Cerca

L'intervista

Cicerone luminoso danneggiato. L'ira di Lodola: Giù le mani dalle opere

L'opera colpita da un atto vandalico. L'artista: «Accetto le critiche, ma queste cose non si fanno». E spiega il rebus delle scritte sulla sua statua

Cicerone luminoso danneggiato. L'ira di Lodola: Giù le mani dalle opere

Il maestro Marco Lodola commenta con amarezza l'atto vandalico compiuto contro il Cicerone luminoso che ha realizzato per Arpino

Marco Lodola, padre del Cicerone luminoso di Arpino, interviene sull'atto vandalico ai danni della statua commissionatagli dal sindaco Vittorio Sgarbi. Appena dieci giorni dopo l'inaugurazione, un giovane ha preso a pugni l'opera danneggiando la base. Il Comune ha sporto denuncia e i carabinieri procedono con le indagini che, secondo indiscrezioni, condurrebbero a un giovane del posto. Abbiamo chiesto al maestro Lodola che cosa ha provato nell'apprendere la notizia.

Pugni contro il suo Cicerone. Qual è la sua reazione?
«È un episodio che ha infastidito tutti. Sono stati giorni di telefonate tra Vittorio, me e il vicesindaco. Oggi l'incazzatura è passata, però caspita, queste cose non si fanno. Spero che sia finita qui. Accetto le critiche, perché facendo questo lavoro sono esposto, ma fin da bambino ho appreso una lezione: "non toccare quello che non è tuo". So che la scultura piace a metà paese, l'altra metà la critica, ma questo ci sta in tutte le cose che si fanno. Però non si deve toccare nulla. Sono nato in una realtà simile ad Arpino, in un paesino di quattromila anime che si chiama Dorno, vicino Pavia e Milano, quindi è un contesto che conosco, a misura d'uomo, e per diversi aspetti mi manca molto».

Perché il ragazzo si è scagliato contro la sua opera?
«Non capisco perché prendersela contro un'opera. Di ipotesi se ne sono fatte tante. Anche se era ubriaco, drogato o ce l'aveva con il mondo, non giustifico il gesto di prendere a pugni Cicerone. Se invece stava litigando con la ragazza e la sua seppur incomprensibile violenza lo ha portato a scegliere la statua invece che la sua compagna, allora che direi che è andata meglio così. Ma comunque queste cose non si fanno».

Il suo Cicerone ha fatto tanto parlare di sé in tutta Italia.
«Sì. In molti sui social mi hanno scritto chiedendomi perché la frase presente sulle vesti di Cicerone fosse di Ovidio. Pensavano a un mio errore. Ma non è così perché ho lavorato e studiato per realizzare l'opera. Ovidio è stato un po' il successore di Cicerone, pur avendo i due una sorta di rivalità storica, non contemporanea, perché uno moriva e l'altro nasceva. Ho voluto significare proprio il prosieguo ideale tra le due filosofie. Ho voluto interpretare, scrivere queste parole come un meccanismo sinestetico. E poi l'omaggio ironico per Vittorio: una frase di Cicerone in dialetto ferrarese».

Come nasce l'idea della statua luminosa?
«A luglio Vittorio mi disse: "Sai, sono diventato sindaco di Arpino e vorrei omaggiare la città natale di Cicerone". Ho risposto subito con entusiasmo e che avrei fatto un'opera colorata, con le scritte, come se la voce di Cicerone si propagasse ancora. Man mano ho fatto vedere la costruzione a Vittorio, che mi dava una sorta di approvazione. L'ho terminata a ottobre. L'ho fatta imponente, eclatante, per l'importanza del nome. L'ho realizzata immaginando un'insegna pubblicitaria. Provengo da una tecnica che i futuristi chiamavano "avvisi luminosi". Tu arrivi in una città e la luce ti descrive i posti. È un'idea che porto avanti da più di trent'anni. Utilizzo materiali contemporanei come la plastica mettendoci dentro la luce. Gestisco la facciata luminosa del teatro Ariston di Sanremo dal 2008 e quest'anno farò un omaggio ad Amadeus e a Fiorello».

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione