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La vicenda

Supplenze a scuola. Docente precaria batte l'algoritmo

Accolto il ricorso di un'insegnante che era stata scavalcata nelle graduatorie. Condannato il ministero dell'Istruzione: mancato rispetto dei titoli e del principio meritocratico

Supplenze a scuola. Docente precaria batte l'algoritmo

Importante vittoria, davanti al tribunale di Frosinone, contro l'algoritmo ministeriale per le supplenze.
Con una recentissima il tribunale, accogliendo un ricorso di una docente, rappresentata dagli avvocati Antonio Rosario Bongarzone e Paolo Zinzi, ha disapplicato l'algoritmo ministeriale previsto dall'ordinanza ministeriale 112/2022. La controversia ruota attorno alle graduatorie provinciali per le supplenze. Queste graduatorie sono state istituite per gestire le assegnazioni di supplenze sia annuali che temporanee per il biennio 2022/2024.

La sentenza ha coinvolto una docente precaria che aveva presentato ricorso. La docente era regolarmente inserita nelle graduatorie con punteggio sufficiente per la stipula del contratto ma non le erano state assegnate supplenze secondo le sue preferenze. Invece, le posizioni vacanti erano state assegnate ad altri docenti con punteggi inferiori a quello della ricorrente. Il giudice del lavoro ha riconosciuto che la docente aveva diritto alla stipula di contratti a tempo determinato per le sedi indicate nella sua domanda e secondo l'ordine di priorità e che è stata illegittimamente scavalcata.

Evidenziata una violazione delle regole che presidiano la formazione delle graduatorie, basate sul merito di anzianità e punteggio. La mancanza di precedenze per gli altri insegnanti rendeva prioritario il criterio del punteggio più alto, il quale dovrebbe essere la base principale per l'assegnazione delle supplenze.

«È pertanto evidente - scrive il giudice - la illegittimità dell'operato dell'amministrazione scolastica, che ha assegnato le sedi vacanti e disponibili indicate dalla ricorrente tra le sue preferenze a docenti con punteggio inferiore, e senza titoli di precedenza, in violazione delle regole che presidiano la formazione delle graduatorie nelle procedure concorsuali, in attuazione del principio di buon andamento e imparzialità della pubblica amministrazione ai sensi dell'art. 97 Costituzione».

Il principio del merito «vincola l'Amministrazione in quanto anche la procedura di mobilità ha natura concorsuale di impiego basata su di una graduatoria alla cui formazione concorrono l'anzianità, i titoli di servizio e le situazioni familiari e personali dell'interessato, per i quali sono predeterminati specifici punteggi». Stando così le cose, il giudice Rossella Giusi Pastore ha dichiarato «il diritto di parte ricorrente alla stipula del contratto di lavoro a tempo determinato per l'anno scolastico 2022/2023 presso una delle sedi indicate secondo l'ordine preferenziale indicato in domanda secondo la graduatoria». Al tempo stesso condanna il ministero al pagamento, in favore dell'insegnante delle spese di lite.

La sentenza è una vittoria per la docente precaria, ma va oltre. Questa decisione sottolinea l'importanza di un processo di assegnazione delle supplenze equo e basato sul merito. Molti docenti precari in Italia si sono scontrati con sistemi di assegnazione che sembrano non rispettare le regole. La sentenza evidenzia che le regole devono essere applicate in modo coerente e che i docenti devono avere la possibilità di accedere alle supplenze in base al proprio merito e alle proprie preferenze.

La sentenza rappresenta una vittoria per la giustizia e i diritti dei docenti precari. Oltre a garantire un trattamento equo per gli insegnanti, sottolinea l'importanza di un sistema educativo che funzioni in modo efficiente. La sentenza evidenzia che, in un sistema basato sul merito, il punteggio dovrebbe essere il principale criterio per l'assegnazione delle supplenze. Questa vittoria apre la strada a tutti i docenti vittime di ingiustizie che ancora non hanno attivato il ricorso, evidenziano dallo studio Bongarzone-Zinzi.

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