Il delitto
11.04.2024 - 13:00
Il murale dedicato a Willy
Ora i fratelli Bianchi rischiano di nuovo l’ergastolo. La decisione della Corte di Cassazione di annullare, con rinvio, la sentenza della Corte d’assise d’appello di Roma che aveva ridotto dall’ergastolo a 24 anni le condanne per Marco e Gabriele, di 27 e 29 anni d’età di Artena, riconoscendo loro le attenuanti generiche, apre nuovi scenari. Il punto fermo restano le indagini condotte dalla procura di Velletri e dai carabinieri di Colleferro sull’omicidio di Willy Monteiro Duarte, 21 anni, massacrato a calci e pugni il 6 settembre 2020 a Colleferro, nella zona della movida. Willy lavorava come aiuto cuoco ad Artena. Aveva staccato dal turno di lavoro ed era andato con gli amici a trascorrere la serata da Paliano, dove viveva, a Colleferro. Il suo omicidio colpì profondamente l’opinione pubblica - Willy era intervenuto in difesa di un amico in difficoltà e non era coinvolto nella lite nata poco prima - tanto che il presidente Sergio Mattarella gli ha conferito la medaglia d’oro al valor civile alla memoria.
Tecnicamente, ora, rivive la sentenza di primo grado, quella dell’Assise di Frosinone che aveva deciso per l’ergastolo. E, visti il tenore dell’appello della procura generale e le richieste formulate davanti alla giuria popolare di secondo grado, è presumibile che l’accusa insisterà ancora per il carcere a vita per i due fratelli esperti di Mma, particolare questo che la procura generale aveva rimarcato. L’altro ieri, il sostituto procuratore generale Marco Dall’Olio, davanti alla prima sezione penale della Cassazione, senza mezzi termini aveva parato di «un evento indecente, assurdo nei motivi e nelle modalità che l’hanno determinato. Un pestaggio unitario, per affermare, attraverso l’uso brutale della violenza fisica, il predominio di alcuni nel territorio».
La Cassazione ha così confermato le responsabilità nell’omicidio volontario - con dolo eventuale - per tutti e quattro. Respingendo gli appelli delle difese, ha rese definitive le due condanne, a 23 anni per Francesco Belleggia, di 26 anni di età, e a 21 per il coetaneo Mario Pincarelli. Belleggia, l’unico del gruppo ad aver ottenuto gli arresti domiciliari, è stato arrestato dai carabinieri di Colleferro e da ieri è nel carcere di Velletri. Sulla base delle motivazioni si capirà se le attenuanti generiche non andavano concesse, nel qual caso la possibilità di ripristinare l’ergastolo è concreta, o se, al contrario, possono essere concesse ma motivandole diversamente. L’avvocato Domenico Marzi, che nel processo è parte civile per i Monteiro, commenta così la sentenza: «È stato accolto l’eccellente ricorso del procuratore generale nel quale ha evidenziato quantomeno la discutibile scelta di concedere le attenuanti generiche in appello. Un’altra sezione della Corte d’assise d’appello dovrà decidere se rimotivare o non concedere le attenuanti. Comunque bisogna leggere le motivazioni».
È stato un esito che la parte civile si aspettava? «Io me l’aspettavo. Ritengo che il processo, già dal primo grado, doveva essere affrontato con confessioni e atteggiamenti riparativi e propositivi in modo da pensare a una soluzione diversa». L’altro difensore di parte civile per la famiglia di Willy, l’avvocato Vincenzo Galassi rileva: «Dobbiamo vedere il principio che stabilirà la Cassazione. Sarà il perimetro entro cui si muoverà la Corte d’appello. La sentenza è corretta in tutti i suoi aspetti. La sentenza di secondo grado confondeva tra forma e intensità del dolo. E, per certi versi, era contraddittoria: da una parte diceva che 50 secondi di aggressione sono un periodo lungo, dall’altra, per concedere le attenuanti, che è breve. Poi dice che non ha influito il clamore mediatico, ma lo usa per concedere le attenuanti. Ovviamente ora vedrà la Corte d’appello».
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