La novità
15.10.2023 - 18:00
Delitto di via Pascoli, fissato a martedì l'inizio degli accertamenti irripetibili sui reperti sequestrati dopo l'omicidio.
Si tratta di esami di genetica forense e balistica che verranno eseguiti su oggetti e frammenti, insomma su alcune delle prove isolate sia a casa di Yirel Peña Santana - la trentaquattrenne trovata in un lago di sangue in un appartamento di Cassino lo scorso 27 maggio - sia a casa di Sandro Di Carlo.
Proprio Di Carlo, l'operaio cassinate di 26 anni, accusato dell'efferato delitto, potrebbe essere sottoposto a una nuova perizia: recente, infatti, la richiesta della difesa affinché venga nominato un collegio di medici, chiamati a stabilire se Di Carlo sia capace di intendere e di volere e se lo fosse al momento dei fatti. Per l'esperto della difesa, Di Carlo non era lucido; valutazione opposta per il professore incaricato dalla procura. Così la difesa dell'operaio, rappresentato dagli avvocati Vittorio Salera e Alfredo Germani, ha presentato al gip - nell'ambito dell'incidente probatorio - di valutare un ulteriore passaggio.
Agli accertamenti tecnici di martedì, ovviamente, prenderanno parte sia i consulenti tecnici della difesa di Di Carlo, sia quelli della parte civile, rappresentata dall'avvocato Marco Rossini che assiste la madre ed altri familiari della vittima. Martedì alle 15, come disposto dai pm Mattei e Siravo, le operazioni tecniche prenderanno il via alle 15 nei laboratori della sezione di Genetica forense e di Balistica della polizia scientifica di Roma. Accertamenti importanti, vista la delicatezza del caso.
Di Carlo, posto in stato di fermo con un'indagine lampo della polizia - sinergia perfetta degli agenti della squadra mobile di Frosinone, insieme ai colleghi del commissariato di Cassino e alla scientifica - sarebbe stato "incastrato" (come asserito dagli inquirenti) da un'impronta insanguinata, lasciata sul muro della stanza da letto della vittima: inserendola nella banca dati dell'Afis, il riscontro è stato immediato. Fondamentali nell'attività di indagine della polizia gli abiti ancora sporchi di sangue e soprattutto il contenuto dei cellulari sequestrati. Ma il giovane ha subito negato ogni addebito. «Non sono stato io» ha detto al gip Alessandra Casinelli, offrendo la sua versione dei fatti. Attesi gli approfondimenti e le nuove verifiche.
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