Spazio satira
La cerimonia
26.04.2024 - 14:00
La cerimonia nel palazzo dell’amministrazione provinciale FOTO SIMONE DESIATO
Settembre 1943 - maggio 1944. Otto mesi che hanno lasciato ai territori della provincia di Frosinone segni indelebili. L’occupazione, la distruzione, la resistenza. Una terra martoriata dalla barbarie della guerra. E un popolo che ha subìto atroci sofferenze e che ha risposto con coraggio e abnegazione. Ed è proprio a memoria di quelle ferite, causate da bombardamenti, rastrellamenti, requisizioni, violenze, e a tributo del sacrificio dei ciociari durante seconda guerra mondiale, che la Provincia di Frosinone è stata insignita della Medaglia d’oro al merito civile. «La popolazione oggetto di feroce barbarie e costretta allo sfollamento – si legge nella motivazione – sorretta da eroico coraggio, profonda fede nella libertà ed altissima dignità morale, sopportava la perdita di un numero elevato di concittadini ed indicibili sofferenze, offrendo un luminoso esempio di abnegazione, incrollabile fermezza ed amore patrio».
In occasione delle celebrazioni per la festa della Liberazione, la cerimonia di conferimento si è svolta ieri a palazzo Jacobucci, alla presenza del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. Accolti dal presidente della Provincia Luca Di Stefano, hanno preso parte all’evento il prefetto Ernesto Liguori, il sindaco di Frosinone Riccardo Mastrangeli e lo storico e giornalista Paolo Mieli, che ha tenuto una puntuale lectio magistralis. Presenti nel gremito salone di rappresentanza della Provincia le massime autorità civili, militari e religiose, gli amministratori provinciali e tantissimi sindaci. A scandire i vari momenti la presentatrice Valeria Altobelli. Nel corso della cerimonia sono stati ricordati l’ingente tributo di vite umane, di caduti militari e civili, e le devastazioni subite dai centri ciociari, con Anagni, adibita a centro ospedaliero militare, Alatri, trasformata in luogo di ammassamento delle truppe tedesche e centro di destinazione di molti sfollati, e poi la distruzione dell’abbazia di Montecassino, in una città già devastata dai bombardamenti. Senza dimenticare la stessa città di Frosinone, in cui ben 56 bombardamenti provocarono moltissime vittime, oltre alla distruzione della città, risultata poi essere il capoluogo di provincia più duramente colpito, con oltre l’80% del tessuto cittadino raso al suolo.
Gli interventi
«È una giornata storica per la provincia di Frosinone – ha sottolineato il presidente Luca di Stefano in apertura della cerimonia– un concreto segnale di una straordinaria resilienza e del grande coraggio della nostra popolazione. Le ferite del passato – ha proseguito – hanno modellato il nostro presente, ma non hanno mai minato la nostra determinazione e la nostra speranza nel futuro. Quando ogni pilastro era stato raso al suolo, abbiamo trovato la forza di ricostruire, quando il destino sembrava contro di noi, abbiamo trovato la forza di resistere. Da oggi – ha aggiunto – ci assumiamo solennemente l’impegno di assicurare che le sofferenze patite non siano vane, che le vite perdute non siano dimenticate e che le lezioni apprese siano tramandate alle future generazioni». Il sindaco del capoluogo Riccardo Mastrangeli ha, poi, ripercorso brevemente i drammatici momenti dell’occupazione. «Nel riannodare il filo della memoria degli eventi bellici – ha detto – non possiamo non fare riferimento alla Linea Gustav, alla devastazione dell’Abbazia di Montecassino e della città di Cassino, così come di molti altri centri abitati della zona, insieme al ricordo degli stupri delle truppe coloniali francesi in Ciociaria, le marocchinate, sottolineando, al tempo stesso, la forza, la determinazione, la grande dignità dei cittadini che, rimboccandosi le maniche, si adoperarono per la ricostruzione». A ricordare le sofferenze della popolazione anche il prefetto Ernesto Liguori. «Eventi – ha detto – che ancor più nella ricorrenza della festa della liberazione ricordiamo con immensa commozione e con supremo rispetto per le profonde ferite inferte dalla guerra ma soprattutto della prova esemplare fornita dai cittadini di questa terra, che con coraggio e dignità ineguagliabili hanno saputo continuare a essere comunità coesa e solidale. È importante non disperdere la memoria. Memoria che la medaglia d’oro oggi conferita permetterà ancor più di conservare e diffondere insieme ai valori di solidarietà, di coesione sociale e di rispetto della dignità umana». Lo storico e giornalista Paolo Mieli ha sottolineato come il Frusinate abbia rappresentato una delle forme più alte di resistenza. La resistenza di popolo, con la forza dei nuclei familiari. «Solo oggi, 80 anni dopo, questa resistenza viene riconosciuta – ha sottolineato – quella di un popolo indifeso che ospita un’opposizione armata». Mieli ha dunque raccontato delle violenze subite e delle “marocchinate”, evidenziando come ridurre le sofferenze della popolazione del Frusinate alle sole violenze delle truppe coloniali francesi sia una diminuzione storica. «Far passare la storia delle sofferenza di questa area solo per le violenze subite dai liberatori – ha argomentato – è stato un trucco per omettere le sofferenze degli otto mesi che hanno preceduto la liberazione, che – ha concluso – sono il motivo della medaglia». Sul conferimento dell’onorificenza è intervenuto anche il deputato di Fratelli d’Italia Massimo Ruspandini, che ha commentato: «La gente di Ciociaria ha pagato nella seconda guerra mondiale un contributo in termini di sofferenza e devastazioni indicibile. La medaglia d’oro conferita dal ministro Piantedosi ha un significato molto importante per la nostra terra. Ancora tanto va fatto – ha aggiunto – per il ricordo e la ricostruzione della memoria storica, anche sulle violenze e gli stupri da parte delle truppe franco marocchine sulle donne della nostra provincia».
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