Cerca

Faccia a faccia

Da carabiniere a suora. Una vita al servizio del prossimo

Dalla divisa, indossata con onore e consapevolezza, all'abito delle missionarie. La giovane Ilenia, oggi suor Micaela, si racconta

Da carabiniere a suora. Una vita al servizio del prossimo

Suor Micaela accanto a madre Rebecca Nazzaro e a un'altra giovane suora

Tanta risonanza ha avuto in città e nei centri del circondario la notizia che una giovane di Roccasecca, Ilenia Siciliani, ha lasciato l'Arma dei carabinieri per consacrarsi al Signore ed entrare come suora nell'ordine delle Missionarie della Divina Rivelazione. La giovane di Roccasecca, ora suor Micaela, ha spiegato in una toccante lettera i motivi che l'hanno spinta a rispondere alla chiamata per entrare in un ordine religioso.

«Carissimi, con questa mia lettera - dice suor Micaela - vorrei rispondere alle tantissime domande che mi avete posto, anche attraverso i media. Fin da quando ero piccola ho sempre avuto il desiderio di fare qualcosa per il bene degli altri e mi spingeva ad agire il grande valore della giustizia. Per me era molto importante che il bene trionfasse sul male e per questo desideravo dare voce agli ultimi, cioè a coloro che subivano ingiustizie e che non potevano difendersi. Realizzare questo desiderio nelle Forze armate mi sembrava la normale conseguenza per dare risposta a questo desiderio del mio cuore».

Il percorso
«Subito dopo la maturità - aggiunge l'ex carabiniere - ho iniziato a prepararmi per partecipare ai concorsi militari. Mi allenavo in palestra per la corsa e per le arti marziali, che ritenevo importanti per la mia difesa personale e per gli altri. Le prime esperienze di concorso le ho superate per l'aeronautica, dove ho avuto la mia prima formazione militare. Ho approfondito il mio percorso nell'Esercito fino a quando ho trovato la sintonia del mio cuore nell'Arma dei carabinieri.

Per me il carabiniere era, e lo è ancora, un modo di essere e di vivere a contatto con la gente, credendo in valori profondi, per cui si è disposti a sacrificare la vita, sempre in silenzioso servizio: la difesa dello Stato, del popolo, dei più deboli, perché trionfi la giustizia. Il mio modello era la Patrona dei carabinieri, la Virgo fidelis, la donna fedele in assoluto, per il suo esempio di vita umile e servizievole, così desideravo essere per il bene della giustizia e della verità. Ho compiuto la mia missione in Sicilia, a Caltanissetta, lavorando in tante situazioni di emergenza e di necessità. Mi sono dedicata con tutta me stessa agli ultimi là dove la missione mi conduceva insieme ai miei valorosi colleghi».

«Desideravo fare un pellegrinaggio mariano - spiega ancora la novella suora - per avere uno spazio di silenzio e capire sempre di più cosa voleva il mio cuore che ancora mi lasciava inquieta. Mi sembrava che, nonostante tutto, mi mancasse qualcosa. Nel giugno del 2018, si presenta l'occasione di andare a Medjugorie con un gruppo di militari e amici, guidato dal sacerdote che era stato mio cappellano militare nell'esercito. All'aeroporto di Fiumicino, ho incontrato le missionarie della Divina Rivelazione con le quali si è instaurata un'immediata amicizia. Mi sorprendeva la loro gioia e serenità che leggevo nei loro occhi e nel loro esempio di vita».

La vocazione
«Dopo il pellegrinaggio ho iniziato a riflettere sulla reale differenza tra la vocazione del carabiniere e la vocazione delle missionarie della Divina Rivelazione. Mi sembrava di aver realizzato il mio sogno, ma iniziavo a comprendere - continua - che non vivevo nella totalità quello che il mio cuore desiderava. Io portavo un'arma e loro la corona del Santo Rosario; io obbedivo all'autorità dicendo "Comandi!" e loro obbedivano al Signore dicendo "Eccomi!". Io portavo una divisa e loro avevano un abito; io avevo giurato fedeltà alla Patria e loro al Signore».

Poi aggiunge: «Qual era dunque la differenza per dare senso pieno alla mia vita? Avevo capito che il mio progetto di donare tutta me stessa nella missione come carabiniere, non mi bastava più. Mi attirava il pensiero che il Signore mi potesse chiedere di accogliere il suo progetto e vivere una vita piena e totale al Suo servizio, come vedevo nelle missionarie. Non mi mancava, dunque, qualcosa, ma qualcuno: Gesù Cristo! Riconosco ora che la mia vita militare è stata una provvidenziale preparazione fino a scoprire che Dio aveva un sogno più grande del mio. Quello che cercavo di fare nel lavoro come servizio, ha trovato pienezza nella vita delle missionarie della Divina Rivelazione che si compendia nel loro motto: "Serviam" – "Ti servirò!". Continuerò a servire il prossimo portando la bellezza del Vangelo per aiutare le persone a trovare il Regno di Dio, già in questa vita, e la via del Paradiso».

Nella lettera di suor Micaela non manca un pensiero per la sua famiglia che ha condiviso in pieno la sua decisione. «Un grazie particolare – così conclude la suora missionaria - lo desidero rivolgere ai miei genitori: da loro ho ricevuto la Fede e ho imparato i valori della fedeltà, della sincerità, della giustizia, del lavoro onesto e laborioso. A tutti chiedo una preghiera per me, perché sappia camminare in questa "avventura divina", fidandomi completamente del cammino tracciato per me. Dio ci benedica. E la Vergine ci protegga».

Edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione