Spazio satira
L'analisi
23.01.2024 - 13:00
Miriam Diurni e Pamela Morasca, rispettivamente presidente e direttore di Unindustria Frosinone FOTO MASSIMO SCACCIA
Non è ancora il tempo dei bilanci finali, ma il presidente di Unindustria Frosinone Miriam Diurni un messaggio forte alla classe politica lo ha lanciato: "Non cambia mai nulla". Non ha puntato l'indice contro nessuno in particolare, ma la sottolineatura che le emergenze sono sempre le stesse vale da sola la posizione critica degli industriali. A settembre termina il mandato e Miriam Diurni è stata chiarissima: «Lascerò al mio successore la stessa lista di priorità che ho ricevuto da Giovanni Turriziani, il mio predecessore. L'associazione ha fatto il suo e si è impegnata, ma la risposte...». Le risposte non ci sono state. Da parte della classe dirigente politica. Nessuno escluso.
Priorità e silenzi
Ha detto Diurni: «La stazione Tav è una priorità assoluta, come l'autostrada del Sole negli anni ‘60. Va considerata come un'opera di bacino, a servizio anche della provincia di Latina e di alcune zone dell'Abruzzo e del Molise. Andrebbe effettuato uno studio di fattibilità, ma sono sicura che i numeri confermerebbero che l'opera è sostenibile. Rappresenterebbe un valore aggiunto enorme, come successo per esempio a Reggio Emilia. Però sia chiaro: va evitata assolutamente la solita "lotta tra campanili", tra nord e sud della provincia».
Alla domanda "chi deve prendere l'iniziativa su un tema del genere?", Diurni ha risposto: «Alla Regione Lazio, sia per quanto concerne l'aspetto dei finanziamenti che il dialogo con Rfi». Quindi ha aggiunto Miriam Diurni: «Ha ragione Maurizio Stirpe: la Ciociaria ha bisogno di un piano di manutenzione e soprattutto di politica industriale. Nel rispetto delle norme ambientali certo, ma occorre una politica industriale. Purtroppo parliamo sempre delle stesse cose perché non vengono mai date risposte. La semplificazione normativa non c'è. Per le autorizzazioni ambientali (fondamentali per le imprese) i tempi di risposta (quando c'è) restano biblici. Stesso discorso per la riperimetrazione del Sin. Le decisioni politiche non ci sono o, quando ci sono, arrivano con tempi incompatibili con la volontà di investire».
E gli Stati Generali? Ha rilevato Diurni: «Sono stati istituiti due tavoli, di cui uno di carattere provinciale. Il nostro appello è di procedere in fretta. Perché è già tardi». Ha continuato: «È tutto un rimandare e non possiamo più permettercelo. In Ciociaria è come se ci fossero due mondi paralleli e incomunicabili. Da una parte ci sono le aziende che hanno bisogno di innovazione e di autorizzazioni ambientali in un mondo nel quale bisogna rapportarsi con l'Intelligenza Artificiale. Dall'altra parte ci sono le mancate risposte e i tempi biblici. Questa è la realtà dei fatti con la quale abbiamo a che fare».
Le tematiche locali
Miriam Diurni si è soffermata altresì su altre tematiche. Argomentando: «Dall'altra parte però c'è anche una situazione della Ciociaria che ricorda il ‘900. Mi riferisco alle buche e alle condizioni delle strade nelle aree industriali. Mi riferisco alla mancanza di manutenzione, all'illuminazione. E ad un contesto generale nel quale poi ci sono situazioni da "impresa selvaggia": sversamenti, rifiuti abbandonati e altre vicende del genere». Dopo il caso Catalent la guardia è stata alzata in provincia sul fronte della fuga delle aziende? Netta la risposta di Miriam Diurni: «Non mi sembra proprio». Ha continuato la Diurni: «Oggi siamo alle prese con una vicenda come quella della Reno de Medici. Il paradosso è che con questa assoluta mancanza di risposte stiamo allontanando imprese che non sono in crisi.
Come peraltro dimostrano i dati sul valore aggiunto che riguardano il sistema delle aziende di questo territorio. Un sistema sano, che sinceramente non è da inclusione nella Zes. Il problema è che non si cresce per i motivi che abbiamo detto prima. Non sappiamo più come ripeterlo: il tema delle autorizzazioni ambientali è imprescindibile. Le novità per il Sin in prospettiva? Sicuramente un passo avanti, ma parliamo comunque di trenta mesi. Certo la differenza tra valori di fondo e contaminazione è enorme. Però il perimetro del Sin andrebbe ridisegnato in tempi brevi. La situazione è insostenibile».
Le richieste e il futuro
Ma ci sono richieste di imprese che vorrebbero investire in provincia di Frosinone? Ha risposto la Diurni: «Sì. In tanti sono pronti ad investire, specialmente nel chimico-farmaceutico, un settore di vera eccellenza. Così come vanno tenute in considerazione le nuove tecnologie, le biotecnologie. Anche l'automotive è in evoluzione. E dobbiamo stare al passo con gli investimenti per le tecnologie del settore energetico. Dovremo essere capaci di andare incontro alle nuove inclinazioni dei giovani. È chiaro che la mancanza di occupazione favorisce il fatto che tanti giovani vanno via. Ma dobbiamo considerare pure l'inverno demografico».
Cosa si aspetta Unindustria dal nuovo corso del Consorzio regionale unico? Ha affermato la Diurni: «Che si punti sulla competenza nella scelta del commissario. Ripeto: questa provincia ha bisogno di una vera e forte politica industriale». Per quanto concerne il prossimo presidente di Unindustria Frosinone, Miriam Diurni ha dichiarato: «In Ciociaria non esistono problemi per il ricambio, l'associazione gode di ottima salute». Pamela Morasca, direttrice di Unindustria Frosinone, ha detto: «Vero che siamo sempre alle prese con gli stessi problemi. Noi siamo più oggettivi rispetto ad una politica alle prese sempre con la prossima elezione». Poi sia Diurni che Morasca hanno concluso parlando dell'Istituto Tecnico Superiore Meccatronico.
Sottolineando che «è necessario incrociare la domanda e l'offerta di lavoro». Hanno aggiunto: «Si tratta di un esperimento riuscito sia perché valorizza i talenti e le competenze professionali, sia perché dà alle aziende quelle figure che servono in un contesto come quello attuale. Parliamo di tecnologie e di formazione tecnico-specialistica in ambito meccanico e meccatronico». Miriam Diurni non ha alzato i toni. Ma la sottolineatura che nulla è cambiato perché non sono arrivate le risposte significa una cosa sola: gli industriali hanno bocciato la politica.
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