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In aula

Traffico di rifiuti, tutti assolti. Una decisione destinata a fare scuola

Ieri la sentenza per Mauro Vicano, Cesare Fardelli e Roberto Suppressa finiti nell'inchiesta della Dda. Il processo è una costola di “Maschera”, in aula a gennaio 2025

Traffico di rifiuti, tutti assolti. Una decisione destinata a fare scuola

Traffico illecito di rifiuti, assolti ieri con formula piena Mauro Vicano, Cesare Fardelli e Roberto Suppressa. Nei loro confronti il pm della Dda aveva avanzato richieste di pena di tre e quattro anni.
Una sentenza, quella di ieri, destinata a fare giurisprudenza, pronunciata a conclusione di un complesso dibattimento in cui le difese - gli avvocati Sandro e Vittorio Salera, Domenico Marzi e Paolo Marandola - hanno smontato le accuse sulle presunte irregolarità nella gestione degli scarti.

Nel mirino degli inquirenti, la classificazione e la gestione dei rifiuti nell'impianto Saf. In sostanza per la Dda di Roma i rifiuti pericolosi sarebbero stati declassificati a non pericolosi attraverso l'applicazione dei cosiddetti "codici a specchio". Ecco la contestazione del reato che in parte è lo stesso che sempre la Dda contesta a vario titolo ai 40 imputati finiti nella maxi operazione "Maschera", riferita ai periodi 2014, 2015 e 2016. Proprio per il processo derivante dall'inchiesta "Maschera", lunedì è stato dato un rinvio a gennaio 2025.

L'inchiesta e il processo
Il procedimento in cui sono finiti Vicano, Fardelli e Suppressa - assolti ieri con formula piena - nasce proprio come "costola" dell'operazione "Maschera", l'articolata indagine condotta dal dottor Alberto Galanti, pm presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, che aveva messo sotto accusa l'intera gestione del ciclo dei rifiuti nella Regione Lazio con il sequestro e il commissariamento delle maggiori aziende del settore.
Nel 2017, nel corso delle indagini già in atto, il pm aveva aperto un nuovo fascicolo in cui concentrava la sua attenzione sull'impianto di Colfelice di proprietà della Saf, contestando l'illegittimità della gestione dei rifiuti trattati nel periodo 2016-2017 (quindi successivo alle indagini di "Maschera").

Finivano sotto processo con l'accusa di traffico illecito di rifiuti Mauro Vicano e Cesare Fardelli nella veste di ex presidenti della società e l'ingegnere Roberto Suppressa, direttore tecnico dell'impianto. In particolare si contestava agli imputati di aver volutamente classificato, gestito e smaltito come non pericolosi i cosiddetti rifiuti con codici a specchio che, invece, avrebbero dovuto essere trattati come scarti pericolosi, sulla base di analisi chimiche volutamente non complete e non esaustive. Attraverso tale condotta, per l'accusa, la Saf avrebbe ottenuto un notevole risparmio di spesa derivante dalla differenza del costo di smaltimento dei rifiuti non pericolosi.

Veniva contestata anche la gestione della linea della frazione organica, sostenendo che gli imputati non facessero lavorare bene l'impianto della Saf e producessero volutamente una quantità irrisoria di compost, così procurandosi un ingiusto profitto in danno dei Comuni conferitori pari a 1.800.000 euro. Dopo la fase delle indagini preliminari e dell'udienza gup presso il tribunale di Roma, il processo veniva trasferito per competenza territoriale a Cassino e assegnato al giudice Gioia.

Dopo oltre 4 anni e dopo aver ascoltato decine di testimoni e diversi consulenti di fama nazionale, ieri il tribunale, accogliendo le tesi difensive degli avvocati Sandro e Vittorio Salera, Paolo Marandola e Domenico Marzi, ha assolto tutti gli imputati con formula piena.
«Una sentenza di riferimento anche per il processo "Maschera", in cui è coinvolta tutta la galassia dei rifiuti e le più importanti aziende del settore. Ma importante anche come precedente di specie in questo delicato indirizzo legato ai rifiuti» hanno aggiunto le difese.

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