Spazio satira
I numeri
20.05.2024 - 19:00
Le mense scolastiche di Frosinone sono le più costose del Lazio per gli utenti e tra le più care in Italia. Il dato impietoso emerge dalla “VII Indagine Tariffe delle Mense scolastiche, 2023 - 2024” realizzata da Cittadinanzattiva sulle scuole dell’infanzia e sulle scuole primarie. I numeri del report dicono che nel capoluogo ciociaro un famiglia, per un bambino che frequenta le scuole dell’infanzia, spende 5,37 euro a pasto, 107 euro al mese e 967 all’anno. Tariffe ben al di sopra di quelle degli altri quattro capoluoghi, se si pensa che a Rieti si spende 4,48 euro a pasto, 103 al mese e 927 all’anno; a Viterbo 540 euro al mese, 60 euro al mese 3 euro a pasto; a Latina addirittura complessivamente meno della metà di Frosinone visto che, in un anno, una famiglia latinense spende 468 euro, 52 euro al mese e 2,60 euro a pasto. Per non parlare di Roma dove a bambino i costi da sostenere sono di 2,32 euro a pasto, di 46 euro al mese e di 418 euro all’anno.
I numeri di Frosinone sono peggiori anche della media del Lazio (3,55 euro a pasto, 74 euro al mese e 664 euro all’anno) e di quella nazionale (4,20 euro a pasto, 84 euro al mese e 757 euro all’anno). Medesimo discorso per le scuole primarie: anche in quella graduatoria Frosinone risulta la più costosa di tutte. In Italia, su 110, soltanto 13 capoluoghi sono più cari di Frosinone: Cosenza, Modena, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Udine, Savona, Bergamo, Torino, Andria, Trapani, Livorno, Belluno, Padova. 84 e 85 euro al mese: è quanto una famiglia ha speso in media nell’anno scolastico in corso per la mensa di un figlio iscritto rispettivamente alla scuola dell’infanzia e alla primaria. Si tratta di 4,20 e 4,26 euro a pasto. La regione mediamente più costosa è la Basilicata (109 euro mensili) mentre quella più economica è la Sardegna (61 euro nell’infanzia e 65 euro per la primaria). L’incremento rispetto alla precedente indagine, riferita al 2022/23, è stato di oltre il 3%, ma le variazioni sono molto differenti a livello regionale: in Calabria si registra un aumento di oltre il 26%, mentre in Umbria la riduzione più evidente di circa il 9%.
A livello di singoli capoluoghi di provincia, sono le famiglie di Barletta a spendere di meno per il singolo pasto (2 euro sia per l’infanzia che per la primaria) mentre per l’infanzia si spende di più a Torino (6,60 euro a pasto) e per la primaria a Livorno e Trapani (6,40 euro). Fra le città metropolitane, soltanto Roma rientra nella classifica delle meno care, con un costo a pasto per la famiglia “tipo” di circa 2,32 euro in entrambe le tipologie di scuola.
«Da anni chiediamo che la ristorazione scolastica diventi un servizio pubblico essenziale, e fra le raccomandazioni previste anche dal “Piano di Azione nazionale per l’attuazione della garanzia infanzia” vi è quella di rendere il pasto scolastico gradualmente gratuito per tutti, partendo dai bambini e dalle bambine che vivono in famiglie in povertà assoluta. Una condizione che purtroppo accomuna sempre più minori: il 4,9% dei minori di 16 anni è in condizione di deprivazione alimentare e il 2,5% non può permettersi un pasto proteico al giorno», dichiara Adriana Bizzarri, coordinatrice nazionale Scuola di Cittadinanzattiva. «Nel frattempo riteniamo prioritario che la Commissione Parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, insieme a tutti gli stakeholder interessati compresi gli utenti, avvii una indagine conoscitiva per individuare un piano di interventi».
Secondo l’Anagrafe nazionale, un terzo degli edifici scolastici, ossia 13.533 su 40160, sono dotati di locale mensa. La distribuzione però non è omogenea, in quanto nelle Regioni del Sud poco più di un edificio su cinque dispone di una mensa scolastica (al Centro è il 41% e al Nord il 43%) e la quota scende al 15,6% in Campania e al 13,7% in Sicilia. La regione con un numero maggiore di scuole dotate di mensa è la Valle d’Aosta (72%), seguita da Piemonte, Toscana e Liguria dove è presente in 6 edifici su 10. In Puglia, Abruzzo e Lazio sono presenti in un edificio su quattro.
Il Pnrr non viene incontro alle esigenze delle scuole del Sud, almeno non nella misura sperata. Su 1.052 interventi previsti e 600 milioni di fondi stanziati, il Sud riceve – da graduatorie di giugno 2023, le ultime disponibili – la metà delle risorse, contro il 58% previsto da piano originario.
Inoltre, sul totale degli interventi previsti a livello nazionale, poco più della metà (541 su 1.052) prevede la costruzione di nuovi locali mensa; per il 21% si tratta di interventi di demolizione, ricostruzione ed ampliamento e per il 28% di riqualificazione, riconversione e messa in sicurezza di spazi e mense preesistenti. Il Ministero dell’Agricoltura fin dal 2017 ha istituito un fondo destinato a ridurre i costi a carico dei beneficiari del servizio di mensa scolastica biologica e a realizzare iniziative di informazione e promozione nelle scuole e di accompagnamento al servizio di refezione.
Dai 4 milioni erogati alle Regioni/Province autonome nel 2017, si è passati nel 2018 e 2019 a ben 10 milioni, per poi scendere nel 2020/2023 a 5 milioni per ogni anno. A fronte del calo delle risorse, è aumentato il numero di pasti erogati - dai 30.617.849 del 2022 ai 37.973.727 del 2023: ciò vuol dire che la percentuale di contributo per pasto è sensibilmente diminuita, passando da 0,16 euro del 2022 a 0,13 euro nel 2023, rendendo di fatto non più sostenibile il pasto biologico, soprattutto in alcune realtà.
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