Spazio satira
Cassino Plant
27.04.2024 - 10:00
L'ingresso dello stabilimento Stellantis di Piedimonte San Germano
Il “colpo” di Mirafiori si è fatto sentire con tutto il suo carico di allarme. L’attività produttiva è stata sospesa per l’intero mese di maggio, nello stabilimento di Torino non si produrrà fino al 3 giugno. A Cassino Plant, in realtà, non va molto meglio, i cancelli sono chiusi già da giorni e si rientrerà il tre maggio: la nuova infornata di stop produttivi ha continuato a destrabilizzare il mondo operaio già in ansia perenne e alle prese con nuovi fuoriuscite incentivate. Le notizie non piacciono affatto, nella maggior parte dei casi non ci sono neppure come quella che dovrebbe indicare la data del vertice al Mimit sulla fabbrica laziale. Tutto tace dalla giornata dello slittamento, comunicato direttamente dal ministero a sindacati, Regione, Anfia e multinazionale. Anche la promessa di avere una data per metà aprile si è infranta contro il muro della realtà. «Il tavolo su Cassino non è stato più convocato ma anche il vertice ministeriale che ha avuto al centro lo stabilimento di Torino è terminato con un nulla di fatto», specifica Donato Gatti, segretario Frosinone-Latina Fiom Cgil.
«È chiaro che tutte queste fermate ci preoccupano, soprattutto se pensiamo al fatto che il primo quadrimestre avremmo dovuto produrre 14.000 vetture rispetto allo scorso anno e, invece, ne abbiamo prodotte 8.000 mila pur avendo il suv Maserati elettrico. Siamo già al 40% in meno sul 2023. Eravamo preoccupati prima, oggi lo siamo ancora di più, sia per Fca che per tutto l’indotto. Se non ci saranno nuovi modelli per questo territorio non si potranno “saturare” i 2.700 operai rimasti e figuriamoci quali ricadute ci saranno ancora sull’indotto. Non sappiamo più come dirlo: urge un tavolo nazionale». E seppure la voce si leva alta da più fronti, sia dalla parte governativa che da quella aziendale tutto tace.
Edizione digitale
I più recenti
Ultime dalla sezione