della polizia a Sora nei confronti di una famiglia sinti per usura ed estorsione che fa seguito ad altre importanti inchieste condotte su quel territorio negli anni precedenti. A proposito di quest’ultima operazione, la relazione cita un passaggio dell’ordinanza cautelare nella quale si evidenzia che «ciò che pesa in modo decisivo e dà forza al rapporto fra usurato e usuraio, è l’intensità del vincolo psicologico di soggezione e timore e la convinzione di chi subisce l’usura di non avere comunque alternative alla propria situazione: solo l’usuraio, al momento del bisogno, lo ha “aiutato” e anche se gradualmente gli toglie il patrimonio e serenità».

Interessi convergenti
Inoltre, la Dia osserva che «appare inoltre significativo che il Frusinate sia stato interessato da complesse attività di polizia giudiziaria avviate in regioni limitrofe o perfino volte a reprimere traffici illeciti di livello internazionale, a testimonianza del fatto che, per il profilo delle dinamiche e delle strategie criminali, questo territorio di confine fra Lazio e Campania risulta particolarmente idoneo alla convergenza di interessi illeciti di varia matrice e provenienza». Tra le operazioni citate anche una che ha coinvolto la Ciociaria e il Molise, condotta dai carabinieri, contro indagati di etnia rom per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio. L’approvvigionamento per la piazza di spaccio di Campobasso avveniva dal Frusinate. Altra importante operazione antidroga è stata condotta dalla guardia di finanza a fine giugno del 2023 con l’arresto di 12 persone appartenenti a un sodalizio, per lo più composto da albanesi, e con base operativa nelle Marche. La droga, proveniente dal Nord Europa arrivava anche a Frosinone oltre che nelle Marche. Un’altra associazione dedita allo spaccio è stata smantellata nel capoluogo con un’operazione congiunta di carabinieri e polizia nel luglio del 2023. «La piazza di Spaccio operava sul modello Scampia», era scritto nel provvedimento che ha dato il là agli arresti. Vengono segnalate altre operazioni, una per associazione mafiosa e droga partita da Salerno, e una della polizia, per estorsione, che ha interessato Cassino e soggetti di origine campana, presenti però sul territorio.

I gruppi albanesi
Segnalata anche «una presenza piuttosto diffusa di gruppi delinquenziali a composizione italo-albanese» in vari territori del Lazio, dal Nord al Sud, tra cui Frosinone, da leggere anche in relazione agli ultimi episodi criminali, tra cui l’omicidio di via Moro.

Gli appalti
Un altro capitolo riguarda gli appalti pubblici e le interdittive antimafia. «Importanti accertamenti antimafia sono stati effettuati dalle prefetture del Lazio per impedire a soggetti giuridici controindicati di entrare in rapporto con la pubblica amministrazione - scrive la Dia - Nel semestre in esame sono stati emessi 20 provvedimenti di interdittiva antimafia dalla prefettura di Roma, 2 dalla prefettura di Latina e 2 dalla prefettura di Frosinone. Tali provvedimenti hanno interessato diverse società operanti in svariati settori, quali l’autotrasporto per conto terzi, la vendita e il noleggio di autoveicoli, le scommesse sportive, il turismo, la ristorazione e in genere la somministrazione di alimenti e bevande, fino all’edilizia e al movimento terra. Quanto alle modalità sono stati evidenziati ripetuti tentativi di infiltrazione attuati sia con la presenza di soggetti riconducibili alle organizzazioni mafiose nelle compagini societarie, sia mediante la cessione di rami d’azienda ad altre società collegate o comunque anche indirettamente controllate dalla criminalità organizzata, confermando il consolidato schema del ricorso a persone compiacenti e prive di pregiudizi penali a loro carico».

Il dato generale
Nella premessa del rapporto si legge che l’analisi «restituisce uno scenario della criminalità organizzata italiana che conferma come le organizzazioni mafiose, da tempo avviate ad un processo di adattamento alla mutevolezza dei contesti socio-economici ed alla vantaggiosa penetrazione dei settori imprenditoriali, abbiano implementato le capacità relazionali sostituendo l’uso della violenza, sempre più residuale ma mai ripudiato, con strategie di silenziosa infiltrazione e con azioni corruttive. Lo dimostrano, da un lato, le numerose indagini di contrasto condotte nell’ambito dell’accaparramento da parte dei sodalizi mafiosi di appalti e servizi pubblici e, dall’altro, gli omicidi commessi in contesti di mafia. Oggi, le mafie preferiscono rivolgere le proprie attenzioni ad ambiti affaristico-imprenditoriali, approfittando della disponibilità di ingenti capitali accumulati con le tradizionali attività illecite. I gruppi criminali, inoltre, dimostrano una spiccata sensibilità nel cogliere talune indicazioni provenienti dal territorio, segnali che essi riscontrano e soddisfano dimostrando, sebbene in modo distorto e funzionale solo ai propri interessi, empatia e prossimità verso la comunità». E puntano sulle nuove tecnologie che rivestono «un ruolo determinante per l’attività illecita delle organizzazioni criminali, che con sempre maggiore frequenza utilizzano i sistemi di comunicazione crittografata, le molteplici applicazioni di messaggistica istantanea e i social».

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