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L'analisi

Corsa a tre per la presidenza di Unindustria

Biazzo, Florio e Scaccabarozzi per la successione a Camilli. Massimiliano Ricci direttore generale: raccoglie il testimone da Tarquini

Corsa a tre per la presidenza di Unindustria

Angelo Camilli, attuale presidente di Unindustria

Tre in corsa per la presidenza di Unindustria per il dopo Angelo Camilli. I nomi sono quelli di Sabrina Florio, Giuseppe Biazzo e Massimo Scaccabarozzi. È iniziato l’iter che si concluderà a metà luglio, con l’indicazione del designato. Poi il 26 settembre il voto in sede di assemblea generale dell’associazione di categoria. Il presidente incaricato provvederà quindi all’indicazione dei “vice” che saranno anche i responsabili delle Territoriali di Roma, Frosinone, Latina, Viterbo e Rieti.

La situazione
Intanto sono stati indicati i tre saggi, che sono i “past president” Maurizio Stirpe, Aurelio Regina e Filippo Tortoriello. Saranno loro in questi mesi ad incontrare i membri dei consigli generali e gli imprenditori associati. Per valutare il gradimento dei tre candidati in corsa. Unindustria (Unione degli industriali e delle imprese di Roma, Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo) ha numeri importanti: 2.800 aziende associate, per un totale di 220.000 dipendenti. Le sedi operative sono 8: oltre che nei cinque capoluoghi di provincia, anche a Civitavecchia, Cassino e Aprilia. L’85% delle imprese associate sono piccole e medie, il 15% grandi. Il 65% opera nel settore dei servizi, il 35% in quello dell’industria. Ci sono 20 sezioni di categoria, che rappresentano 50 settori merceologici. Parliamo della seconda associazione del sistema Confindustria per numero di soci, la prima per estensione territoriale. Come dimostra l’assetto appena varato di Confindustria, l’associazione del Lazio ha ormai un peso non indifferente. Basta pensare che Angelo Camilli (attuale presidente di Unindustria) è stato indicato come vicepresidente di Confindustria, con deleghe al credito, finanza e fisco. Le stesse detenute dal presidente incaricato Emanuele Orsini in questo mandato. Ma nella squadra dei vicepresidenti c’è un altro esponente del Lazio: Aurelio Regina (delega all’energia). Oltre allo special advisor Alberto Tripi, che si occuperà di Intelligenza Artificiale. Inoltre Maurizio Tarquini sarà il nuovo direttore generale di Confindustria, dopo aver ricoperto lo stesso ruolo per anni all’Unione degli industriali e delle imprese del Lazio. Quindi è evidente che la poltrona di numero uno di Unindustria è ancora più importante e ambita.

I candidati
Sabrina Florio, laureata in Economia e commercio, guida l’azienda farmaceutica Sosepharm. È vicepresidente di Unindustria dal 2016. Massimo Scaccabarozzi è laureato in Farmacia. Presidente di Menarini biotech, ha ricoperto il ruolo di amministratore delegato e presidente di Janssen Italia, l’azienda del gruppo Johnson&Johnson. Giuseppe Biazzo è fondatore e amministratore delegato di Orienta spa, agenzia per il lavoro italiana. Laureato in Economia, è un ex paracadutista dei Carabinieri della Tuscania di Livorno. Vicepresidente di Unindustria.

Il direttore generale
Dal primo giugno nel ruolo di direttore generale di Unindustria ci sarà Massimiliano Ricci. Sarà lui a succedere quindi a Maurizio Tarquini. Nato a Roma, classe 1971, Ricci risiede a Frosinone da tanti anni. Laureato in Ingegneria per l’ambiente ed il territorio, ha ricoperto il ruolo di direttore generale del Palmer, ma anche del Consorzio per lo sviluppo industriale della provincia di Frosinone. È stato altresì direttore dell’area territoriale di Unindustria Frosinone e dal gennaio 2022 è vicedidettore di Unindustria.

L’eredità di Camilli
A marzo, nella relazione all’assemblea generale dell’associazione di categoria tenutasi a Roma (precisamente alla Nuvola all’Eur), Angelo Camilli ha detto tra le altre cose: «Il Lazio non deve essere più il luogo in cui un’impresa aspetta in media 300 giorni per un’autorizzazione ambientale. In 300 giorni è stato ricostruito il Ponte di Genova. Ridurre a 90 giorni questa performance sarebbe già il segno del salto in avanti che vogliamo fare». Quindi ha parlato della necessità di un Piano industriale per il Lazio. Argomentando: «Il governo del Paese e quello della nostra Regione possono considerarsi giovani se guardiamo al tempo trascorso da quando sono in carica: per questo sentiamo di poter chiedere loro un grande slancio di visione. Il Lazio deve mirare a un ambizioso riposizionamento in Italia e in Europa. Le più recenti stime sul Pil del Lazio nel 2023 si collocano appena sopra la media italiana, ma dopo la caduta del 2020 non abbiamo agganciato il ritmo di rilancio delle principali regioni. È un film che abbiamo già visto: l’economia regionale dimostra di avere il fiato corto». E ancora: «Il nostro capitale industriale si è ampiamente ridotto: il valore aggiunto dell’industria è diminuito di un terzo. Da soli, i servizi non bastano per accelerare la crescita. L’innovazione si trasferisce e si valorizza nella manifattura ed è la manifattura che fa crescere la domanda dei servizi ad alta intensità di conoscenza. Siamo soddisfatti che alcune opere fondamentali come la Orte-Civitavecchia, la Cisterna-Valmontone e l’adeguamento della Salaria abbiano registrato passi in avanti. Allo stesso tempo chiediamo un calendario credibile per la Roma-Latina e garanzie sulla realizzazione della nuova Latina-Frosinone. La fame di crescita delle imprese c’è. La Regione deve sostenere gli investimenti innovativi senza atteggiamenti pregiudiziali e senza escludere le grandi imprese che sono un patrimonio essenziale del nostro sistema produttivo. Allo stesso tempo bisogna immaginare strumenti più accessibili alle piccole e medie imprese. Per noi l’intervento coraggioso e strutturale sul costo del lavoro rimane una priorità: il taglio del cuneo fiscale deve arrivare almeno a 15 miliardi e non essere più messo in discussione a ogni legge di bilancio». Temi che faranno parte dell’agenda del suo successore. Come anche il tema delle infrastrutture, legato ai fondi europei e a quelli del Pnrr. Inoltre all’orizzonte c’è il Giubileo.

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