Spazio satira
L'operazione
17.04.2024 - 13:00
Minacce, sequestri, torture. Pistola puntata alla tempia. Chi non pagava debiti di droga veniva pestato e costretto a effettuare bonifici. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari dei malcapitati.
Smantellata una banda specializzata in estorsioni. Tra le undici persone arrestate ieri mattina, c’è anche un trentatreenne, L.G., di Arce. Il ciociaro era già finito nei guai a ottobre del 2022 quando venne fermato ad Atina, dai carabinieri della sezione radiomobile di Cassino, poiché sorpreso in un’auto vicino all’abitazione di una delle vittime, insieme a Daniele Salvatori, quarantasettenne romano, ritenuto il capo della banda. Vennero trovati in possesso di un’arma clandestina. A Salvatori, un anno dopo, nel 2023, venne notificato un fermo di indiziato di delitto, emesso dalla direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Roma, per l’estorsione ai danni di un trentaseienne di Atina e dei suoi familiari.
La ricostruzione
Dalle prime luci dell’alba di ieri, i carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Roma e gli agenti della polizia del I Distretto Trevi Campo Marzio, hanno dato esecuzione a un’ordinanza, emessa dal gip del tribunale di Roma, su richiesta della locale direzione distrettuale antimafia della Procura di Roma. Misure cautelari nei confronti di 11 persone, tra cui il trentatreenne di Arce, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di rapina, estorsione, sequestro di persona a scopo di estorsione, riciclaggio di denaro, spaccio di sostanze stupefacenti. L’attività di indagine, nata nell’ottobre 2022, trae origine dalle denunce di un uomo dedito al consumo di sostanze stupefacenti, che aveva maturato con i propri spacciatori un debito che non era riuscito più a onorare, generando le violente reazioni di questi ultimi. In particolare, l’attività d’indagine, durata oltre un anno, ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un gruppo criminale, operante nel quartiere romano di Cinecittà, di cui farebbero parte gli indagati, tra cui il ciociaro, e di documentare come questi ultimi fossero soliti operare delle violente ritorsioni nei riguardi degli acquirenti di droga morosi. In alcuni episodi, stando sempre alle accuse, le vittime venivano trasportate all’interno delle abitazioni di alcuni sodali, dove venivano percosse e minacciate con una pistola puntata alla tempia al fine di obbligarle a effettuare i pagamenti, anche attraverso bonifici bancari. Talvolta, poiché si era esaurito il limite di credito giornaliero nella banca, venivano sequestrati e malmenati tutta la notte, in attesa di poter effettuare altri bonifici il mattino seguente. Nei casi in cui non riuscivano a ottenere il denaro preteso, le minacce venivano estese anche ai familiari delle vittime. L’analisi del flusso di denaro estorto (oltre 300.000 euro) ha permesso di identificare i beneficiari dei bonifici in persone vicine a colui che è ritenuto, dagli inquirenti, il capo del gruppo, Daniele Salvatori e di documentare le attività finalizzate al reimpiego e al riciclaggio del denaro che dai vari conti correnti veniva, tramite ulteriori bonifici o attraverso il prelievo in contanti, trasferito ad altri beneficiari. A Daniele Salvatori i carabinieri del nucleo investigativo di Roma avevano già notificato, a giugno scorso, un fermo di indiziato di delitto, per l’estorsione ai danni di un uomo di Atina. In concorso con altre persone, attraverso reiterate minacce di morte perpetrate anche con l’uso di armi, avrebbe costretto la madre e il fratello della vittima a corrispondergli circa 350.000 euro per estinguere debiti contratti per l’acquisto di sostanze stupefacenti. L’anno precedente, il Salvatori era stato arrestato insieme al trentatreenne di Arce, poiché sorpresi vicino all’abitazione delle vittime in possesso di un’arma clandestina. I due, alla vista dei militari, avevano cercato di allontanarsi al fine di sottrarsi al controllo ma erano stati immediatamente bloccati. Nell’auto una pistola che in origine era una “scacciacani” ma dopo essere stata accuratamente modificata è diventata, secondo gli investigatori, un’arma a tutti gli effetti in grado di uccidere.
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