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Il racconto

Insieme dal 1954. L’esempio di Luigi e Celeste

Grande festa a Sant’Andrea per i due novantenni e le loro nozze di ferro: una storia d’amore straordinaria: «Abbiamo litigato tutti i giorni ma poi ci siamo sempre abbracciati, come facciamo tuttora»

luigi antonelli celeste pedicelli

Luigi Antonelli, che a Sant’Andrea del Garigliano tutti chiamano Gino, e Celeste Pedicelli festeggiano i 70 anni di matrimonio

Grande festa a Sant’Andrea per le nozze di ferro di due “giovani” novantenni. Quando Gino e Celeste si sono sposati, il 26 aprile del 1954, il ricordo della guerra era vivo, il mondo era analogico e le promesse d’amore duravano tutta la vita. Oggi Luigi Antonelli, che a Sant’Andrea del Garigliano tutti chiamano Gino, e Celeste Pedicelli festeggiano settant’anni di matrimonio attorniati dall’affetto di tutta la famiglia: tre figli, sette nipoti e quattro pronipoti, quasi cinque. A proposito ancora di numeri, Gino e Celeste insieme hanno centottanta anni, avendo compiuto ognuno novanta primavere.

«Una coppia incredibile», dice entusiasta il consigliere comunale Gino De Simone, che ha voluto far conoscere questa storia. All’unanimità, con voci squillanti, svelano il segreto del loro amore: «Abbiamo litigato tutti i giorni, ma poi ci siamo sempre abbracciati, come facciamo tuttora. Alla nostra età siamo tornati fidanzati - dice allegra Celeste - come si inizia con timidi baci quando ci si innamora, così ora siamo tornati ad abbracci tenerissimi. Ci siamo sempre aiutati a vicenda, ci piace passare il tempo insieme tutti i giorni e fino a settant’anni abbiamo ballato, girando le balere della zona. Quando abbiamo smesso, sono arrivati i primi acciacchi di salute, ma non ci lamentiamo». Entrambi ricordano perfettamente il luogo del primo bacio, scoccato in una stradina adiacente il santuario della Madonna del Divino Amore a Roma.

Era il 1951
La storia d’amore di Celeste e Gino è iniziata infatti nella Capitale, dove entrambi si sono ritrovati nel 1951 per lavorare: avevano appena sedici anni, lui era partito dal piccolo centro della valle dei santi, lei dalle terre marchigiane intorno ad Ascoli Piceno. «Mi sono innamorato subito – ricorda Gino – di quella bella ragazza castana». La passione è divampata, non c’è stato neppure il tempo di organizzare la festa di matrimonio, perché Celeste ha presto dato alla luce una bambina. C’è voluta una dispensa speciale per consentire le nozze dei due giovani. Dopo la primogenita, sono nati altri tre figli, ma uno di loro è morto a soli sedici mesi: «Il dolore più grande della mia vita», si commuove Celeste.

Che effetto avrà fatto Sant’Andrea agli occhi della bella marchigiana? «Non ero una cittadina e comunque pensavo solo all’amore, avrei vissuto anche in un pagliaio con Gino», risponde senza indugio. Pensare che ai nostri tempi se una casa non ha tutti gli elettrodomestici di ultima generazione rende la pratica dell’amore impossibile.

La famiglia
Oggi la gioia di Gino e Celeste è rappresentata dai nipoti e ancora di più dai pronipoti. «Tutte le domeniche, quelli che possono si riuniscono nella nostra casa. Mi piace cucinare per loro – racconta Celeste -, faccio le lasagne o le fettuccine a mano». E naturalmente non mancano le olive all’ascolana. Celeste ha portato in tavola i suoi piatti e ha imparato a cucinare secondo la tradizione di Sant’Andrea.

Gli auguri
Per il loro settantesimo anniversario di nozze il messaggio di auguri di nipoti e pronipoti suona come il riconoscimento di una vita intera: «Se questa famiglia è quella che è, se ognuno di noi è diventato la persona che è ora, lo dobbiamo solo a voi, al vostro immenso e insuperabile amore». Non a caso l’ambizioso anniversario dei settant’anni di matrimonio viene chiamato nozze di ferro o di titanio, a simboleggiare la forza e la durata dell’unione: i due metalli sono apprezzati per la loro resistenza.

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