Spazio satira
Le indagini
29.05.2024 - 09:02
Una sesta misura restrittiva, ieri, nell’ambito dell’inchiesta sul rapper pestato lo scorso 9 maggio a Piedimonte San Germano. A finire ai domiciliari è stato Mario Alberigo, destinatario all’inizio del divieto di avvicinamento alla persona offesa. La contestazione, nei suoi confronti, è di violenza privata scaturita da episodi che lo avrebbero visto coinvolto in inseguimenti o danneggiamenti, anche con l’utilizzo di una mazza da baseball, nell’ambito di condotte precedenti all’aggressione. Per lui era stata stabilita la disposizione del braccialetto elettronico, a tutela della persona offesa. In caso di rifiuto dell’applicazione del dispositivo sarebbero scaturiti i domiciliari.
Gli interrogatori
Intanto ieri sono proseguiti gli interrogatori. Noemi Pellegrino ha raccontato la sua versione ribaltando ogni prospettiva e riferendo di essere lei stessa la “vittima” di comportamenti persecutori con tanto di minacce da parte del rapper. Lo ha fatto davanti al gip Domenico Di Croce dove sono comparsi lei, difesa dagli avvocati Ernesto Cassone ed Elisabetta Nardone, unitamente a Davide Nappa, 27 anni, (difeso da Diego Andolfi) e Otello De Luca di 25 anni (assistito dagli avvocati Andrea Pagliarella e Miria Pacitti). Per tutti la custodia cautelare in carcere insieme a Nicolò e Lorenzo Cioffi, di 24 e 20 anni, chiamati a rispondere a vario titolo e in varia misura di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e di stalking, nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla polizia della Squadra mobile della Questura di Frosinone - guidata dal vice questore aggiunto Flavio Genovesi - e della Squadra di polizia giudiziaria del Commissariato di Cassino, coordinata dal sostituto commissario Roberto Amato Donatelli. Noemi ha scelto di parlare e di ricostruire, pezzo dopo pezzo, i fatti. Ha subito chiarito la sua posizione in ordine allo stalking riferendo al giudice di essere stata lei al centro di comportamenti persecutori da parte del giovane pestato. In particolare avrebbe parlato di pedinamenti conditi finanche da pesanti minacce con tanto di riferimenti addirittura all’acido. Dichiarazioni fiume dove avrebbe precisato di aver riferito tutto anche ai carabinieri di Piedimonte San Germano, subito dopo il pestaggio. E sulla sua presenza in loco ha raccontato che la sera “incriminata”, era andata in quella piazza per l’acquisto di sigarette e di aver visto quattro ragazzi conoscenti, a volto scoperto, impegnati in una colluttazione, non senza chiarire che sarebbe stato il rapper ferito (40 i giorni di prognosi) ad aver sferrato il primo colpo a uno dei fratelli Cioffi mentre, l’altro sarebbe intervenuto in sua difesa: di qui le sequenze successive. Avrebbe chiarito, nell’occasione, anche gli episodi di violenza privata a lei contestati. La richiesta degli avvocati, ora, è quella di revocare o di mitigare la misura cautelare in carcere. Tra giovedì e venerdì è attesa la decisione del gip. Stessa istanza per Davide Nappa che ha cercato di chiarire di non aver partecipato materialmente all’aggressione né alle dispute sulle sfide rap. A irrobustire la tesi i filmati - come ha sottolineato il suo legale - dove si vedrebbe lontano dalla scena e immobile. Chi ha scelto di non parlare è stato Otello De Luca che si è avvalso della facoltà di non rispondere: la richiesta degli avvocati è stata quella della revoca della misura cautelare in carcere. Intanto nella giornata di lunedì, davanti al giudice, erano comparsi i due fratelli Cioffi che avrebbero riferito: «Ci siamo solo difesi», dopo aver ricevuto per primi un colpo. In aula sono scoppiati in lacrime e hanno chiesto scusa ammettendo la violenza - e mostrando pentimento per il gesto - ma spiegando nel dettaglio l’accaduto. Ed escludendo la responsabilità di Nappa e di De Luca. Nelle prossime ore è attesa la decisione del giudice.
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